Sconfiggere la malaria nel sud del mondo

La malaria è la seconda malattia infettiva al mondo per morbilità e mortalità, che tra il 2001 e il 2013 ha fatto registrare 4,3 milioni di decessi in tutto il mondo e continua a espandersi, complici i cambiamenti climatici che favoriscono lo sviluppo di zone in cui la zanzara vettore può riprodursi e infettare l’uomo. Nel mondo si stima che circa 3,2 miliardi di persone sono a rischio di contrarre la malaria, di cui 1,2 miliardi sono ad alto rischio. A livello mondiale, la malaria è endemica in gran parte di Asia, Africa, America Latina e Centrale, isole caraibiche e Oceania, con circa 200 milioni di pazienti colpiti e 600.000 decessi ogni anno. Da diversi anni la strategia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il trattamento di prima scelta della malaria si basa sulla cosiddetta Terapia di Combinazione con l’Artemisinina (Artemisinin-based Combination Therapy, o ACT), dove sono contemporaneamente presenti nella stessa compressa un derivato dell’artemisinina ed un secondo farmaco antimalarico. Il premio Nobel 2015 per la medicina è stato assegnato alla ricercatrice cinese Tu Youyou che è stata la prima a definire il processo chimico di estrazione e purificazione dell’artemisinina dalla pianta Artemisia annua e a dimostrare che questo componente era altamente efficace contro i parassiti della malaria. Ad oggi sono disponibili quattro tipi di terapia combinata con artemisinina che, negli ultimi 10 anni, hanno contribuito a ridurre drasticamente gli episodi e i decessi causati dall’infezione. In Europa una di queste terapie ACT, la diidroartemisinina/piperachina tetrafosfato, è approvata dall’EMA (European Medicines Agency), ed è presente in Italia e altri paesi della Comunità Europea. Il farmaco per la terapia, dal 2011 è fornito ad un prezzo simbolico, perché crediamo in un futuro senza malaria per le zone più povere del sud del mondo, spiega il Dr. Gianemilio Stern – Malaria Franchise Project Leader, Il nostro è un obiettivo a lungo termine ma siamo sicuri che la scienza così come si è dimostrata fondamentale per arrestare la progressione di questa infezione, lo sarà per debellarla. Da parte nostra crediamo sia un dovere morale per un diritto universale alla salute, che le terapie oggi indicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità arrivino a chi ne ha più bisogno.

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