‘Giustizia e mafia’, tra Nordio, Meloni e Giulia Bongiorno

Palazzo Chigi detta la linea sulla mafia e “scavalca” il suo stesso Guardasigilli Carlo Nordio con  Giorgia Meloni e il suo sottosegretario  Alfredo Mantovano. Questo avviene  mentre il disegno di legge del Guardasigilli che cancella l’abuso d’ufficio e mette il bavaglio ai giornalisti sulle intercettazioni arriva  al Senato esattamente 48 giorni dopo la sua approvazione. E se ne intesta la responsabilità,  come relatrice,  la responsabile Giustizia della Lega Giulia Bongiorno che – com’è noto – non voleva cancellare l’abuso, finito adesso tra le preoccupazioni del presidente Sergio Mattarella, né ha mai avuto in mente un intervento drastico sugli ascolti con l’obiettivo di limitare del tutto la libertà di stampa.

Meloni in Consiglio dei ministri parla di un decreto per bloccare “gli effetti dirompenti“ di una sentenza della Cassazione che risale  a settembre del 2022. Sentenza che “rischia di abbattersi su decine di processi sulla criminalità organizzata, legando le mani a chi combatte le cosche e mettendo in forse procedimenti per reati gravissimi”.

Come ha scoperto il giurista Gian Luigi Gatta, è stato proprio Nordio a teorizzare il concorso esterno: “Sarebbe interessante chiedere al ministro –  come mai nell’articolo 47 del progetto di riforma del codice penale, realizzato dalla commissione che lui stesso ha presieduto quasi vent’anni fa, le disposizioni sul concorso di persone nel reato venivano estese ai reati associativi. Basta leggere la sentenza Mannino delle Sezioni unite per trovare questo riferimento al progetto Nordio. Se davvero il concorso esterno fosse un “ossimoro”, come dice lui, perché la commissione che presiedeva voleva addirittura codicarlo?”.

Adesso siamo a un nuovo annuncio, con una voluta anticipazione alla stampa, a pochi giorni dall’ultimo consiglio dei ministri prima delle ferie, per ribadire che il governo fa sul serio contro la criminalità. E mentre la presidente della commissione Antimafia, la meloniana Chiara Colosimo, non manca occasione per dire la sua proprio sulla mafia. Il testo del decreto sarebbe ancora in lavorazione e,  data la complessità della materia, potrà essere valutato solo a cose fatte.

Gatta solleva possibili dubbi di costituzionalità: “Il rischio è che si parli ora di un’interpretazione autentica di una legge che esiste da 20 o 30 anni per far retroagire, nei processi in corso, una regola in realtà nuova che renda utilizzabili intercettazioni ab origine illegittimamente disposte. Questo non sarebbe ammissibile ed è il profilo più problematico su cui è bene che, nel predisporre la norma, il governo rifletta. Il punto è quello dell’opportunità, ancor più in un momento di rinnovata attenzione dei rapporti tra politica e magistratura: l’interpretazione fa parte della fisiologia del diritto e la formazione di orientamenti giurisprudenziali procede per passi, avanti e indietro, trovando un momento fondamentale nelle pronunce delle Sezioni unite della Cassazione, che intervengono quando sorge un contrasto o per prevenirlo. Esiste, insomma, nel sistema giudiziario una via ordinaria per risolvere le questioni interpretative, senza l’intervento di una legge di interpretazione autentica, che è un evento assai raro, specie nel penale“.

Nordio doppiamente scavalcato,  perché il suo disegno di legge sull’abuso d’ufficio – su cui sono evidenti i dubbi del Quirinale che si augura una modifica parlamentare prima che il testo approdi di nuovo sul suo tavolo – al Senato giunge nelle mani di Giulia Bongiorno. Che non ha mai fatto mistero dei suoi dubbi sulla cancellazione tout court del reato, nonché sulla linea dura del Guardasigilli sulle intercettazioni. Sia sulla loro diffusione mediatica, che sull’utilizzo. Una stretta, quella di Nordio, peraltro in contrasto con lo stesso decreto in arrivo sulla mafia, in cui invece l’interpretazione autentica di Chigi consentirebbe di applicare le regole light sulle intercettazioni anche ai delitti commessi da chi non è “iscritto” formalmente al gruppo mafioso, ma con i suoi crimini comunque ne favorisce gli interessi.

Giulia Bongiorno è la relatrice del ddl Nordio. Il vero lavoro partirà a settembre e s’intreccerà con la sua relazione sulle intercettazioni dopo che la commissione ha ascoltato dozzine di magistrati ed esperti. Sicuramente sfileranno anche le toghe per raccontare i possibili danni se si elimina l’abuso d’ufficio. E in queste ore i componenti della commissione stanno già indicando alla Bongiorno chi ascoltare. Si apre una stagione di protagonismo del Senato e della Bongiorno sulla giustizia.

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