Virginia Raggi tra Berdini e lo stadio di Tor di Valle

Berdini? Continuo,  ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi,   a leggere interviste e dichiarazioni. Sinceramente non so dove trovi il tempo. C’è da lavorare e da lavorare tanto, noi lavoriamo anche fino a notte fonda. Lui sa bene che ci sono dei dossier da portare avanti e per senso di responsabilità nei confronti di Roma e dei cittadini dovrebbe farlo. Poi vi dico, la pazienza delle persone ha un limite…

Intanto il parlamentare del Movimento 5 Stelle Alfonso Bonafede, del Gruppo di supporto agli enti locali è a Palazzo Senatorio. Alle 17 è prevista la riunione della maggioranza a Cinque Stelle. All’incontro settimanale del M5s, in cui con ogni probabilità si affronterà anche il caso Berdini che da giorni tiene banco in Campidoglio, potrebbe prender parte anche la sindaca di Roma Virginia Raggi. La quale, al momento, non ha ancora sciolto la ‘riserva’ sul futuro del suo assessore all’Urbanistica.

‘Da mercoledì scorso sono sottoposto a una criminosa macchina del fango che non riuscirà a scalfire di un millimetro una vita dedicata alla difesa della legalità e del bene comune’,  scrive Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica al Comune di Roma, in una lunga lettera pubblicata oggi in apertura del Fatto Quotidiano: ‘Sono di fronte a un accanimento mediatico senza precedenti. E c’è un perché: la posta in gioco è alta e si chiama Stadio di Tor di Valle. Insieme a una complessiva azione di rientro nella legalità che la giunta Raggi, seppur tra incertezze e inadeguatezze, ha portato avanti finora. Stadio che è la più imponente speculazione immobiliare del momento in Europa. Lo stadio di Tor di Valle è il banco di prova per fermare blocchi di potere che da sempre difendono la speculazione fondiaria e finanziaria a scapito dei diritti dei cittadini. Se la Raggi vuole fare questa battaglia mi troverà al suo fianco. In caso contrario, le mie dimissioni sono già sul suo tavolo’.

La parabola del Movimento 5 stelle nella Capitale,  con la vicenda di Paolo Berdini ha fatto venire a galla il vero grande problema di questa amministrazione, così concentrata nella ricerca della soluzione da non avere il tempo di affrontare le questioni che stanno veramente a cuore della cittadinanza.

Il nuovo stadio della Roma negli anni Ottanta la sollevò l’indimenticato presidente giallorosso, Dino Viola. Alle spalle aveva amici potenti e  terreni disponibili alla Magliana.  Su quell’impianto sportivo si gioca una partita che chiama in causa interessi bancari e imprenditoriali. Un nodo di interessi che il Movimento 5 stelle dichiarava di voler tagliare.

Di qui il chiaro scontro in corso all’interno del M5s e che ha portato  alcuni esponenti del partito di Grillo a firmare la ‘petizione’ favorevole al salvataggio di Berdini,  nonostante le parole inappropriate pronunciate pubblicamente nei confronti della sindaca e della sua giunta. Perché da un lato ci sono i fedeli alla linea della prima ora, quella che non prevedeva cedimenti al cemento e ai palazzinari,  dall’altro Luigi Di Maio  che, al contrario, appare disponibile a cedere.

Dello stadio della Roma si parla da molto tempo, con il progetto da 1,5 miliardi nell’area dell’ex ippodromo di Tor di Valle e la permanenza in giunta dell’urbanista anti-cemento.

Si parla, ovviamente, anche  di  Luca Parnasi,   il costruttore,   e prevede che Eurnova Srl, società del gruppo Parsitalia che fa capo a Parnasi, costruisca lo stadio e, in cambio delle opere infrastrutturali, ottenga a titolo di compensazione la realizzazione di uffici e attività commerciali, affinché il progetto raggiunga l’equilibrio economico-finanziario.

Parnasi vuole insieme allo stadio qualcosa come 600 mila metri cubi regalati,  e il Campidoglio vuole  una riduzione del 10/20% delle cubature con conseguente limatura di alcuni piani alle torri destinate a ospitare gli uffici e alcune palazzine dell’area commerciale. Per farlo però serve una delibera che modifichi quella del dicembre 2014 che conferisce pubblica utilità all’opera.

Luca Parnasi è l’ erede di un impero immobiliare che spazia dal colosso di Euroma 2, il megacentro commerciale le cui torri svettano sui tetti del quartiere Eur, fino ai 250mila metri quadri del terzo polo commerciale di Pescaccio, passando per le residenze della Città del Sole costruite con il gruppo Bnl-Paribas e i 10 mila metri quadrati di appartamenti realizzato dove una volta sorgeva l’ex autorimessa Atac anel quartiere Tiburtino.

Dopo aver messo nero su bianco il suo parere negativo sul progetto a Tor di Valle, il 2 febbraio il Comune ha chiesto un mese di tempo in più per dare la risposta definitiva e ha incontrato la società. L’amministrazione sa di non poter dire un altro no dopo quello opposto alle Olimpiadi di Roma 2024, per questo cercherà di arrivare ad un accordo con la società di James Pallotta per ridurre l’impatto dell’opera.

Luca Parnasi è il proprietario di quei terreni, ormai l’unico asset a sua totale disposizione in grado di garantire una certa redditività. L’immobiliarista nel 2015 è ‘crollato’.

A salvarlo ha provveduto attraverso il veicolo finanziario Capital Dev che ha rilevato tanto le attività di Parsitalia quanto i debiti per  circa seicento milioni. Ora Capital Dev deve riuscire a valorizzare le sei società del gruppo e con gli utili ripianare il debito con Unicredit, pari a  450 milioni, uno dei più voluminosi incagli nella pancia dell’istituto di credito.

Dove un tempo sorgeva l’ippodromo del trotto  si gioca una partita finanziaria complessa. In campo ci sono advisor di gran nome come Goldman Sachs e Rothschild.  In ballo tanti soldi, pari a  1 miliardo per la costruzione del Business Park,  ai quali si aggiungono 300 milioni di infrastrutture,  e 1,6 miliardi per lo stadio e l’area retail,  con l’aggiunta di 440 per le opere pubbliche.

La vicenda Raggi-Berdini analizzata attraverso questa ottica assume un altro aspetto

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