Le accuse di Darmanin viste, in modo opposto, da Alessandro Sallusti e Carmelo Palma

Alessandro Sallusti interviene sul caso Darmamin: ‘La domanda viene spontanea: ma perché un alleato deve tirarti un ceffone a freddo anche se tu non hai fatto nulla per meritarlo? Eppure,  un a noi sconosciuto ministro francese, tale Gérald Darmanin, se ne esce dicendo che ‘la premier Meloni è incapace di risolvere i problemi migratori dell’Italia’. Il primo pensiero è ‘ma questo è scemo?’, il secondo ‘ma questo che ne sa?’, detto che i francesi non è che con gli immigrati ci vanno a nozze.

Una cosa è certa: una uscita di questo genere non è casuale e neppure riguarda gli immigrati bensì quella inaspettata cosa che è il governo Meloni. Già, Macron è terrorizzato che il vento italiano possa superare i confini e soffiare in giro per l’Europa, magari a partire proprio dalla Francia. È un vento che fa paura perché se si dimostra che può esistere una destra di governo seria, responsabile, europeista ed atlantista, be’ allora si riaprono i giochi perle prossime Elezioni Europee – maggio 2024 – dati per chiusi da chi oggi dirige l’orchestra, cioè il centro sinistra europeo tanto caro proprio a Macron.

Ma c’è di più: fuori confine i nostri soci si erano abituati a non considerare l’Italia come interlocutore importante, non solo per un pregiudizio culturale, ma perché circa ogni anno e mezzo si trovavano al tavolo un nostro primo ministro diverso, e ora che questo prendeva le misura e instaurava qualche straccio di rapporto o alleanza ecco che era venuto il momento di passare la mano al successore. Per questo Francia e Germania, al di là dei pesi, hanno potuto negli ultimi anni scorrazzare in lungo e in largo a loro piacimento.

Ma ora vuoi vedere che questa Giorgia Meloni non è una meteora, che il rischio è di ritrovarsela tra i piedi per i prossimi cinque, ma forse dieci anni, stante lo stato confusionale perpetuo delle opposizioni? E vuoi vedere che la premier non è quella sprovveduta che loro pensavano?

Insomma, quando tu insulti una persona – e ieri la Francia ha insultato la Meloni – di solito è perché la temi, viceversa non ti viene in mente neppure di citarla. Insomma, quella di Darmanin è stata una provocazione studiata per screditare da una parte e sperare dall’altra in una reazione scomposta per poter dire: avete visto che questi sono i soliti italiani che non sanno stare a tavola? Ma quello che i francesi non sanno è che la donna ne sa di politica più di loro: a brigante brigante e mezzo sì, ma solo a tempo debito’.

Opposta l’interpretazione di Carmelo Palma che scrive: ‘Non è vero che questo Governo è in balia degli sbarchi esattamente come i governi precedenti e che governa pragmaticamente l’eccesso degli afflussi con un sovrappiù di deflussi (anche verso la Francia) altrettanto incontrollati? Non è vero che Meloni aveva promesso che col suo arrivo a Palazzo Chigi sarebbe cambiato tutto?

Non bisogna affatto pensare che Darmanin sia in buona fede e non anche lui – come molti suoi omologhi – solo interessato a scansare la responsabilità delle azioni e delle omissioni e a riversarne il peso oltre confine, per concludere che l’accusa a Meloni di essersi dimostrata incapace di fare quanto aveva promesso – blocco navale, frontiere chiuse, ingressi azzerati – è provata non solo dai numeri degli sbarchi in Italia, ma anche dagli alibi grotteschi che la maggioranza di destra continua ad invocare per giustificare il proprio fallimento.

Cosa sarebbe successo di così eccezionale dal 25 settembre a oggi da impedire a Meloni, Salvini e Matteo Piantedosi di far quello che prima accusavano Mario Draghi e Luciana Lamorgese di non sapere o addirittura di non volere fare?

Far credere che i flussi migratori legati alle crisi politiche e umanitarie disseminate attorno al bacino del Mediterraneo fossero fronteggiabili a forza di respingimenti e rimpatri è stata la sostanziale ragione del successo politico-elettorale della destra italiana dall’inizio degli anni 2000. Che qualcuno faccia notare la contraddizione non è oltraggioso per l’Italia, visto che è vero, anche se non conviene illudersi che si riveli salutare.

Denunciando in questo fenomeno planetario un dispositivo di distruzione e di annientamento dell’Italia e quindi in ogni barcone il cavallo di Troia della sostituzione etnica, economica e politica orchestrata dall’Europa ‘usuraia’, si è costruito non solo un racconto propagandistico efficace, ma anche la sola pedagogia politica, che la destra italiana abbia saputo concepire con ambizioni e esiti egemonici. Il ‘popolo della destra’ si è costruito attorno al totem di una sovranità frustrata e al tabù di una invasione immaginata. Sarà molto difficile riconvertire questo consenso senza sfidarne il cuore irrazionale: è comunque cosa politicamente molto più complicata di un fact-checking.

Intanto, però, sarebbe bene non offrire alcuna sponda alla costernazione e allo scandalo per la presunta offesa francese’.

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