Lo stallo Pd-M5S blocca regioni e comuni al voto

Lo stallo tra Pd e M5S e tra Schlein e Conte bloccano regioni e comuni al voto, dal Piemonte a Bari. Il campo largo non riesce  a decollare, e l’intesa mancata paralizza calendari e possibili candidati dei due rispettivi schieramenti, congelando la situazione e raggelando i rapporti tra i due leader di partito. Dal Piemonte alla Basilicata, al dopo Decaro a Bari, sono tante le realtà “surgelate” nella difficoltà di chiudere alleanze tra Pd e 5 Stelle.

Elly Schlein, alla presentazione del libro di Roberto Speranza con Giuseppe Conte, manifesta la volontà di chiudere, e di farlo in tempi ragionevoli, o meglio , ‘prima è, meglio è’. Un’urgenza che, però, il leader M5S non sembra avvertire: ‘In alcuni territori le nostre comunità sono in opposizione, ma da parte nostra, non c’è nessun atteggiamento pregiudiziale, ma ostacoli da rimuovere’. Gli ostacoli e i paletti da rimuovere Schlein e Conte ne hanno molti. E in diverse realtà, in particolare, al momento sono e restano sul tavolo, generando quella che persino le agenzie di stampa definiscono «una paralisi generalizzata». Con una eccezione, la classica che conferma la regola, e che arriva da Perugia dove oggi il centrosinistra ha ufficializzato la candidatura a sindaca di Vittoria Ferdinandi: la candidata che vanta al momento il primato di essere sostenuta da una coalizione che vede in campo Pd, M5s, Avs, Psi, Civici umbri, Demos.

Un’intesa che il centrosinistra si ritrova a dover replicare – e anche tempestivamente – anche in Piemonte dove solo uno schema di coalizione estesa anche ai “centristi” potrebbe rendere competitiva un’alleanza in regione alternativa a quella del centrodestra. Un punto rilanciato anche da un sondaggio che gira nella politica locale e riportato dai quotidiani piemontesi. La rilevazione assegna all’azzurro Alberto Cirio un netto vantaggio con il 51%. Ma una coalizione Pd, M5S e “centristi” appunto, seguirebbe a un’incollatura con il 49%. L’alleanza “giallorossa” da sola, insomma, non basterebbe. Ma al momento non c’è ancora neanche quella. E dopo una serie di tavoli tra dem e 5 Stelle, affatto risolutivi, la pratica si è fermata.

E così si arriva alla Basilicata dove, «nonostante ci sia la possibilità di mettere in campo una candidatura straordinaria, non si trova ancora l’accordo», metteva agli atti l’altro giorno il lucano Roberto Speranza alla presentazione del libro con Conte e Schlein, spronando il leader M5S a dire sì a un’intesa. Un appello che al momento non sembra aver sortito effetti. Intanto ci sarebbe stato un incontro tra la segretaria Pd e l’imprenditore lucano Angelo Chiorazzo, nome sul quale i dem erano inizialmente partiti in quarta, per poi mettere il freno viste le perplessità di Conte che invece potrebbe sostenere la candidatura proprio del suo ex-ministro Speranza. Il diretto interessato, però, resta freddo sull’ipotesi di correre per la sua regione.

Identica situazione, al momento,  anche a Bari. Nel capoluogo pugliese sarebbero diversi i nomi in campo, ma i due più forti sono quello di Vito Leccese, candidato Pd e delle liste civiche vicine al sindaco uscente Antonio Decaro e al presidente Michele Emiliano, e quello dell’avvocato penalista Michele Laforgia che potrebbe essere appoggiato da M5S, Psi, Sinistra Italiana e civiche ma senza nulla di ufficiale. Le speranze giallorosse di una quadratura del cerchio, allora, restano così appese si aggiornano al fine settimana quando chissà, dal congresso regionale di Si con Nicola Fratoianni, Nichi Vendola, Michele Emiliano, Antonio Decaro, potrebbero arrivare indicazioni di sorta.

A Firenze dove, al momento, è rottura tra il Pd e la coalizione che sostiene Sara Funaro, (assessora di Dario Nardella) a sindaco e Matteo Renzi che qualche giorno fa ha presentato la candidatura di Stefania Saccardi. Ma un ampio pezzo dei dem lavora a ricucire, compreso il presidente della regione Eugenio Giani. E questa sarebbe stata l’indicazione uscita anche dalla direzione regionale toscana del Pd nei giorni scorsi. Un’indicazione che non è piaciuta a Sinistra Italiana che sui renziani ha messo il veto.

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