Il premier Giuseppe Conte firma il nuovo dpcm a palazzo Chigi aRoma, 13 ottobre 2020. ANSA/GOVERNO.IT EDITORIAL USE ONLY NO SALES

Conte e Cts tra regioni e nuove classifiche

“Oggi ci aspettiamo un aggiornamento che riguarda i livelli di rischio delle regioni e comporterá che la cabina regia condividendo il dato con il Cts dirá quali regioni che meritano una nuova classifica”.  ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Convegno “Futura: lavoro, ambiente, innovazione” senza sbilanciarsi sulle regioni che potrebbe avere dei cambiamenti nella mappa territoriale.

Il governo sta lavorando e sta applicando un metodo scientifico e confido che l’Rt nazionale che nelle ultime settimane è arrivato a 1,7 -possa giá essersi abbassato per effetto delle misure adottate con la colorazione delle Regioni e questo vorrebbe dire che dalle misure adottate con il dpcm arrivano i primi effetti,  Stiamo lavorando con una strategia diversa dalla primavera. Oggi abbiamo il dovere di intervenire dove c’è bisogno e non nei territori che non lo meritano, limitando i danni economici. Abbiamo scelto di applicare un metodo scientifico, che caratterizza e distanzia anche l’Italia, che viaggia su un metodo diverso da tutto il resto del continente europeo. Abbiamo un sistema articolato e sofisticato, e lo seguiamo.

Le zone cosiddette rosse, sono Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Provincia di Bolzano e Calabria. Si tratta di regioni con gravi criticità.

A inizio settimana il Governo ha decretato la zona arancione in Liguria, Toscana, Umbria, Abruzzo, Puglia, Basilicata e Sicilia. Il resto dell’Italia ‘giallo’.

La situazione della Campaniaè sotto la lente di ingrandimento. Mappata ancora come “regione più sicura”, le ultime notizie sembrano portare inevitabilmente al passaggio quantomeno alla zona intermedia, arancione. Il Governatore De Luca ha già adottato peraltro un’ordinanza che stabilisce zone rosse in aree particolari delle città più a rischio.

Anche in Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna sono pronte ordinanze più stringenti.
Da oggi al 3 dicembre in Veneto non è permesso passeggiare nelle strade e nelle piazze dei centri storici delle città e nelle aree affollate. Lo prevede l’ordinanza illustrata dal presidente Luca Zaia. “Niente ‘vasca’ , niente struscio, non si affolla la spiaggia”.

In Friuli Fedriga ha varato un’ordinanza per far sì che nelle prime ore del giorno i negozi saranno riservati solo agli anziani. “Si garantisce sotto forma di raccomandazione l’accesso agli esercizi commerciali di grandi e medie strutture nelle prime due ore della giornata agli anziani“.
In Emilia Romagna chiusi i negozi la domenica.

 Covid hotel in ogni provincia. E’ questo il nuovo piano del Governo per diminuire la pressione sui servizi sanitari. Come riportato dal  Corriere della Sera, il ministro Boccia ha chiesto alle Regioni e al commissario Arcuri di trovare delle strutture  per ospitare gli asintomatici o tutte le persone con sintomi lievi.

Una strategia che dovrebbe essere adottata nelle prossime ore per iniziare a trasferire i cittadini che non hanno bisogno di cure ma si trovano in ospedale in attesa del tampone negativo.

Nella conferenza stampa del giovedì il commissario Arcuri ha fatto il punto sull’epidemia in Italia: “Nel nostro Paese un cittadino su sessanta è stato contagiato dal Covid. Ma a guardare bene con la mente libera da pregiudizi la curva si sta finalmente raffreddando. Ci sono regioni dove si avvertono i primi segni positivi e altre dove la situazione continua a restare molto critica e dobbiamo intervenire ancora per contribuire a raffreddare la crescita dei focolai “.

In Italia il Covid ha ormai sfondato quota un milione di contagiati da inizio pandemia, 1 italiano su 60 è stato colpito. Ma “i contagi crescono 10 volte meno rispetto a un mese fa” ha spiegato in conferenza stampa il commissario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri.

