Leader of Five Stars Movement, Luigi Di Maio, addresses the media after a meeting with Italian President Mattarella for a second round of formal political consultations following the general elections, in Rome, Italy, 12 April 2018. Mattarella is holding another round of formal political consultations following the 04 March general election in order to make a decision on to whom to give a mandate to form a new government. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Il vero volto di Di Maio

Il  fallimento della seconda giornata di consultazioni ci svela il vero volto di Di Maio. Capita ai giovani leader quando escono dal terreno di sicurezza che si sono costruiti intorno e nell’ora della sua difficoltà ci ha anche rivelato la debolezza e la supponenza etica che si celano dietro il teorema politico su cui si sono mossi i 5 Stelle in questo periodo.

 Abbandonato da Salvini, sbeffeggiato da Silvio Berlusconi, anche di fronte alle macerie in cui un anziano leader ha ridotto l’attento piano di arrivare a palazzo Chigi,  Di Maio si presenta sulla tribuna del Quirinale e non fa un minimo di autocritica. Ripropone i propri mirabili sforzi, la propria giustezza, e ancora ha la forza di dare ordini e condanne a tutti. ‘Berlusconi deve fare un passo di lato, la posizione di Salvini non la comprendo, il Pd è fermo su posizioni che non aiutano.

A che titolo gli altri debbano fare quello che lui dice loro si fa finalmente chiaro nell’affanno del momento. I pentastellati sono i possessori unici del diritto morale nella terra della politica. Per cui ognuno deve fare quello che loro vogliono, se vogliono essere salvati.

 Che è poi il vero pensiero accuratamente nascosto della presenza politica dei 5 Stelle  lasciando il povero elettore che lo segue da casa senza un straccio di proposta per la sua resurrezione, per non parlare del futuro prossimo.

Eppure, bastava che Di Maio, o chi per lui, facesse meno giochi, avesse un minor alto senso di sé, e forse avrebbe capito che è difficile mettere qualcuno nel sacco in politica. La politica essendo il posto dove si scaricano, in generale, tutti i più competitivi e furbi del pianeta. In politica valgono reti di rapporti seri, costruzioni di relazioni non strumentali, e concretezza. Ma i pentastellati si sentono al di sopra di queste cose.  E infatti alla fine sono stati messi nel sacco da  Silvio Berlusconi.

Berlusconi che, come al solito, e basterà pensare al ‘gioco cabarettistico’ fatto a ‘Servizio Pubblico’ su Travaglio nel 2013 con la gag della ‘sedia’, in un colpo solo distrutto il piano ‘dei due vincitori’, ha sminuito Di Maio, ha convinto Salvini a stare nel centrodestra, dandogli il diritto all’incarico, e si è intestato una leadership moderata e rassicurante sulla politica estera in un momento in cui il Quirinale ha bisogno di ogni possibile aiuto per formare un governo che appaia solido a sufficienza da reggere i tremori delle esplosioni in Siria. Anche questa nel centrodestra è stata una  dovuta operazione chiarezza.

https://youtu.be/d442uODraM8

 L’unica verità che luccicava, dietro le solite parole di ragionevole necessità di ‘dare al più presto un governo al Paese. A sei settimane dal voto possiamo dire che un giro vero di vincitori e vinti cominciamo a vederlo.

Sally Santangelo

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