Un Def prudente, ma ottimista, per risalire dalla voragine lasciata dal superbonus del governo Pd-M5s

Il via libera al Documento di economia e finanza è arrivato  con la stima del Pil per il 2024 all’1%, un deficit al 4,3% e il debito al 137,8%. A presentare il Def, come sempre, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il vice, con delega al fisco, Maurizio Leo. ”Come vedo l’economia Italiana? innanzitutto va inserita in un contesto molto più ampio, che è la situazione di incertezza generale dell’economia globale, afflitta dopo la ventata del covid da questi conflitti. I limiti di preoccupazione rimangono” ma ”l’economia italiana si è dimostrata più resiliente di altri in Europa”, ha sintetizzato Giorgetti, nella conferenza stampa svoltasi dopo il via libera del Cdm.

Il governo Meloni procede a fari spenti in Europa senza lanciare proclami elettorali o promesse da grillini anche quando c’è da definire le prospettive economiche dell’Italia per l’anno in corso e per quello successivo, tra “voragini” create nei conti pubblici dai “bonus edilizi per tutti” e con le incognite della due guerre in corso, in Ucraina e Medio Oriente. Le stime sul Pil, nel Documento di programmazione economica e finanziaria, sono leggermente ritoccate ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo vice, Maurizio Leo, non rinunciano ad annunciare, in un quadro di finanza pubblica complesso, le misure fiscali sul cuneo e sulle aliquote Irpef. Il motto è “wait and see“, aspetta e guarda come si svilupperanno gli ultimi mesi per poi fornire, nel Piano di medio e lungo termine da fornire alla Ue, un respiro più ampio di misure. Il Def approvato dal Consiglio dei ministri viene definito prudente ma ottimista, in attesa che si delinei meglio la situazione anche sugli scenari internazionali. E se il debito sale, spiega Giorgetti, è solo per colpa del superbonus selvaggio elargito da Conte a tutti, anche ai ricchi e pluripossidenti immobiliari.

Il deficit creato nei conti dalle fallimentari misure fiscali del governo Conte, con gli incentivi edilizi in primis, fa riscontro la programmazione di misure fiscali destinare a rilanciare la crescita. Il Pil, nel 2024, pur mantenendosi al di sopra di altri paesi europei, causa guerre e crisi del commercio internazionale, dovrebbe fermarsi all’1%. Il Def approvato dal Consiglio dei ministri viene definito prudente ma ottimista, in attesa che si delinei meglio la situazione anche sugli scenari internazionali. Intanto, però, l’obiettivo del taglio della tasse, in modo particolare del cuneo, resta. “Quello della decontribuzione che scade nel 2024 è un obiettivo che intendiamo assolutamente replicare nel 2025″, è ” il vero obiettivo che ci poniamo quando andremo a definire il piano strutturale entro il 20 settembre”, dice il ministro Giorgetti.

Cauto, anche Leo: ”Ci sono segnali che la locomotiva tedesca ha ricominciato a ingranare e anche questa credo sia una buona notizia per gran parte dell’economia manifatturiera italiana. Bisogna essere ottimisti, il quadro generale induce al realismo e alla prudenza”, osserva il ministro. Vedremo quante risorse arriveranno dal concordato preventivo biennale. Se saranno sufficienti, amplieremo il taglio dell’Irpef anche al ceto medio“, conferma il viceministro dell’Economia.

‘Per la conferma delle tre aliquote Irpef per il 2025 ”il serbatoio già c’è, ci sarà un differenziale, ma penso che si potrà colmare anche alla luce degli interventi che si potranno fare con il concordato preventivo biennale“, annuncia  Maurizio Leo. ”Il meccanismo a 3 aliquote ha valenza solo per il 2024 però già noi abbiamo risorse stanziate per gli anni successivi, che sono legate all’eliminazione dell’Ace e all’introduzione della global minimun tax. Quindi siamo sostanzialmente allineati con quello che è l’intervento che si potrà fare sul versante della riduzione delle aliquote”, aggiunge Leo. Dal quadro tendenziale, aggiornato rispetto le dinamiche delle nuove previsioni politiche economiche, emerge ”l’impatto devastante del superbonus e simili. L’andamento del debito è quello pesantemente condizionato dai riflessi per cassa dal pagamento dei crediti fiscali del superbonus nei prossimi anni. Questa enorme massa di 219 miliardi di crediti edilizi, scenderanno in forma di compensazione nei prossimi anni, e diventeranno a tutti gli effetti debito pubblico, anche ai fini contabili”.

