A border sign at the border post between Tyrol, Austria, and South Tyrol, Italy, seen from the Austria side on 19 January 2016. ANSA/ JAN HETFLEISCH

Schengen, al vertice Ue chiesta estensione di controlli fino a due anni

Schengen è in bilico, mentre l’Europa si prepara al peggio. Dobbiamo fare del nostro meglio per salvaguardare la più grande conquista dell’integrazione europea, avverte il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, che prova a stemperare le tensioni spiegando di aver riscontrato una forte volontà degli Stati a lavorare per attuare tutte le misure già varate per rafforzare le frontiere esterne e gestire i flussi. Sta però di fatto che una larga maggioranza di Paesi, e non soltanto i sei che attualmente hanno ripristinato i controlli (Austria, Germania, Svezia, Norvegia, Francia, Danimarca), ha invitato la Commissione a preparare le procedure per l’attivazione dell’articolo 26 nell’ambito del codice Schengen, come spiega il ministro olandese alla Sicurezza Klaas Dijkhof, presidente di turno del consiglio europeo. L’articolo prevede la possibilità per uno o più Stati membri di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni. Una misura che di fatto scardina la filosofia su cui è nata l’area di libera circolazione. La regola era stata inserita nel Codice Schengen nel 2013, dopo le Primavere arabe e le frizioni Berlusconi-Sarkozy, quando Parigi voleva bloccare il flusso di migranti a Ventimiglia. La Grecia, nel mirino dei partner europei per le carenze nella gestione delle frontiere esterne e la tenuta di Schengen, chiede maggiore assistenza a Frontex per rimpatriare i migranti illegali in Turchia, mentre centinaia di persone sfilano contro la barriera costruita al confine col Paese della Mezzaluna, chiedendo rotte sicure per i profughi. Schengen è salvo per ora, dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il suo omologo austriaco Johanna Mickl-Leitner afferma, invece, che sta per saltare. Oggi, il Parlamento danese voterà la controversa legge sull’immigrazione che prevede, tra l’altro, la confisca di denaro e beni di valore ai richiedenti asilo per coprire le spese della loro permanenza nel Paese. La proposta, presentata dal governo a metà dicembre, ha suscitato aspre critiche in patria e all’estero, in quanto ricorderebbe le spoliazioni dei nazisti ai danni degli ebrei deportati nei lager. Ma l’esecutivo di destra guidato dal premier Lars Lokke Rasmussen, che si regge sull’appoggio esterno dello xenofobo Partito del popolo, si è difeso precisando che le misure previste mettono i migranti nella stessa condizione dei danesi senza lavoro, che se vogliono accedere al sussidio di disoccupazione devono vendere tutti i loro beni di valore superiori a 10mila corone (circa 1.350 euro). Il governo voterà anche un’altro provvedimento che prevede l’allungamento dei tempi del ricongiungimento familiare, fino a tre anni, nel tentativo di scoraggiare i parenti dei rifugiati a giungere nel paese. La Danimarca si aspetta di ricevere circa 20.000 richiedenti asilo nel 2016, rispetto ai 15.000 dello scorso anno e Copenaghen insiste sul fatto che le nuove leggi sono necessarie per arginare il flusso di rifugiati, nonostante sia la Danimarca che la Svezia abbiano recentemente chiuso le frontiere e reintrodotto i controlli di confine.

Cocis

Circa Cocis

Riprova

Il 25 aprile, festa della Liberazione d’Italia dall’occupazione, vista nella commemorazione e nella strumentalizzazione

All’Altare della Patria,  il 25 aprile, presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com