Di Battista su Conte Pentastellato: ‘Non ritorno nei Cinque Stelle per la presenza di Conte’

Alessandro Di Battista, che ha lasciato il movimento grillino a ridosso della fiducia a Draghi, si pronuncia su Conte pentastellato: ‘Non ho lasciato –  per l’assenza dell’ex premier ma per la presenza al governo di un assembramento pericoloso’.“Rispetto totale per Conte. Ma io ho lasciato il M5S non per l’assenza  di Conte. Ma per la presenza al governo con Draghi di Berlusconi, Salvini, Bonino, Brunetta, Gelmini ed altri. Conte sapete bene che l’ho sostenuto eccome. Il mio No totale e mai cambiato al governo Draghi era il miglior modo, a mio avviso, di sostenere Conte. Ma per me contano le linee politiche. Io, e lo dico con la massima serenità, non ho nulla a che vedere con un movimento che fa parte del governo dell’assembramento pericoloso”.

“Di Battista? Noi non abbiamo bisogno di leader in questo momento. Di Battista è una persona che si dà molto da fare fuori dal Parlamento”. Così l’ex grillino Andrea Colletti, componendo del Misto l’Alternativa c’è. “E noi siamo apertissimi a tutte le persone che si ritrovano nel nostro manifesto e che vogliono fare un percorso insieme a noi. Ma i leader perdono vigore, nella fluidità della politica, in pochissimo tempo.

Cambia casacca il grillino Alessandro Gennari. Nel 2017 si era presentato, sostenuto da Alessandro Di Battista e Barbara Lezzi, con il Movimento 5 stelle alle elezioni per il sindaco di Verona ma poi, preso il 9,5 per cento, si accontentò di un posto in Consiglio comunale dove è stato all’opposizione. Ma ora, dopo il sì dei Cinque stelle al governo Draghi, Gennari ha deciso di lasciare il Movimento e di passare alla Lega di Matteo Salvini. E così facendo è anche passato dall’opposizione alla maggioranza che sostiene il sindaco Federico Sboarina.

Gennari, riporta ItaliaOggi, era il punto di riferimento dei grillini locali, che ora si ritrovano senza il loro leader. “Non è stata una scelta facile, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è il voto su Rousseau sull’entrata nel governo Draghi. Si può accettare tutto, ma si può anche scegliere un’altra strada. A testa alta”, ha spiegato l’ex pentastellato. “Ero già in disaccordo sul governo polpettone con Pd e Leu, ma il governo Draghi proprio no”.

Certo, anche la Lega è uno dei partiti che sostiene Mario Draghi ma secondo Gennari non è una contraddizione “perché la Lega non è appiattita su Draghi, ha una posizione autonoma e considera l’esecutivo una transizione d’emergenza mentre il M5s sta andando all’abbraccio col Pd ed è più organico rispetto a Draghi”.

Del resto, ha aggiunto Gennari, “non sono mai stato un uomo di sinistra e se sono stato protagonista anche nelle battaglie sui temi cari alla sinistra, tra cui le politiche sociali, l’innovazione, le politiche giovanili, è perché sono una persona dal pensiero libero e non perché faccio parte di una sigla o di uno schieramento. Di tutte le battaglie che ho portato avanti, quella per i teatri e le fondazioni lirico sinfoniche, è quella a cui tuttora tengo di più”. Peccato che “tutte le soluzioni che avevo portato al mio ex movimento erano cadute nel vuoto, vuoi per equilibri di governo, vuoi per mancanza di intraprendenza di chi sta a Roma. Inoltre ci sono state le ultime cinque votazioni sulla piattaforma Rousseau, che mi hanno visto sempre contrario. Ho capito che io o il movimento siamo diventati qualcosa di diverso”. Quindi l’addio al M5s e il passaggio al Carroccio: “La Lega mi ha cercato, abbiamo parlato a fondo, l’ho trovata aperta e inclusiva e quindi ho deciso di aderire”.

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