Matteo Renzi durante l'Assemblea Nazionale del Partito Democratico al Marriot Park Hotel, Roma, 7 maggio 2017. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

L’assemblea Pd incorona Renzi

‘Oggi si rimette in gioco un’esperienza di popolo che non ha paura di ripartire e di ricominciare mettendo al centro le persone’, ha detto l’ex Presidente del Consiglio nel suo intervento all’assemblea del Pd ricordando che esattamente 5 mesi fa mi dimisi da premier.

In cinque mesi,  ha proseguito Renzi,  nel Pd ne sono successe di tutti i colori: abbiamo assistito a polemiche, litigi, scissioni, dando l’impressione di una comunità che sa solo litigare tradendo lo straordinario messaggio che il nostro popolo ci dà e ci ha ridato nelle primarie: non ha vinto Renzi nè Orlando nè Emiliano, ma la comunità che crede che la politica è una cosa seria, un Pd che non litiga, non si scinde, non è luogo dove tutti sparano contro il quartiere generale. Altro che partito personale: il Pd è una comunità che ha a livello mondiale punti di riferimento come Barack Obama e a livello locale l’impegno di persone come il sindaco di Castel Volturno: ‘Quale partito personale può essere un partito fatto da questo straordinario cotè di relazioni umane.

Dobbiamo dare di più e io nella prima esperienza non sono stato ad altezza, nei prossimi mesi voglio lavorare sul doppio binario: da un lato il territorio, gli amministratori ed i circoli che dobbiamo spalancare per difendere una comunità non di codici fiscali ma di persone. E al tempo stesso abbiamo un problema con il web che è diventato un incredibile luogo dove noi non siamo stati protagonisti. Il progetto Bob partirà con la nuova segretaria.

Da cinque mesi diciamo con forza che nessuno del Pd ha messo o metterà in discussione il sostegno al governo guidato da Paolo Gentiloni a cui va la nostra amicizia, stima e riconoscenza per il lavoro che fa. Lo diremo per tutti i giorni fino alla fine della legislatura. Ci siamo assunti la responsabilità di portare avanti il governo mentre gli altri si sono tirati indietro.

La durata della legislatura non dipende da noi ma dal governo stesso e dal lavoro Parlamentare.

Chi ha la maggioranza in prima commissione al Senato, gli stessi che hanno fatto la grande coalizione contro la riforma istituzionale, ha la responsabilità di fare una proposta e il Pd ci sta con chicchesia purché la legge elettorale sia decente. La legge elettorale è un capitolo fondamentale per la tenuta democratica del Paese ma sul quale il Pd non farà il capro espiatorio: non ci facciamo prendere in giro dagli altri partiti. Non saremo il signor Malaussene di Pennac.

Con stima, riconoscenza, filiale amicizia e deferenza diciamo a Mattarella: la responsabilità di questo stallo sulla legge elettorale è di chi in Senato ha la maggioranza. Non saremo noi a farci inchiodare sulle responsabilità e dalle responsabilità di chi aveva promesso che le riforme sarebbero state fatte in sei mesi. Invece non sono riusciti a fare nemmeno la legge elettorale. Noi il governo del Paese lo assicuriamo, la proposta sulla legge elettorale la diano gli altri.

Nessuno di noi vuole privatizzare la forza o aumentare le armi. Ma la verità è che quello che non è percepito come buonsenso impaurisce. Le statistiche dicono che i reati diminuiscono ma restano statistiche se i cittadini hanno paura. Non abbiamo mai inseguito la destra. Però come la spieghi una distinzione tra giorno e notte? O accetti come valore la legittima difesa o non la spieghi. Lavoriamo per più poliziotti, abbiamo bloccato i tagli. Ma dobbiamo fare anche un lavoro diverso sulla percezione’.

È importante che ci si parli ma anche che ci si ascolti e se alla fine c’è un briciolo di verità rimanga nella sintesi. Diciamolo con franchezza: in questi anni non è andata così come si era detto, non c’è stato un rinnovamento delle classi dirigenti, abbiamo assunto le peggiori prassi della politica, come il clientelismo ed il nepotismo, l’ idea che il consenso si costruisca con il potere. La rottamazione non ha funzionato, così Andrea Orlando attacca dal palco del Pd mentre dalla platea salgono mugugni: ‘La scissione è stato un errore drammatico ma tra Berlusconi e Bersani continuo a preferire Bersani. Il Pd deve prendere il 40 per cento ma non a tutti i costi: senza il centrosinistra il Pd è costretto all’alleanza con Berlusconi, dobbiamo provare a ricostruire il centrosinistra, è doloroso, faticoso ma non tutte le alleanze sono un male di per sè, lo sono state in un certa stagione ma grandi alleanze hanno aiutato a cambiare i paesi’.

Matteo Orfini è stato eletto presidente del Pd dall’assemblea Pd: tutti favorevoli tranne 16 no e 60 astenuti. Barbara Pollastrini (mozione Orlando) e Domenico De Santis (mozione Emiliano), vicepresidenti. Francesco Bonifazi è stato confermato tesoriere con 11 astenuti.

 

 

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