Un Paese senza potere e senza politica

Le ultime settimane sono state contrassegnate dallo spirare di venti di guerra: Iran, Iraq Libia. Ma nessuno della classe dirigente che ci governa, sembra essersi interessato a capire il modo in cui gli italiani hanno reagito a tali segnali di pericolo. Al contrario i notabili di turno si sono avventurati in campi irti di insidie e scarsamente stabili.C’è chi si è schierato con gli Usa, chi esprime apertamente simpatie per lo”Zar” di tutte le Russie, Vladimir Putin che sogna di piazzare le sue navi ai confini di casa nostra, chi strizza l’occhio ai nuovi pseudo potenti, Erdogan e Al Sisi, altri che vedrebbero nell’Europa unita la vera super potenza e chi invece non sa decidere con chi schierarsi nella martoriata Libia. Un panorama eterogeneo ed avvilente nello stesso tempo, che fa pensare all’Italia, come ad un Paese senza potere e senza politica, che rischia di tornare alla nostra triste tradizione, di allearci a secondo delle convenienze e a tradirle con qualche scusa di comodo. Sembrano lontani e dimenticati in qualche meandro della storia, i tempi in cui le nostre classi dirigenti sceglievano una chiara e netta appartenenza internazionale. Durante il Risorgimento si scelse di allearsi con Francia ed Inghilterra. Dopo la seconda guerra mondiale con gli Usa e l’Occidente in generale. Quando invece non abbiamo operato scelte nette ed inequivocabili, ci siamo comportati come dei fuscelli al vento; il Paese si è votato all’oscillazione più o meno opportunista: da un lato il realismo della convenienza, dall’altro una ricorrente supponenza di primato. Ma senza scelte chiare di appartenenze internazionale gli italiani perdono compattezza collettiva e il sistema si sgretola, pagando il peccato storico di non essere riusciti a formare una classe media e alta borghesia, capace di una scelta di appartenenza chiara e forte, rimanendo in balia delle più diverse e strane tentazioni. Sembra che l’esercizio intellettuale preferito dalla nostra classe dirigente sia quello di capire con chi conviene stare e la politica nazionale non si discosta da tale atteggiamento. Me se si vuole evitare il peggio, bisogna avere una precisa idea di Italia, operare una scelta di campo e restarci dentro con coerenza e senza tentennamenti. Non dimentichiamo la scelta oculata e politicamente equilibrata fatta da Alcide De Gasperi, che seppe costruire un asse privilegiato con gli Usa e lo gestì con la consapevolezza che le vicende del mondo non accadono per caso e non sono divise per settori, ma vanno di pari passo con un’ampia idea della società in uno a una più responsabile concezione della politica.

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