Un anno fa inizio’ l’incubo della pandemia

Esattamente un anno è trascorso da quando si dovette prendere atto che il virus cinese, Covid sars 19, aveva varcato i nostri confini. Oggi tutti sembrano aver rimosso dalla memoria il fatto che il paziente 1 fu individuato da un medico che ebbe “l’ardire” di trasgredire le linee guida dell’OMS, che cercava di minimizzare i fatti, e delle autorità nazionali, per nostra fortuna mi si permetta di aggiungere. Per non parlare di coloro che inizialmente sostenevano che i tamponi andavano praticati solo a coloro che provenivano dalle zone a rischio. E che dire, poi, di quelli che oggi sono i palatini del lockdown, allora gridavano al razzismo se qualcuno teneva a distanza i cinesi, delle mancate autopsie o di quelle effettuate e delle quali i referti sono stati secretati. E tanti errori od omissioni che non stiamo qui a raccontare. Una democrazia matura non dovrebbe ricorrere a tali mezzucci. La pandemia ha rappresentato l’entrata in un tunnel senza luce e una via d’uscita lunga e tortuosa. Uno di quei flagelli che a scadenze irregolari, colpisce l’umanità. E in queste circostanze a nessuno dovrebbe essere consentito di scagliare la prima pietra e conseguentemente usare la verità solo al fine di orientare le scelte per il futuro.  E questo per l’Italia assume un’importanza particolare in quanto l’anniversario dell’inizio della pandemia è coinciso con il varo del nuovo governo, che da pochi giorni ha ricevuto la fiducia del Parlamento. E’ ovvio che nessuno può pensare che l’Esecutivo guidato dal Prof. Draghi, abbia la bacchetta magica e traghetti dall’oggi al domani il Paese fuori dalla crisi pandemica ed economica, in cui è piombato. Il Presidente del Consiglio nel suo discorso alle Camere, ha detto che l’Italia deve essere sottoposta a una ‘cura antidepressiva’, si deve suscitare una nuova vitalità, far tornare la voglia di correre ed intraprendere. E’ inutile ribadire che molte delle scelte fatte dal governo Conte non sono andate in tale direzione. Ma se si vuol ripartire, occorre il coraggio di guardare in faccia il presente. E il presente ci propone un quadro desolante del nostro Paese, affaticato, impaurito, socialmente disgregato, con un’economia al collasso, con alcune categorie economiche, che hanno pagato un prezzo altissimo al Covid 19. A distanza di un anno si può tranquillamente dire che gli italiani hanno dato prova di un alto senso di responsabilità. E non sempre la soluzione più comoda è la più giusta. E’ tempo ormai che si ponga mano ad un processo di armonizzazione tra scelte sanitarie e quelle socio-economiche. Queste ore sono scandite da continue esternazioni dei tanti virologi ed esperti, ai quali il virus ha offerto un’inattesa celebrità, accompagnati dai guru del lockdown, soprattutto quelli che hanno incarichi pubblici, dovrebbero essere più misurati nelle esternazioni , evitando, così, di diffondere panico inutile tra la gente. Intanto, in attesa che la campagna vaccinale decolli, ad oggi resa quasi nulla dalla mancanza delle forniture, il nuovo Governo deve orientare le sue scelte al buon senso. Ciò impone di superare la logica dei colori delle regioni e mirare all’individuazione delle zone ad alto rischio di contagio, anche a livello provinciale e comunale, e su di esse concentrare gli interventi più stringenti. Non si può ancora pensare di penalizzare sempre le stesse categorie economiche che ormai sono allo stremo. E’ ora che si smetta di individuare il capro espiatorio più comodo. La pazienza ha un limite ed abusarne non è cosa saggia.

Andrea Viscardi

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