Mossa a sorpresa della Le Pen che lascia la guida del Front National

Marine Le Pen ringrazia con un video i suoi sostenitori che la seguono sulle reti social a cui chiede  di ristabilire la verità quando questo sarà necessario:  ‘In questa campagna elettorale a cavallo tra i due turni, il sistema scatenerà tutte le proprie forze contro i patrioti, nulla ci sarà risparmiato; le caricature, le distorte interpretazioni della realtà, le manovre. Ho voluto girare questo video per ringraziarvi  voi militanti internauti che siete mobilitati fin dall’inizio della campagna sui social network, ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette. Siete i realizzatori formidabili del mio progetto e delle mie azioni. Partecipate attivamente alla campagna, con creatività, con energia, con umorismo. Voi lottate con intelligenza contro la propaganda e contro le menzogne diffuse dal sistema dei media. Siete stati tra gli artefici di questa prima vittoria, quella che mi permette di accedere al secondo turno delle elezioni, e che ci instrada, ora, sulla strada per la vittoria!’.

Marine Le Pen lotterà da sola al ballottaggio. Sola ma con le migliaia dei suoi attivisti pronti a denunciare ogni potere interno e ogni condizionamento esterno. E così, ad aiutarla, oltre alle sue capacità dialettiche che dovrà mostrare ben visibili nei faccia a faccia con Macron, potrà aggiungersi soltanto la sicurezza del fronte avverso. La certezza di una vittoria a mani basse come accadde, nel 2002, nel confronto tra Chirac e suo padre. Una possibilità che adesso li mette tutti d’accordo: da Hollande a Sarkozy, passando per Fillon e Melancon. È una battaglia impari.   Ma se i francesi si fermano a riflettere solo un attimo il risultato potrà essere sorprendente.

Occorre che su Marine Le Pen gli analisti politici si mettano d’accordo e stabiliscano una volta per tutte se la leader del Front National è il morbo da cui difendersi o il termometro che ne rileva la presenza e l’intensità. Nel primo caso, le andrebbe opposta una profilassi democratica in grado di stroncarne sul nascere ogni velleità di comando; nel secondo, andrebbe considerata e trattata come il capo di un partito capace di incanalare nell’alveo della rappresentanza istituzionale il malcontento e la rabbia popolare.

Identitaria, anti immigrati ed euroscettica, Marine Le Pen se la gioca fino in fondo. La grande ammucchiata contro di lei può determinarne il successo. Perché la gente comune, quella della Francia profonda, quella che soffre, non si fa condizionare dai ‘consigli’ dei leader di partito e dall’establishment. Il suo programma punta all’uscita dall’Unione Europea (Frexit), dall’euro e dalla Nato. E questo potrebbe essere  un vantaggio, perché questa Europa non piace più a nessuno. Dopo l’attacco a Parigi, Marine ha riproposto il ripristino delle frontiere nell’ambito della ‘guerra globale’ nella quale si trova la Francia. Ed è un altro punto a suo favore, perché gli elettori stanno dando un calcio al buonismo. Vuole abolire i matrimoni omosessuali  conquistando il favore dei cattolini. Ha annunciato dazi sui prodotti importati e imposte aggiuntive sull’assunzione di stranieri, vietando il velo islamico in tutti i luoghi pubblici. Filorussa, è stata ricevuta in campagna elettorale dal leader del Cremlino Vladimir Putin. Se riuscirà a convincere l’elettorato che per ora ha votato altrove, spiegando in questi giorni che ci separano dal 7 maggio la bontà della sua ricetta alternativa all’establishment potrà avere buone chances. Il ballottaggio, come sappiamo,  è tutta un’altra partita.

Nata 48 anni fa a Neuilly-Sur-Seine, vicino Parigi, Marine è la più piccola delle tre figlie di Jean Marie. Avvocato, esercita per breve tempo la professione legale a Parigi preferendo poi orientarsi sulla politica. Entrata nel Front National a 18 anni, è diventa nel 1998 consigliera regionale nel Pas-de-Calais. Nel 2004 entra al parlamento europeo, dove verrà rieletta nel 2009 e nel 2014. Nel 2011 Marine successe al padre come leader del Front National. Il suo obiettivo è stato quello di cambiare radicalmente l’immagine del partito. E per far questo ha avuto il coraggio di rompere persino con il patriarca del FN, il padre Jean-Marie. Forza anti sistema, il Fronte National non deve essere più un partito di estremisti, visto come il diavolo, ma un partito di gente comune e perbene che vuole riappropriarsi del proprio paese. L’operazione, chiamata in francese dediabolisation (de-diavolizzazione), viene portata avanti con l’ingresso di nuovi dirigenti provenienti da una destra più tradizionale. Il partito rimane una forza anti immigrati, soprattutto se musulmani.

Simbolo della nuova linea, diretta verso la gente comune vittima delle elite e la globalizzazione è Henin Beaumont, cittadina mineraria del Nord-de-Calais travolta dalla crisi economica, di cui Marine fa il suo feudo politico. Non è un caso che abbia voluto festeggiare proprio lì l’accesso al ballottaggio. La normalizzazione del partito ottiene una serie di importanti successi, che però vengono limitati sul piano pratico dal sistema elettorale francese a doppio turno. Marine Le Pen si candida alle presidenziali del 2012, piazzandosi terza con il 17,9%. Alle europee del 2014, il Front ottiene il 24,9% dei suffragi. E alle regionali arriva al 27,7%, senza però ottenere la presidenza di nessuna regione al ballottaggio. Molto popolare fra i suoi militanti, in un’intervista rilasciata il venerdì santo al giornale cattolico La Croix , si è detta estremamente credente ma arrabbiata con la Chiesa, accusando il Papa di ingerenza per la sua esortazione ad accogliere i migranti.

Marine Le Pen si è dimessa dalla presidenza del Front National in vista del ballottaggio del 7 maggio. 

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