Luci e ombre per ‘Imagine’, successo della discografia mondiale

‘Imagine’ è una canzone, ma è anche un album,  è anche un film sperimentale. Realizzato nel 1971, il disco doveva rappresentare in musica gli ideali più radicati e profondi di John e Yoko, l’incontro tra lo yin e lo yang, tra l’Est e l’Ovest delle loro più intime essenze. Dietro l’alchimia di pace, amore e purezza sonora della title track, l’album celava però fantasmi non minori di quelli già cantati nel precedente 33 giri, ‘John Lennon/Plastic Ono Band’.

Intanto all’epoca John era inviso per ovvi motivi al Presidente USA di turno, l’odioso corrotto e guerrafondaio Richard Nixon, che lo avrebbe voluto estromettere dal Paese prima delle elezioni del 1972. Vi era poi la questione “scioglimento”: ancora oggi si tende a semplificare la faccenda, associando la fine dei Beatles perlopiù all’ascendente di Yoko Ono sul marito; troppo riduttivo, anche se in effetti nel secondo lavoro solista di Lennon trovò posto un non velato disprezzo verso McCartney, che in ‘How do You Sleep’ gli rimproverava l’eccessiva ristrettezza di orizzonti. Vero è che aveva iniziato a provocarlo Paul per primo, criticandone l’attitudine da guida spirituale nei versi di ‘Too Many People’. Proprio il crollo della perfetta armonia beatlesiana aveva portato John a infrangere gli schemi, a disarticolare le sonorità precedenti con la rottura del suo già citato primo album solo. Con ‘Imagine’ però la coppia si fece più scaltra e volle rispondere coi fatti al successo commerciale di McCartney ed Harrison, decisa a non essere da meno. Alla protesta e all’arte concettuale, questa volta tolsero un po’ di sperimentazione e aggiunsero il magic touch di un mostro sacro come Phil Spector, garantendosi un successo planetario. Il messaggio di pace raggiunse così un pubblico sterminato: John era di nuovo “più famoso di Gesù Cristo”.

Trainate dall’allure soft del brano-icona, le altre tracce veicolarono diversi importanti messaggi di consapevole amarezza, dalla gelosia all’antimilitarismo all’onnipotenza massmediatica, tanto da subire a più riprese un embargo sulle frequenze radio americane, fino all’11 settembre 2001, quando il singolo ‘Imagine’ rientrò fra i 150 brani banditi da un migliaio di emittenti perché considerati “troppo coinvolgenti e urtanti della sensibilità della popolazione”, dopo lo shock degli attentati.

Fondamentale per lo sviluppo dell’opera il contributo di Yoko Ono, ideatrice della “White Room” di Tittenhurst Park dove fu realizzato il videoclip e, come le è stato riconosciuto solo nel 2017 dalla National Music Publisher Association, anche coautrice musicale.

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