Santanchè al governo grazie a Ignazio La Russa

«È nata per fare politica», giurò una volta Ignazio La Russa. E in sua quota Daniela Santanchè sta al governo. Nonostante qualche riserva di Giorgia Meloni che, prima di sceglierla, aveva chiesto in giro notizie sulla tenuta di Visibilia, l’ex società della ministra. Le voci giravano già. Meloni, diffidente di suo nei confronti di tutti quelli che non hanno militato con lei all’interno del Raccordo anulare, ha ceduto comunque. Poi il 2 novembre 2022 la Procura di Milano ha chiesto il fallimento di Visibilia.

La Russa e Santanchè invece sono amicissimi. Vanno alla buvette a prendere il caffé. Santanchè ha pure fatto l’assessore a Ragalna, il piccolo Comune alle falde dell’Etna, dove Ignazio ha il suo buen retiro estivo. E quando si dovette eleggerlo alla presidenza del Senato, e Forza Italia non votò, Santanchè accompagnò platealmente Berlusconi al seggio nell’emiciclo. La Russa, in sprezzo al galateo istituzionale, in compenso presidiava la sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa, dove si stava tessendo la tela del governo. Alla festa di Gioventù nazionale, per difendersi dai sospetti montanti, ha assicurato: «Non sono mai stato il legale delle aziende di Santanchè, ho solo fatto una diffida verso un socio che si è dimostrato secondo loro non proprio perfetto».

Entrambi dodici anni fa si sono presi pure le monetine del Popolo viola davanti a Montecitorio. Ma mentre La Russa è rimasto fedele a un’idea, Santanchè ha attraversato quasi tutti i mari del centrodestra. Nasce in Alleanza nazionale, con cui viene eletta in Parlamento nel 2001 e nel 2006. L’anno dopo approda alla Destra di Storace. In quel frangente si fa notare nei talk, dove battezza il grido di battaglia del «prima gli italiani». È anche imprenditrice. Raccoglie la pubblicità per Il Giornale e Libero, i fogli della destra italiana. Ha il suo momento contro Berlusconi («Silvio vuole solo donne orizzontali»), litiga con Storace, fonda un suo partito, Movimento per l’Italia, con la benedizione di Denis Verdini, che la riavvicina al Cavaliere. Il quale la promuove sottosegretario per l’Attuazione del programma di governo. Persino lo storico sodale in affari Flavio Briatore non trattiene lo stupore: «Incredibile che il presidente abbia potuto mettere Daniela lì», scrive in un sms al lobbista Luigi Bisignani. Proprio Bisignani rivelerà di essersi speso personalmente per farla rientrare al governo («ne parlai con Verdini, Letta e Berlusconi»). Quando Santanchè da sottosegretaria mette piede in aula, dai banchi del centrodestra piovono fischi: nessuno ha dimenticato le insinuazioni contro Silvio.

Aderisce quindi a Forza Italia, Berlusconi la nomina responsabile dell’organizzazione e della raccolta fondi. «Vuole farne la Sarah Palin italiana», si mormora a Montecitorio, dove viene chiamata anche «la Gianni Letta coi tacchi a spillo». Le cose per Berlusconi precipitano, di lì a poco trasloca in Fratelli d’Italia. Tutte queste giravolte spiegano forse l’istintiva diffidenza di Meloni.

Alessandra Mussolini una volta raccontò che quando Giovanni Paolo II venne in Parlamento, lei, incinta al settimo mese, trovò il suo scranno occupato da Santanchè. «Scusa, le dico, dovrei sedermi qui. Lei niente. Voleva stare lì, accanto a La Russa. A quel punto le ho tirato i capelli, la treccia. E mi è rimasta in mano. Era finta».

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