Tra Quirinalie e Governo fotocopia

Nella nostra storia repubblicana i governi ‘fotocopia’ non hanno mai avuto fortuna, ma si sono rivelati un rimedio di corto respiro e sono serviti solo ad evitare contraccolpi politici. A poche ore dall’inizio delle votazione per il prossimo Capo dello Stato i partiti più che concentrarsi sul nome del futuro inquilino del Quirinale, che sembra ormai scontato, sono impegnati in una sorta di patto di legislatura che assicuri al Parlamento di arrivare al 2023. Nel Caso in cui Draghi arrivasse al Quirinale, un ipotetico governo “fotocopia” potrebbe soddisfare almeno due esigenze. La prima è quella di lasciare intatto il quadro delle forze politiche che sostengono l’attuale maggioranza di governo e la seconda di portare a termine la legislatura. Ricorrere quindi ad una fotocopia potrebbe servire ai partiti, in modo alquanto pilatesco, di trarsi da qualsivoglia impaccio e cominciare a pensare alla campagna elettorale. Ma il gioco dà vita a molti dubbi e perplessità. Intanto non si sostanzierebbe in una sorta di governo fotocopia perché sarebbe presieduto da un Presidente diverso nell’ipotesi che Draghi dovesse essere eletto Presidente della Repubblica. Quindi non più Draghi ma un altro tecnico e non un politico perché farebbe saltare il già precario equilibrio che si vuole confermare. Ma non è facile trovare una personalità con competenze tecniche e con autorevolezza internazionale che sia capace di gestire i dossier legati al Pnrr. A poco più di un anno dalle elezioni politiche avremo il fiato sul collo dell’Ue da una parte, dall’altra lo scontro elettorale tra le forze politiche in campo non più coordinate e tenute a freno da una personalità forte a Palazzo Chigi. Ciò conferma che le fibrillazioni che attraversano le forze politiche in queste ore, sono dovute al nodo del prossimo eventuale governo. Ma ad oggi gli equivoci sembrano aumentare. La stessa decisione di Berlusconi di rinunciare alla sua candidatura va vista in un’ottica di negoziazione, nel senso che il Cavaliere non intende fare regali né a Draghi né  a Salvini né alla  Meloni, o quantomeno senza un’adeguata contropartita. Potrebbe in ultimo decidere di porre al centro dell’attenzione delle forze politiche la questione del governo che è il vero nodo da sciogliere nell’ipotesi dell’elezione di Draghi al Colle. Sottovalutare la questione sarebbe un grave errore e un rischio. Sicuramente nessuno può credere che i partiti sia di destra che di sinistra, a poco più di un anno dal voto per le politiche, abbiano ancora voglia di rimanere nello stesso esecutivo. Ma con buona pace dei franchi tiratori e dei soliti peones,, c’é poco da discutere. L’elezione del Premier verrà dopo, al termine delle consultazioni condotte dal Presidente della Repubblica, mentre a Palazzo Chigi per gli affari correnti ci sarà a presiedere il Ministro più anziano, Prof Brunetta. Ci auguriamo per il bene del Paese che si tratti di una crisi breve e si cambi solo il necessario, a parte naturalmente il nome del successore di Mario Draghi.

Andrea Viscardi

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