Grecia: sì del Parlamento al piano Tsipras, ma Syriza si spacca

Il Parlamento greco ha approvato il piano e il primo pacchetto di riforme chieste dai creditori internazionali. I voti a favore sono stati 229, i contrari 64 e 6 gli astenuti. Il via libera è arrivato intorno alle 2 di notte, oltre la deadline della mezzanotte chiesta da Bruxelles. Syriza si è spaccato e il piano è passato con i voti dell’opposizione. Il primo ministro greco ha davanti agli occhi la gravissima spaccatura del suo partito, visto che 40 deputati su 149 non hanno votato il piano, tra cui l’ex ministro Varoufakis, la ‘pasionaria’ presidente del Parlamento Zoe Konstantopolou e il leader dell’ala radicale Lafazanis, mentre la vice ministro delle Finanze Nantia Valavani si è dimessa. E sono in molti a chiedersi ad Atene quanto ancora Tsipras riuscirà a rimanere in sella, dal momento che ha perso la sua maggioranza politica. E’ un accordo che non ci piace ma che siamo “obbligati” a rispettare, ha detto il premier intervenendo durante la seduta fiume del Parlamento chiamata a votare su riforma dell’Iva, indipendenza dell’ufficio di statistica, ‘Fiscal Council’ ed eliminazione delle baby pensioni. “A Bruxelles avevo di fronte tre alternative: l’accordo, il fallimento con tutte le sue conseguenze e il piano Schaeuble di una Grexit temporanea. E fra le tre, ho fatto una scelta di responsabilità e di dignità”, ha scandito Tsipras. I numeri per far approvare il piano li ha avuti. Ma con il voto determinante delle opposizioni di Nea Dimokratia, Pasok e To Potami, che hanno votato sì come lo junior partner del suo governo, il partito di destra Anel del ministro della Difesa Kammenos. Nei discorsi è prevalso il senso di salvare il salvabile. La sconfitta ‘politica’ per Tsipras è enorme ed è tutta dentro il suo partito. A nulla è valso l’aut aut che aveva lanciato nel pomeriggio ai ribelli: “Senza il vostro sostegno nel voto di stasera sarà difficile per me restare premier. O stasera siamo uniti, o domani cade il governo di sinistra”. Le defezioni sono state tantissime e ora sarà difficile continuare l’esperienza del primo governo di estrema sinistra della storia della Ue. Prima delle drammatiche ore finali, e mentre a Bruxelles si continuava a lavorare per il prestito ponte che potrebbe permettere di far riaprire le banche, il Paese aveva vissuto una giornata punteggiata da cortei, dalla serrata delle farmacie e dallo sciopero dei dipendenti pubblici, quelli più colpiti, ma anche quelli che fino al 2010 arrivavano a prendere 2mila euro al mese per un posto da donna delle pulizie al ministero delle Finanze. La tensione era alle stelle. La rabbia degli estremisti è scoppiata alle 21.10, provando a cambiare con la violenza la storia della Grecia. Una bomba carta è esplosa in piazza Syntagma e gli anarchici e i black bloc hanno tirato bombe molotov. I manifestanti, che indossavano maschere o passamontagna, con grosse mazze di legno e pietre tolte dal selciato, hanno dato vita ai più pesanti scontri mai visti da quando si è insediato il governo di sinistra di Tsipras, sei mesi fa. Nella piazza simbolo della democrazia greca sono arrivati con i caschi, le maschere antigas, le maglie nere mentre il popolo dell’ Oxi fatto giovani, impiegati, mamme, zie, adolescenti, ma anche bambini, da ore gridava e distribuiva volantini per esortare Tsipras a non cedere al “ricatto” della Germania e dell’Eurosummit. Dopo la prima esplosione, sono volati i lacrimogeni della polizia e la piazza si è svuotata. Sono una cinquantina le persone fermate per gli scontri davanti al Parlamento. Gli scontri sono terminati mentre al Parlamento prendevano il via le operazioni di voto sul primo pacchetto di riforme. In precedenza, più di 10.000 persone, sostenitori di gruppi di sinistra e del sindacato filocomunista, avevano organizzato una manifestazione pacifica nel centro di Atene. Senza un taglio netto del debito, o almeno un allungamento delle scadenze di rimborso, il Fondo monetario non avrebbe partecipato al terzo salvataggio della Grecia perché nel giro di due anni il debito esploderà fino a toccare il tetto del 200% del pil greco, rispetto al 180% di oggi. Un livello semplicemente insostenibile, cosa evidenziata ieri dal nostro giornale. La stessa Lagarde ha poi attenuato le richieste ultimative al governo di Alexis Tsipras e dietro questa trasformazione si vede nitidamente la mano degli Stati Uniti, il maggiore azionista dell’Istituto. Il ministro del Tesoro americano, Jack Lew, oggi incontrerà prima il presidente della Bce, Mario Draghi e poi il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble. Si vedrà se l’offensiva Fmi-Usa sarà in grado di rivedere o integrare l’accordo con Atene. Esiste un quadro giuridico che pone dei vincoli perchè il Fmi,  sulla base del suo statuto. non può assegnare ulteriori risorse a un Paese, come la Grecia, non in grado di restituirle. Sul punto va registrata una mezza apertura per la ricerca di una possibilità. Il presidente Barack Obama si è espresso qualche giorno fa: “Non si può continuare a spremere un Paese già in recessione”.

Roberto Cristiano

 

 

 

 

 

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