Lavoro, sì alla fiducia

Il governo blinda il decreto legge lavoro chiedendo una nuova fiducia in Senato sul testo, dopo quella incassata alla Camera, per mettere al riparo l’Esecutivo da ulteriori fibrillazioni nella maggioranza. Il provvedimento ottiene 158 voti favorevoli,11 in meno di quelli sui cui poté contare l’Esecutivo Renzi alla sua nascita lo scorso 25 febbraio,  e 122 voti contrari e, ora, tornerà a Montecitorio per il via libera finale. Protestano le opposizioni, con i senatori M5S che si ammanettano gli uni agli altri in Aula, Sel che mostra cartelli durante le dichiarazioni di voto e la Lega che distribuisce banconote finte da 80 euro. Ovvero, gli 80 euro netti per i prossimi mesi nella busta paga dei lavoratori dipendenti. C’è comunque un buco normativo che riguarda la questione figli, cosa di cui si è reso conto Graziano Delrio che ha invocato l’introduzione del quoziente familiare. Un intervento che potrebbe approdare nella prossima legge di stabilità. Il ministro del Welfare Giuliano Poletti punta a minimizzare sulla  la bagarre  dei pentastellati.  Dello stesso avviso è il senatore renziano Andrea Marcucci: “Il premier fa le cose e prova a costruire un governo di svolta. Loro perdono solo tempo”.  Lo show targato M5S nell’emiciclo di Palazzo Madama dura una manciata di minuti: i grillini si sfilano le giacche, indossano magliette bianche su cui campeggia la scritta mai schiavi e si incatenano ai propri posti. “Ci dovrete portare via con la forza”, cercano di tenere il punto nonostante gli inviti della presidenza a rientrare nei ranghi e consentire il proseguimento dei lavori dell’Assemblea. “Vi serve un fabbro?”, prova prima con l’ironia il presidente di turno dell’Assemblea Roberto Calderoli, che poi arriva a minacciare addirittura l’arresto. Parole che devono essere suonate convincenti alle orecchie dei grillini, che in pochi minuti hanno sciolto le catene e la protesta. Sempre dal fronte delle opposizioni, anche Forza Italia insiste nel criticare le nuove norme. E’ l’ennesima fiducia  per evitare la palude e le insidie della sinistra conservatrice che obbedisce alla Cgil.  Ruolo dei sindacati a parte, che per portare a casa il decreto legge Poletti, Esecutivo e maggioranza abbiano dovuto mettere in campo una mediazione, fatto riconosciuto sia dal Pd sia da Ncd proprio durante le dichiarazioni di voto in Aula al Senato. Se i democratici però fanno mostra di voler vedere il bicchiere mezzo pieno, evidenziando come si tratti del primo passo per la rivoluzione che arriverà con il Jobs act.  Il partito di Angelino Alfano sceglie di mettere i puntini sulle i. Le discussioni che hanno accompagnato questo decreto,   osserva il presidente Ncd al Senato Maurizio Sacconi,   ci devono insegnare l’esigenza di una maggiore lealtà nei rapporti di maggioranza anche alla Camera, ove i rapporti di forza, per un premio elettorale smodato, sono diversi da quelli del Senato”. E che ciò, è la chiosa, sia di insegnamento nel prossimo futuro quando si esaminerà appunto il disegno di legge delega sui temi del lavoro

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