Vlad DRACULA – Il Musical, al Teatro Brancaccio, recensione di Giorgia Nicodemi

Dopo il successo della passata stagione, è tornato ieri, 16 aprile, al Teatro Brancaccio, Vlad DRACULA, con Giorgio Adamo, Arianna Bergamaschi, Marco Stabile, Beatrice Baldacchini e Christian Ginepro, per la regia di Ario Avecone.

Scaturito dalla volontà di Avecone, regista, autore del libretto e di buona parte delle musiche insieme a Simone Martino e Manuela Scotto Pagliara, di innovare il celebre romanzo di Bram Stoker, il musical si connota di una forte impronta steampunk e la narrazione si snoda in un contesto urban e industrial.

L’atmosfera è dunque quella di un’epoca sferzata da un forte anelito di modernità e di una società sempre più in balìa della frenesia dell’iperproduzione, in nome del progresso.

Ed è così che ci viene presentata Whitby, cittadina del North Yorkshire teatro degli eventi, funestata da un’insolita, persistente nebbia e da una misteriosa serie di sparizioni. Qui, nella lugubre dimora di Carfax, da qualche tempo risiede il magnate straniero Vlad Tepes, alias Dracula (Giorgio Adamo).

La trama del romanzo è rivista e arricchita di spunti e personaggi funzionali alla narrazione. Jonathan Harker (Marco Stabile) non è più un serio e scrupoloso avvocato, bensì un giornalista rampante in cerca di scoop; Renfield (Antonio Melissa) è un inventore fagocitato dall’ideale creativo che espia le proprie colpe incatenato all’incarnazione del suo rimorso (Dario Guidi); Lucy Westenra (Valentina Naselli) non è più la concubina del Diavolo, ma una ragazza che vive nel ricordo delle magie del padre (Renfield, sic!) che l’ha abbandonata quando era bambina; John Seward (Paolo Gatti) è ora un detective e non lo psichiatra discepolo di Van Helsing che ha in cura Renfield e Van Helsing (Christian Ginepro)…non è quello che pensiamo! Accanto a loro, La Contessa Justina (Beatrice Baldacchini), ultima delle spose tradite da Dracula, e Strattford (Jacopo Siccardi), l’assistente di Seward, entrambi non presenti nel romanzo.

Il Conte Dracula che, come nella storia originale, attraversa gli oceani del tempo ossessionato dal ricordo dell'(unico vero) amore perduto, la moglie Elizabeth, la riconosce reincarnata nella giovane Mina Murrey ed è disposto a tutto pur di ricongiungersi a lei. Poco importa se lungo il cammino semina morte e iniquità: l’amor che move il sole e l’altre stelle è lo stesso motore che muove lui e, ce lo dice egli stesso, “è dolore, estasi, follia, lacrime”. Ma soprattutto, è verità assoluta che si scaglia contro le menzogne della modernità e il sovvertimento dell’ordine delle cose.

Eros e Tanathos, Bene e Male, Verità e Menzogna. Dracula e Van Helsing. L’alchimista che paragona il mostro a Prometeo ma è egli stesso servitore del progresso e schiavo dell’ideologia, incarnazione del Male invisibile, strisciante e asfissiante come la nebbia che attanaglia Whitby.

Elemento fondamentale nella narrazione è il tempo. Perverso telaio i cui fili sono le vite umane, si ferma nel tempio dell’ossessione amorosa, ma scorre inesorabile al di fuori. Ce lo ricorda un gigantesco orologio non appena si alza il sipario e ce lo ricordano i personaggi che scandiscono il racconto al ritmo di praticabili in continuo movimento.

L’allestimento, mirabolante, è un’altalena di effetti di computer grafica, luci abbacinanti come aurore boreali ed effetti sonori stranianti e per questo funzionali alla totale immersione nella distopia.

Il cast, fantastico, ci incanta con esibizioni canore e performances di altissimo livello:

  • Polvere
  • La strada verso Nord
  • Eterna oscurità
  • Fuoco vivo
  • La sola immagine
  • Io sono Renfield
  • La ricerca del lato occulto
  • Io ti aiuterò
  • Ad occhi chiusi
  • La mia Elizabeth

ogni pezzo è cucito addosso al suo interprete e l’esibizione talmente intensa da distoglierci a tratti dai testi. Lo spettacolo, talmente bello che avremmo voglia di rivederlo!

Giorgia Nicodemi

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