Angelino Alfano, segretario del Pdl
Angelino Alfano, segretario del Pdl

Governo. Pdl ancora confuso. Di Pietro ci ripensa: timido sì a Monti

Con il passare delle ore cresce la confusione del Pdl e la ‘carta Monti’ subisce una frenata. Un altro governo è ancora possibile anche senza il neo senatore a vita. Questo almeno secondo i boatos di Montecitorio. Con un partito sempre più diviso sul governo dell’ex commissario Ue, Berlusconi potrebbe calare un jolly per le consultazioni al Quirinale: un candidato nuovo che ricompatti il Pdl, piaccia alla Lega e allargato ai centristi di Casini. A questo obiettivo, secondo fonti di via dell’Umiltà, il premier e il partito starebbero ragionando in queste ultime ore. Secondo fonti parlamentari della maggioranza, il presidente del Consiglio già stasera, all’ufficio di presidenza del partito, potrebbe mettere all’ordine del giorno la questione di un nuovo candidato al posto di Monti. Due sono i nomi che circolano con una certa insistenza in queste ore: Angelino Alfano e Lamberto Dini, su cui preme anche Umberto Bossi.

La carta che Berlusconi potrebbe giocarsi sarebbe pronto a giocare, quel colpo a sorpresa che in tanti aspettavano, è Angelino Alfano, quale prossimo inquilino di Palazzo Chigi, con l’economista Mario Monti al posto di Giulio Tremonti in via XX Settembre. Un cambio radicale di strategia che avrebbe iniziato a prendere piede nella giornata di ieri e, viene fatto osservare, sarebbe stato rafforzato dall’incontro che ieri Berlusconi ha avuto con i senatori a Palazzo Madama. In quella sede il nome più gettonato era quello di Lamberto Dini. La sferzata data dal Cav avrebbe una sua logica: al Senato, il centro destra è ancora saldamente maggioranza. Alla Camera la coalizione è sotto di pochi voti e molti “malpancisti” potrebbero rientrare perché si sta realizzando quel cambiamento di rotta da loro auspicato. Inoltre Casini ha più volte sostenuto pubblicamente che l’Udc sarebbe stato disponibile ad appoggiare un nuovo Governo di centrodestra solo a condizione di un passo indietro di Berlusconi. E il Cav farà questo passo indietro ufficialmente domani, dopo l’approvazione finale del Ddl stabilità. In questo modo non ci sarebbero più ostacoli per un Governo di centrodestra che mette assieme tutte le forze moderate.

Con questa mossa, Silvio Berlusconi riuscirebbe a tenere in mano il pallino delle trattative, evitare di rompere con la Lega e soprattutto scongiurare la spaccatura nel Pdl. Però, dai palazzi, arrivano vari voci, alcune contrastanti. E, a causa dei tanti veti incrociati, Berlusconi comunque tiene aperta l’opzione Monti, nei cui confronti non nutre nessun astio. Il premier, in questa complicatissima partita a scacchi, deve lasciare sfogare le varie anime del Pdl, non rompere con il Quirinale e comprendere le vere intenzioni di Bossi e Casini. Insomma gli serve tempo, perché attorno alla nascita del nuovo esecutivo, sia esso tecnico, istituzionale o marcatamente politico si gioca anche la partita futura delle alleanze in vista delle prossime elezioni politiche. Motivo per cui, Silvio Berlusconi, fa sapere che la decisione finale spetterà all’Ufficio di presidenza del partito.

 

Di Pietro apre a Monti.  “A Monti come persona, come economista, gli do e gli darò tutto l’appoggio possibile di un partito vero che vuole che faccia riforme e ridia credibilità alle istituzioni. Non posso dare fiducia al buio prima di conoscere chi sono i componenti del Governo, quale è la coalizione che l’appoggia e qual è il programma che porta avanti mi pare che sia una cosa ovvia in democrazia”. Dopo il secco no ad appoggiare un esecutivo guidato da Mario Monti, il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, diventa più possibilista. L’ex pm si dice comunque contrario ad “un Governo composto da coloro che già ci hanno governato e di cui sinora abbiamo contestato ogni azione di Governo e sarebbe oltre modo contro natura condividere una responsabilità di Governo insieme a coloro la cui azione di Governo abbiamo contestato”. “Ritengo che, siccome il Governo Berlusconi è stato sfiduciato – ha concluso – che non possa mai esserci un Governo all’insegna della continuità se pure parziale”.

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