Un Pirandello in visore e cuffie

Un’esperienza incredibile, un’esperienza inimmaginabile fino a pochi anni fa quella che lo spettatore puo’ fare al Argot Studio di Roma.
È in scena, anche se forse non è il termine esatto, lo spettacolo in realtà virtuale “Così è (se mi pare)”, testo di Luigi Pirandello, riadattamento e regia di Elio Germano con la partecipazione di Isabella Ragonese e di Pippo Di Marca. Lo spettacolo che è stato presentato alla scorsa edizione del Roma Europa Festival, é ora riproposto nel cuore di Trastevere.
“Così è (se vi pare)”, in questo riadattamento divenuto “Cosí é (se mi pare)”, dando cosí ancor più accento alla soggettività della verità, é tratta dalla novella “La signora Frola e il signor Ponza, suo genero”, fu rappresentata nel 1917 per la prima volta e nel 1925 in una nuova edizione arricchita. A cento anni non appare opera datata ed il tema centrale, l’inconoscibilità del reale, così attuale. Il testo pirandelliano é calato nella società contemporanea, ai tempi dei social e delle call, di internet e del voyeurismo stimolato dai nuovi media.
Gli spettatori sono seduti sul palco, alla mano visore e cuffie. Un tecnico di realtà aumentata istruisce gli astanti sul funzionamento dell’aggeggio: regolazione del volume, larghezza del visore e nitidezza dell’immagine. Calcato Il visore ed inforcate le cuffie, lo spettatore entra nelle pièce in VR che lo proietta  proprio dentro allo spettacolo. Si è siti in un bel salone e si sta partecipando ad una discussione in famiglia circa dei nuovi cittadini, arrivati dopo un evento sismico, e delle loro curiose abitudini. Pare che il genero non faccia incontrare la suocera con la figlia. Si indaga e vengono chiamati i protagonisti della faccenda a dipanare l’enigma. Le verità sono diverse, ognuno ne ha una sua. Quale sarà quella vera?
Ogni spettatore é interno all’opera e cosi in soggettiva vive questa esperienza nei panni del Commendator Laudisi – personaggio non presente nell’opera teatrale di Pirandello, ma aggiunto da Elio Germano perché funzionale alla narrazione in VR.
La realtà virtuale, nuovo strumento tecnologico tra cinema e teatro, risulta non solo un mezzo tecnico, ma una soluzione nuova in grado di porre lo spettatore al centro della scena, diventando significante per fare esperienza su cosa sia reale e virtuale, vero o falso.
E alla fine anche la propria di identitá verrá messa in dubbio: sono la persona che é entrata al Argot Studio o sono un anziano in sedia a rotelle a cui Elio Germano si rivolge con fare filiale? Con un cast d’eccezione in cui figurano, oltre ai già citati Elio Germano, Isabella Ragonese e Pippo Di Marca, Gaetano Bruno, Serena Barone, Michele Sinisi, Natalia Magni, Caterina Biasiol, Daniele Parisi, Maria Sole Mansutti, Gioia Salvatori, Marco Ripoldi, Fabrizio Careddu, Davide Grillo, Bruno Valente, Lisio Castiglia, Luisa Bosi, Ivo Romagnoli, il progetto in realtà virtuale è stato presentato da Fondazione Teatro della Toscana, Infinito Produzioni Teatrali, Gold Productions presso diversi teatri, tra cui il Teatro della Pergola di Firenze e il Teatro Franco Parenti di Milano. L’idea é buona, ma fruizione pur tecnicamente semplice, non é ancora abbastanza comoda e indossare per un’ora il visore, le cuffie e la FFP2 risulta pesante.
Barbara Lalle

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