L’Italia al San Paolo. Ricordo di una notte di amarezza e una accusa tendenziosa

3 luglio 1990. Evento: Italia-Argentina. Stadio: San Paolo di Napoli. Una data, una partita e un contesto che richiamano alla mente, non solo dei napoletani ma di tutti gli italiani, ricordi d’una serata amara in cui sfumò la possibilità di conquistare la finale a cui approdò l’Argentina di Maradona. Ecco, il Pibe de Oro fu il pomo della discordia. Lui che rappresentava il simbolo del Napoli e di Napoli, aveva portato i colori azzurri al successo, al trionfo, alla gloria rompendo l’egemonia dei blasonati club del Nord. Maradona prima della partita ebbe a dire: “Trovo di cattivo gusto chiedere ai napoletani di essere italiani per una sera, dopo che per 364 giorni all’anno li trattate da terroni”. Dichiarazioni forti quanto vere, purtroppo, è triste da dire ma sono ormai anni che, in tutti gli stadi italiani, i napoletani sono oggetto di cori ingiuriosi e razzisti. Quella fu una partita importante per tutta l’Italia calcistica, ma ancora di più per i napoletani che, però, decisero di parteggiare per i colori azzurri, per la propria patria come è certificato dallo striscione ritratto in questa foto. Siccome l’Italia è stata la patria di grandi poeti, di grandi artisti in diversi campi, ma anche di grandi giornalisti sportivi che, con la propria penna, hanno raccontato la storia del calcio nel Belpaese, un maestro come Giorgio Tosatti descrisse così i sentimenti dei napoletani: “In nessuna città del mondo s’è mai giocata una partita così lacerante. Napoli è una donna divisa fra l’amore per il proprio uomo e la lealtà verso la famiglia, l’orgoglio di appartenervi. Il richiamo del sangue e quello del cuore. Quale che sia la sua scelta, le resterà il rimorso di aver commesso un tradimento. Prevarranno i vincoli più antichi, com’è tradizione nei romanzi rosa: l’eroina piangente dirà addio al suo amato, per non disobbedire a papà”. Una descrizione fantastica dei sentimenti che combattevano nel cuore di ogni napoletano, ma l’eroina Napoli per una sera, pur tra lacrime di struggimento, disse addio al suo amato e abbracciò la madre Italia, per non tradire la famiglia, il ventre che l’aveva partorita. Invece, ancora adesso i napoletani sono oggetto di accuse per aver tifato Maradona e non l’Italia in quella sera. Niente di più falso. Avrebbero potuto farlo, ma non se la sono sentita, però, qualcuno ha voluto far passare il messaggio di uno stadio freddo, distaccato verso gli azzurri che si giocavano l’accesso in finale. Tanto per distorcere i fatti, un classico quando si tratta di Napoli, un retaggio che affonda le radici dai primi vagiti della nostra Italia. Sarebbe il caso di dismettere qualsiasi forma di risentimento, purtroppo il tema del razzismo degli stadi, soprattutto nei confronti dei napoletani, è un tema ancora attuale nonché scottante e anche un po’ mortificante, ma a Napoli si direbbe scurdammoce o’ passat, stasera il San Paolo aprirà un’altra volta le porte alla Nazionale Italiana, chissà che proprio da stasera non possano cambiare molte cose. A disposizione di Prandelli c’è anche Lorenzo Insigne, uno scugnizzo di Napoli, un figlio della città che indossa anche la maglia azzurra, come sarebbe bello se si firmasse un armistizio di pace per suggellare l’inizio di una storia d’amore.

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