La sfida richiesta all’Occidente

Gli Stati Uniti, dopo la figuraccia afgana, sembrano essere tornati leader del mondo occidentale: stanno dando un nuovo vigore alla Nato tenendo ben uniti gli alleati, senza contare che sono riusciti a dividere definitivamente l’Europa con l’isolamento della Russia. L’Unione europea dal canto suo, sembra aver, almeno per il momento, accantonato le sue annose divisioni. Inoltre il riarmo della Germania, anche se non si possono prevedere future implicazioni, per contrastare l’imperialismo di Putin, finirà per incidere sulle relazioni tra i vari stati europei. Putin che non è riuscito nell’intento di una guerra lampo nei confronti dell’Ucraina, sembra aver adottato una tattica attendista, convinto che gli alleati occidentali, ormai avviati verso il declino, non abbiano la capacità di reggere a lungo la tensione. Da ciò possiamo ipotizzare che la guerra in Ucraina non finirà presto e che Putin non ha ancora perso. Gli effetti negativi delle sanzioni sul tenore di vita degli europei, incominciano a farsi sentire e già incidono pesantemente e alla lunga potrebbero minare quel consenso che tiene unito il fronte antirusso. Le democrazie reagiscono repentinamente ai cambi di umore del pubblico e conseguentemente possono incrinare quel rapporto di coesione che oggi sembra tenere unito l’occidente. Immaginiamo, per un attimo, cosa potrebbe accadere in Francia, Stati Uniti e Italia. Alla vigilia delle elezioni presidenziali francesi c’è un testa a testa tra Macron e Le Pen; fino a pochi giorni fa tutti pensavano ad una scontatissima rielezione del Presidente uscente. Un’eventuale vittoria di Le Pen scuoterebbe l’Unione europea e gli stati occidentali e costituirebbe un assist per Putin. Poi ci sono gli Stati Uniti con un Presidente, che a poco più di un anno dalla sua elezione, nell’opinione pubblica americana gode di una bassissima popolarità e con una notevole perdita di credibilità sul piano internazionale. Un Presidente debole non ha la necessaria energia per coordinare e condurre il fronte occidentale. E infine il nostro amato Paese che costituisce sempre un caso a parte. E’ tra i paesi occidentali che annovera più ‘tifosi’ della Russia putiniana. Al di là delle simpatie e dei legami culturali che ci legano al popolo russo, le ragioni, che hanno spinto molti italiani a giustificare la politica dispotica di Putin e dei suoi oligarchi, risiedono non solo negli interessi economici che legano i due paesi, ma, sembra che tutti l’hanno rimosso dalla memoria, non dimentichiamo che in Italia dopo la seconda guerra mondiale si formò il partito comunista più importante, in termini di consensi elettorali e ligio a quella che era l’ideologia dell’ex impero sovietico, partito sopravvissuto fino agli 90, ben oltre la caduta del muro di Berlino. Molti militanti di quello che era il partito comunista italiano sono ancora in vita ed hanno ricoperto incarichi di altissimo vertice nel Paese. Molti di loro, i più giovani, si sono adeguati ai tempi, hanno cambiato pelle, ma le loro radici mai rinnegate. E di questo Putin ne è consapevole e fa la voce grossa con l’Italia. Intanto il governo Draghi si regge su una maggioranza sempre più divisa che solo apparentemente sembra filo atlantista. Ormai è chiaro che dopo le elezioni del 2023, al di là di chi possa vincere, centrodestra o centrosinistra, avremo molti politici con idee diverse su cosa occorre mettere in campo a tutela della sicurezza nazionale con la conseguenza di navigare a vista in acque molto agitate. Qualunque sia la sorte del conflitto in Ucraina, all’Occidente per fronteggiare l’autocrazia di Putin sarà richiesto uno sforzo di lunga durata. Molti hanno dimenticato che la lunga pace di cui ha potuto godere l’Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale, i diritti di cui ha potuto godere, la libertà, non sono il frutto di un caso. Sono anche il risultato di un rapporto di forza e di delicati equilibri internazionali che per 70 anni sono stati favorevoli alle democrazie. Ma se tutto dovesse cambiare, anche la pace, la libertà, i diritti verrebbero compromessi. Solo tenendo ben presenti nella mente questi aspetti si potrà sbarrare la strada al disegno egemonico dello Zar Putin e di quanti altri volessero seguire il suo esempio.

Andrea Viscardi

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