Riciclo: nuovo diritto dell’UE

È ormai virale l’intervista in cui Tim Cook risponde alle preoccupazioni (condivisibili) di Dua Lipa sulla sostenibilità dell’azienda di cui lui è CEO da moltissimo tempo, la Apple: “come faccio ad essere sicura che il cobalto all’interno del mio nuovo IPhone non sia stato estratto da minorenni sfruttati?”. Dietro alla produzione di un singolo dispositivo elettronico, infatti, possono celarsi orrori di cui i consumatori sono venuti a conoscenza soltanto negli ultimi anni. Secondo i dati di Amnesty International, i ragazzi minorenni impiegati per scavare cobalto in Congo (preziosissimo minerale per le batterie dei nostri cellulari) a mani nude, oggi, sono 40 000, mentre i danni ambientali causati dalle discariche di rifiuti elettronici minacciano la salute delle popolazioni più povere del Ghana. Dato lo stato dell’arte, ci vuole pelo sullo stomaco per acquistare un cellulare nuovo di zecca, senza assicurarsi che le filiere di produzione del nuovo e smaltimento del vecchio siano effettivamente sostenibili, sia da un punto di vista ambientale che umanitario.

A fornire una possibile soluzione al problema è la risposta del CEO: “ne puoi essere certa perché alcuni dispositivi Apple vengono prodotti con il 100% di materiale riciclato”. Tralasciando la sostenibilità della filiera di produzione per la restante parte di dispositivi (che Cook assicura essere certificata e controllata fino alla miniera), il riciclo e il riutilizzo del salvabile possono davvero cambiare le cose.

E in fondo, è quello che i consumatori hanno sempre voluto: secondo uno studio della Commissione europea, ben il 77% dei cittadini europei dichiara di preferire la riparazione all’acquisto di nuovi beni. Un dato assolutamente positivo, se si considera la capacità dei clienti di resistere all’indottrinamento di aggressive politiche aziendali studiate ad hoc per scoraggiare la (più logica e in accordo con il buon senso comune, ma troppo poco remunerativa) riparazione.

Per questo, durante il periodo di garanzia legale, i produttori saranno tenuti a dare precedenza alla riparazione di dispositivi elettronici, smartphone ed elettrodomestici piuttosto che incoraggiare l’acquisto del nuovo perché “più conveniente per tutti”; inoltre, sarà possibile richiedere la riparazione anche oltre il termine di scadenza della garanzia. “I deputati vogliono garantire” cita il testo in esame “che i produttori offrano dispositivi sostitutivi per tutta la durata della riparazione e che, nel caso un prodotto non possa essere riparato, se ne potrà proporre uno ricondizionato”. Non nuovo, quindi, ma in qualche modo “riciclato”.

Considerato che, ogni anno, vengono buttati un miliardo e mezzo di smartphone; che per ciascuno se ne potrebbe riciclare il 96%, ma soltanto il 15% viene effettivamente riutilizzato, la proposta assume un significato diverso, concreto. Un piccolo gesto che potrebbe rivelarsi molto di più.

di Alice Franceschi

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