Cosa rischia chi offende o danneggia cose religiose?

Sebbene l’Italia sia un Paese laico, l’ordinamento giuridico tiene in grande considerazione la religione e il rispetto di ogni confessione, da parte dello Stato e dei cittadini.

Indipendentemente dal credo religioso, tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e ogni religione va tutelata. Per questo motivo, la legge punisce penalmente coloro che offendono pubblicamente una confessione religiosa, atto definito dalle norme come “vilipendio“. Esso consiste in una manifestazione di disprezzo, orale o scritta, rivolta a valori ritenuti particolarmente degni di rispetto. Per il codice penale, sono punibili le offese effettuate tramite vilipendio di persone o tramite vilipendio di cose.

Per incorrere nell’accusa di vilipendio, è necessario che l’atteggiamento tenuto arrivi a offendere il sentimento religioso dei fedeli. Sono previste multe da 1000 a 5000 euro per chi, in un luogo destinato al culto o in luogo pubblico o aperto al pubblico offendendo una confessione religiosa, vilipendia con espressioni ingiuriose, cose che siano oggetti di culto o siano consacrate o destinate necessariamente ad un culto. Se poi il vilipendio riguarda un ministro del culto, la multa sale, raggiungendo cifre da 2000 a 6000 euro. È bene specificare che l’offesa deve consistere in un vilipendio di coloro che credono in quella religione: l’offesa rilevante per il reato di vilipendio non è diretta alla persona in sé per sé, bensì alla persona in qualità di fedele oppure di ministro di culto.

È prevista anche la pena della reclusione fino a due anni per chi pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibili o imbratta cose che formino oggetto di culto o siano consacrate al culto o siano destinate necessariamente all’esercizio del culto. La condotta è grave quindi se prevede il danneggiamento di oggetti di culto, come le reliquie o paramenti religiosi, e se l’offesa viene fatta in luogo aperto al pubblico o durante una funzione religiosa.

Come detto, l’offesa può essere verbale o essere effettuata tramite un’azione concreta di distruzione, dispersione e imbrattamento di cose che formino oggetto di culto o siano consacrate al culto. Si tratta di condotte che, per molti, sarebbero sacrileghe: si immagini a colui che distrugge il tabernacolo presente nelle Chiese cristiane, oppure a chi profani gli oggetti normalmente utilizzati durante una funzione religiosa.

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