Lilli Gruber, che accusa il governo di essere di cultura patriarcale,  dovrà presentarsi in Commissione Cultura per renderne conto 

Lilli Gruber ha accusato il governo di essere espressione di una cultura patriarcale e ora dovrà presentarsi in Commissione Cultura per renderne conto. Di questo si discuteva ieri sera nello studio di Otto e Mezzo (La7) dove è andato in scena un duro botta e risposta tra Massimo Giannini e il direttore di Libero, Mario Sechi. “Quanto Libero titolava sulla Raggi ‘patata bollente’ ti ha mai convocato qualcuno? Quando Libero chiamava in prima pagina Michela Murgia ‘il cesso’, ‘strega paffutella’ andava tutto bene?”, ha chiesto provocatoriamente l’ex direttore della Stampa.

“Era Sallusti o Feltri, non Sechi”, lo ha corretto Lilli Gruber passando la parola al nostro direttore responsabile. E qui Sechi ha rimesso in riga Giannini: “Ognuno è responsabile di quello che firma: io rispondo delle cose che ho fatto io. Ridurre la questione al Mollicone di turno beh, francamente potremmo passare oltre. Il problema non è questo”, ha puntualizzato il direttore spiegando che “il problema è un certo clima che si è creato attorno alla vicenda di Giulia”.

“Noi abbiamo un brutale assassinio, una cosa orribile che è diventato il chiodo per appendere il quadro politico della sinistra contro Giorgia Meloni. Questo non va bene, lo sai anche tu”, ha aggiunto Sechi, al quale Giannini non ha potuto far altro che dare ragione. “Ho premesso che sono tutti responsabili da gran tempo, compresi i governi di sinistra. Però oggi dobbiamo ragionare sulle cose da fare abbiamo a che fare con un partito e una maggioranza che hanno una cultura di un certo tipo”.

La replica di Sechi: “Questo governo c’è da un anno: ha fatto una legge importante, la legge Roccella. I precedenti governi perché non hanno risolto il problema?”. Mentre Giannivi continuava a dargli ragione Sechi ha fatto l’elenco dei governi degli ultimi dieci anni: quello di Letta, quello di Renzi, quello di Gentiloni, il Conte1, il Conte2 e poi quello Draghi. “Nessuno di questi governi ha fatto quello che ha fatto il governo Meloni”. Che c’entra allora la destra? Cosa c’entra Giorgia Meloni con un femminicidio brutale come quello di Giulia”.

“Niente”, è costretto a dire Giannini che trova conforto in Lilli Gruber pronta a ribadire: “In questa trasmissione non è mai stato fatto e non vengono fatte associazioni di questo tipo”.  “Io sto parlando del clima politico e della manifestazione di sabato a Roma”, replica Sechi: “Tu vedrai, perché è così, che sarà unamanifestazione contro il governo”.

Ancora una volta Giannini dà ragione al direttore di Libero, salvo poi puntualizzare che “è quello a cui state lavorando”. “E fate male: voi avvelenate i pozzi”. A questo proposito Lilli Gruber chiede conto a Sechi del titolo di Libero “Caccia al maschio”. “Il titolo evidenzia il paradosso che siamo alla colpevolizzazione di tutti i maschi per un delitto. Ma stiamo scherzando? Ci sono padri, fratelli, amici persone per bene che hanno tirato su famiglie italiane e li vogliamo colpevolizzare? Con questo clima si vuole sovvertire lo stato di diritto che si basa sulla legge, non su un’opinione qualsiasi. Ora sono tutte vittime del patriarcato!”.

L’omicidio di Giulia Cecchettin da parte del suo ex-fidanzato, Filippo Turetta, e le dichiarazioni della sorella della vittima, che ha descritto l’assassino come “figlio sano del patriarcato” ha aperto la discussione le polemica in Italia su un tema delicato e di questo si è discusso a DiMartedì, talk politico di La7 condotto da Giovanni Floris.

L’opinionista Anna Falcone ritiene che ci sia un problema concreto in Italia sulla concezione della donna: “Indicare, ad esempio, un’istituzione così importante com’è stata la Boldrini, dicendo che vale tanto quanto una bambola di pezza è già di per sé una cosa inaccettabile, soprattutto perché viene da un soggetto istituzionale, viene da un ministro”. Al che la interrompe Francesco Giubilei che le fa notare la contraddizione: “Riprendiamo tutte le frasi dette dalla sinistra, perché non riprendiamo tutte le frasi dette contro Giorgia Meloni”.

La Falcone reagisce a muso duro: “Non l’ho interrotta, dobbiamo dire che se lei parla ha diritto a parlare più di me, no non ne ha il diritto. Ha parlato di qualcosa che nessuno si è sognato di mettere in campo, la colpevolizzazione di tutti gli uomini, l’ha detto lei si sta negando da solo?”. Giubilei si rassegna: “La prego parli, perché sono uomo non posso parlare, parli”. Floris, però, lo corregge: “Non perché è un uomo, ma perché ha già parlato”.

La Falcone riprende il discorso: “La cosa che è emersa è invece la grande indignazione di tanti uomini che hanno parlato di patriarcato e questa è la grande novità da cui ripartire, perché è la presa di coscienza da parte di una società oggettivamente malata. Quali saranno le responsabilità e le dinamiche lo stabiliranno i giudici, ma – prosegue Anna Falcone – c’è un dato di fatto: le donne che muoiono sono quelle che si ribellano alla concezione di potere che tanti uomini pretendono di esercitare sulle loro vite. Questa era una ragazza libera, una ragazza in gamba, che si stava laureando e pare che a lui non stesse tanto bene che l’avesse lasciato e che stesse più avanti di lui. È tutto normale? No, non è affatto normale”.

A quel punto Giubilei mette in campo l’ultima contraddizione: “Non c’entra nulla il patriarcato in questa vicenda, lei sa cos’è il patriarcato? Molti paesi musulmani sono paesi in cui c’è una concezione patriarcale e tante persone che stanno in queste ore manifestando, mettendo sul banco degli imputati gli uomini italiani che non hanno colpe in questa vicenda, non spendono una parola per Hamas”.

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