Il super commissario ha anche annunciato che il vaccino Pfizer   inizierà ad essere somministrato in Italia a partire da fine gennaio e verrà distribuito secondo un meccanismo non su base regionale ma centralizzato, in cui verrà coinvolto anche l’esercito. Precedenza ai soggetti più fragili e fino a coinvolgere nella prima tranche 1,7 milioni di persone.

Anche durante la prima ondata era stato necessario aspettare 15/20 giorni per vedere l’effetto delle misure di contenimento adottate: per questo è ragionevole pensare che l’andamento cautamente positivo della curva dei contagi sia l’effetto delle misure decise dal Governo il 24 ottobre, con le chiusure differenziate Regione per Regione.

 Ma come illustrato qualche giorno fa in Parlamento dal presidente dell’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi, fisico di fama mondiale, questi segnali potrebbero anche dirci in realtà che il Covid continua a correre ma il sistema di tracciamento è saltato e dunque non più in grado di rilevare correttamente i positivi. Sarebbe uno scenario terribile, e pericoloso.

Ma osserviamo bene i dati che abbiamo ad oggi. I tre parametri che potremmo definire tra i più importanti da monitorare sono il cosiddetto Rpt, la percentuale dei positivi rispetto al numero dei tamponi effettuati, il numero dei ricoveri in terapia intensiva e il numero dei morti.

Dopo una crescita praticamente continua per tutto il mese di ottobre, l’indice Rpt dal 9 novembre, quando aveva toccato il 17,1%, ha iniziato a scendere. E questa è una buona notizia. Salvo però proprio ieri tornare a salire, quando è rischizzato al 16,2% (rispetto al 14,6% del giorno precedente). Per capire se si sia trattato di un assestamento fisiologico, o se indichi invece un nuovo trend preoccupante, dovremo aspettare i prossimi giorni.

Posto che ora i rapporti positivi/tamponi si alzano anche per via dell’uso dei test rapidi antigenici, non conteggiati come tamponi ma confermati con l’esame molecolare quando positivi, negli ultimi sette giorni abbiamo registrato in media 34.504 nuovi positivi al giorno.

La variazione dei nuovi casi registrati in questi ultimi sette giorni rispetto ai sette precedenti è stata pari a +16%. Siamo a 404 nuovi positivi ogni 100mila abitanti per settimana. In Europa, giusto per confronto: Spagna: 300, Francia: 470, Regno Unito: 236, Germania: 149, Paesi Bassi: 303, Belgio: 530, Austria: 450, Svezia: 236, Romania: 262, Portogallo: 310, Polonia: 421, Repubblica Ceca: 666.

 

Abbiamo attualmente 29.873 pazienti ricoverati in reparto, cioè il 103% del valore di picco e il 54% dei posti letto attualmente disponibili. L’aumento percentuale dei pazienti ricoverati in questi sette giorni è stato +28,5%, mentre la variazione nei sette giorni rispetto ai sette precedenti, è stata pari a -9,3% (quando il valore è pari a 0% significa che il numero di nuovi ricoveri è costante, quando è negativo significa che si riduce).

I pazienti in terapia intensiva sono complessivamente 3170, pari al 77,9% del massimo valore raggiunto e al 35% dei posti letto attualmente disponibili. Negli ultimi sette giorni l’aumento percentuale complessivo sul totale dei pazienti in terapia intensiva è stato +32,6%, contro il +5,3% dei sette giorni precedenti, è stata pari a +5,3%.

In media abbiamo avuto in Italia 485 morti al giorno negli ultimi sette giorni, contro i 296 nei sette giorni precedenti. In sette giorni abbiamo avuto 5,68 decessi ogni 100mila abitanti. In Spagna: 4,95, Francia: 5,05, Regno Unito: 3,5, Germania: 1,05, Paesi Bassi: 2,95, Belgio: 11, Austria: 2,45, Svezia: 0,55, Romania: 4,4, Portogallo: 3,45, Polonia: 5,2, Repubblica Ceca: 13,6.

La situazione negli ospedali resta durissima e in diverse strutture i pronto soccorso sono realmente sotto pressione massima e le strutture ospedaliere vicine al collasso, come in Piemonte ad esempio, dove sono anche stati attivati i cosiddetti PEIFAM, piani di maxi-emergenza paragonabili ai disastri.

 
 

 
 
 

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