Meloni: in Ue ora 27 d’accordo per fermare migrazioni illegali

“Io sono molto soddisfatta di quello che sta accadendo a livello europeo. Oggi obiettivamente ci ritroviamo in un consiglio 27 paesi d’accordo che la priorità è fermare immigrazione illegale” con la difesa dei “confini esterni”, “dopodichè bisogna essere bravi nell’implementazione”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al termine del Consiglio europeo informale di Granada.

“E’ la ragione – ha aggiunto – per cui ieri abbiamo organizzato questa iniziativa, che coinvolge anche esponenti al di fuori dell’Ue ma non dell’Europa, che prevede alcune cose molte concrete che vanno fatte per raggiungere degli obiettivi, il primo dei quali è combattere le reti dei trafficanti”, che sono “organizzazioni criminali che vanno combattute come tutte le altre organizzazioni criminali, e un lavoro molto importante e complesso sulle cause delle migrazioni in Africa. Cioè esattamente la posizione che l’Italia ha cominciato a portare un anno fa e che oggi è di dominio pubblico”.

“Serve – ha concluso – un lavoro quotidiano, molto lungo ma che io vedo perchè siamo passati dalla diagnosi agli strumenti concreti per risolverlo. Su quegli strumenti, che sono quelli dei 10 punti di Lampedusa, stiamo andando avanti. C’è un consenso unanime e questo vuol dire che la strategia è chiara”.

E’ durato poco meno di un’ora l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz, a margine del vertice di Granada. I due capi di governo – rende noto Palazzo Chigi – hanno discusso dei principali temi europei al centro del Consiglio, con particolare riguardo alla questione migratoria, esprimendo soddisfazione per l’intesa raggiunta a Bruxelles sul regolamento delle crisi. I due leader, nel constatare l’ottimo livello della 67’pà cooperazione tra Roma e Berlino, si sono dati appuntamento al vertice intergovernativo italo-tedesco, che si terrà in Germania a fine novembre.

I due leader – riporta il sito del Corriere – hanno anche discusso dell’ultimo accordo che l’Unione Europea ha siglato con la Tunisia. Nonostante alcune ricostruzioni la Germania sostiene la bontà di quell’accordo, ne riconosce gli aspetti positivi ma con una coerenza che è iniziata a luglio e che non è mai stata modificata continua a sostenere la necessità di condizionare l’erogazione dei finanziamenti alle garanzie che il governo tunisino ha dato sul trattamento umano dei migranti sul proprio territorio.

Il governo tedesco vuole bloccare i finanziamenti delle ong per il soccorso dei migranti nel Mediterraneo per il prossimo anno, dopo le critiche mosse dall’Italia, scrive la Bild, spiegando che nel bilancio 2023, il ministero degli Esteri tedesco aveva stanziato circa due milioni di euro per queste organizzazioni. «Ora il dietrofront: nella stesura del bilancio per il 2024 il ministero non ha nuovamente inserito la nota sui due milioni» per le ong, e fonti della commissione Bilancio hanno detto che «non è una svista. La Cancelleria è contraria al pagamento ulteriore, e il ministero degli Esteri la pensa allo stesso modo».

E Scholz, in conferenza stampa, ha confermato il riavvicinamento. «Con Meloni ci siamo compresi, siamo pragmatici, non lavoriamo gli uni contro gli altri», ha spiegato il cancelliere precisando che, sui finanziamenti alle Ong, non ha deciso lui ma il Bundestag, cioè il Parlamento. Parole al miele insomma, che non possono però prescindere da un dato: al governo, in Germania, non c’è solo l’Spd. Le posizioni dei Verdi sono ben diverse e di certo lontanissime da quelle italiane. E il clima potrebbe tornare freddo fra qualche settimana, in occasione della revisione del bilancio pluriennale: i tedeschi sono infatti molto scettici sulla proposta di Ursula von der Leyen di mettere 15 miliardi in più sul fronte migrazione.

«Concordo sulle nuove risorse se andranno non al capitolo migranti ma all’Africa, ad una partnership complessiva», ha osservato la premier. Di certo, a Granada, l’iniziativa dell’Ue con i Paesi africani sul modello tunisino ha ripreso vigore. È stato il volano che ha unito giovedì attorno allo stesso tavolo Italia, Gran Bretagna, Albania, Olanda, Francia e Commissione Ue a margine del vertice della Comunità politica europea. Ed è, secondo Meloni, una strategia su cui concordano tutti. «Non permetteremo ai contrabbandieri di decidere chi entra nell’Ue», si legge nella dichiarazione di Charles Michel allegata a quella di Granada. Già, perché come era accaduto a giugno, il presidente del Consiglio è tornato ad intervenire dopo che Varsavia e Budapest avevano annunciato il veto al capitolo migrazione. Con la motivazione di volere l’unanimità delle decisioni sul dossier e con toni a dir poco bellicosi.

Prima del vertice, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un bilaterale con il premier polacco Mateusz Morawiecki. In una diretta su facebook, Morawiecki ha riferito di aver incontrato Giorgia Meloni. “Siamo entrambi d’accordo sul fatto che è importante soprattutto difendere le frontiere esterne, perché altrimenti ci sarà sempre una situazione in cui decine di milioni di persone, se non centinaia di milioni di persone, vorranno venire qui da molte parti del mondo, ha detto Morawiecki. “L’Europa – ha avvertito – non sarà in grado di resistere a questo, l’Europa si romperà”. Posizioni simili a quelle di Viktor Orban. Il premier ungherese in merito al Patto Ue sulla migrazione ha detto che secondo lui, Polonia e Ungheria sono state “stuprate legalmente” dall’Ue.

L’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell appoggia l’ipotesi di usare “le nostre missioni della Politica di sicurezza e di difesa comune, come quelle navali o di terra, per combattere contro i trafficanti”. «Dobbiamo pensare a un controllo delle frontiere esterne non solo nel Mediterraneo ma anche nel Sahel. È un compito difficile ma sono pronto a considerare questa opzione. Le persone fuggono perché devono farlo o per avere più opportunità, e l’Ue deve avere una posizione comune sul dossier».

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