Un brutto voto cartaceo alle pagelle on-line

Cominciano a filtrare indiscrezioni sulla bozza del tanto agognato decreto sulla crescita che il Governo sta elaborando. Posto che il Ministro Tremonti ne ha circoscritto severamente la portata – “deve essere a costo zero” – non sfugge che occorra “inventarsi qualcosa”, come ha sostenuto il Premier, per rilanciare l’asfittica economia nazionale. Tra le varie proposte circolate in questi ultimi giorni tante sono veramente curiose e bizzarre. Dal cilindro dell’esecutivo escono continuamente fantasiose ‘aberrazioni’ e tra le tante colpisce l’obbligo di trasmissione on line delle pagelle scolastiche. Questa proposta colpisce non solo perché è genuinamente fantasiosa, ma soprattutto perché sembra partorita da menti disturbate. Vediamo di motivare questa sprezzante valutazione preventiva.

1.       Aspetto antropologico-culturale. Quello della lettura della pagella, a scuola e/o a casa, è uno dei momenti simbolici, emotivamente intensi, della partecipazione alla scuola, almeno quella dell’obbligo. Tutti ne hanno memoria, da studenti prima e da genitori poi. Il tono degli insegnanti, le sfumature verbali per qualificare un giudizio o un voto, lo sguardo spesso imbarazzato tra docente e discente, e così via. Sostituire questo radicato rituale con la trasmissione informatica del bilancio scolastico equivale a snaturare uno dei momenti topici dell’esperienza formativa. Sarebbe come chiedere ai fedeli di partecipare ad una funzione religiosa con l’i-pad invece che con le paginette stampate in canonica.

2.       Anche grazie alla riforma Gelmini-Tremonti, molte scuole versano in condizioni pietose. Ai genitori delle scuole elementari statali è ormai spesso richiesto di provvedere alla carta (igienica e non), alla cancelleria, alla pulizia delle suppellettili usate a pranzo; il prossimo passo sarà il mobilio e il riscaldamento. Bene, non contenti dell’andazzo, per sapere dei loro pargolii, le famiglie dovrebbero anche dotarsi di un mezzo costoso (pc, i-phone, i-pad) che molti genitori non solo non possono permettersi, ma che spesso non saprebbero nemmeno utilizzare. Anche perché faticherebbero a farsi aiutare nell’apprendimento dai figli, dato che i tagli imposti dal suddetto duo ministeriale hanno costretto a cancellare molti corsi di informatica.

3.       Non è chiaro il nesso tra “sviluppo economico” e “pagella elettronica”. Posto che gli eventuali risparmi per lo Stato sarebbero ridicoli, si ritiene forse che la nuova pagella traini la crescita macroeconomica? Che il boom di acquisti dei vari aggeggi per poter leggere la pagella incrementi il PIL? Difficile a crederci. Una previsione errata questa. Semmai, se non si fosse perso troppo a tempo a non fare o a fare altro, oggi la nostra economia sarebbe forse in condizioni migliori di quelle attuali, la pubblica amministrazione (inclusa quella scolastica) sarebbe stata modernizzata, e le famiglie meno abbienti  avrebbero un po’ di risorse da impiegare anche nelle nuove tecnologie e ridurre, così, quel ritardo che le separa dalle famiglie italiane più fortunate e comunque dalle famiglie di tanti paesi, quelli sì, sviluppati.

Pier Giuseppe Pavani

 

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