L’andamento del debito è quello pesantemente condizionato dai riflessi per cassa dal pagamento dei crediti fiscali del superbonus nei prossimi anni. Questa enorme massa di 219 miliardi di crediti edilizi, scenderanno in forma di compensazione nei prossimi anni, e diventeranno a tutti gli effetti debito pubblico, anche ai fini contabili.

”Quello che non cessa adesso è la verifica e il controllo della bontà di questi debiti” derivanti dal superbonus, che ”ha già portato, ad oggi, a circa 16 miliardi di crediti annullati e sequestrati a vario titolo. Questa operazione di verifica circa la bontà di tutti questi crediti vantati, o dichiarati tali, presso lo Stato continuerà e credo sia una delle parti più importanti dell’operazione di accertamento e di verifiche fiscali che dobbiamo fare quest’anno. Le previsioni macro e di crescita sono “assai complicate in un quadro internazionale e geopolitico complicato“, ha spiegato a Giorgetti aggiungendo che il Def “tiene conto della rivoluzione delle regole di bilancio e fiscali in sede europea, tali per cui mancano le disposizioni attuative, le istruzioni per la costruzione del percorso”. ”In sede europea – ricorda – è stato deciso che il termine per la presentazione del nuovo Def, cioè il programma strutturale, è stato stabilito per 20 settembre. Ovviamente la nostra volontà è di presentarlo prima, quando saranno disponibili tutti gli elementi, prima di tuto la traiettoria tecnica che dovrebbe essere resa disponibile presumibilmente nella seconda metà giugno da parte dell’Unione europea”.

Intanto, però, l’obiettivo del taglio della tasse, in modo particolare del cuneo, resta. “Quello della decontribuzione che scade nel 2024 è un obiettivo che intendiamo assolutamente replicare nel 2025″, è ” il vero obiettivo che ci poniamo quando andremo a definire il piano strutturale entro il 20 settembre”, dice  Giorgetti.

Il Def approvato dal Cdm fotografa una crescita ribassata per il 2024, dell’1%, e debito in salita ma sotto la soglia del 140%, a causa dell’impatto “devastante” di 219 miliardi di bonus edilizi ereditati dal governo Conte. Un passo intermedio in attesa dell’evoluzione dei negoziati con la Commissione Ue che a giugno proporrà all’Ecofin l’apertura di una procedura sui conti italiani ma anche una discussione, l’ennesima, sul Mes salva-banche. L’Italia ha chiuso il 2023 con un deficit al 7,2% del pil, ma anche per la Francia e una decina di partner europei, non è un caso.

Col passare del tempo le sciagurate misure della vecchia maggioranza Pd-M5s rivelano danni sempre più gravi di quelli stimati in precedenza, ma il Governo Meloni tiene la barra dritta su una questione fondamentale per lo standing internazionale e la capacità di crescita della Nazione”, commenta Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia, presidente della Commissione Finanze e responsabile economico del partito. “Con il centrodestra di governo sappiamo quanto spendiamo e quanto possiamo permetterci: l’Italia non sarà mai più la cicala d’Europa, inaffidabile e scialacquatrice. Pur fra gli strepiti di chi vorrebbe confermare che la nostra è una repubblica fondata sui sussidi, il Def conferma che siamo all’inizio di un nuovo corso all’insegna della crescita”.

Per Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, “il documento di economia e finanza è un atto realistico improntato alla serietà, sobrietà e allo sviluppo. Non accettiamo lezioni da parte di quelle sinistre che hanno voluto il superbonus, che peserà 200 mld di debito pubblico e che ha tolto risorse alla sanità, alla scuola, alle pensioni”.

Dall’opposizione, è Francesco Boccia, del Pd, a parlare di Documento vuoto. “Siamo molto preoccupati per il documento economia e finanza, perché presentarlo senza la parte programmatica è da governo dimissionario, è da camere sciolte, è da fine legislatura, invece siamo al secondo anno, l’anno che abbiamo alle spalle è stato un anno pieno di governo Meloni ed è molto grave che si presenti un Def con una correzione dei conti negativo, minore crescita”, dice il capogruppo del Pd al Senato.

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