Ue e migranti. Von der Leyen: ‘Chi è una minaccia deve essere espulso’

L’attentato di Bruxelles imprime una accelerazione al contrato dell’immigrazione illegale, a partire dal tema delle espulsioni. Ursula von der Leyen, parlando dei migranti illegali, ha affermato che “la Commissione europea ha proposto che, se una persona è considerata una minaccia per la sicurezza nazionale, gli Stati membri abbiano il potere di obbligarla a partire”. Una modifica che va approntata “urgentemente”.

Il tema dei rischi per la sicurezza legati all’immigrazione illegale era stato posto con forza dal premier Giorgia Meloni, nel corso del Consiglio europeo straordinario convocato in videoconferenza sull’attacco di Hamas a Israele e all’indomani dell’attentato di Bruxelles. L’attentatore di Bruxelles, ha ricordato Meloni in quella sede, “sbarcò nel 2011 illegalmente in Italia, a Lampedusa, come già successo per altri attentati in passato. Per questo – ha sottolineato il premier parlando ai partner europei – ho più volte cercato di accendere i riflettori su fatto che l’immigrazione di massa può portare a gravi rischi anche per la sicurezza in Europa. Quindi – ha avvertito – non deve esserci più spazio per titubanze, ne va della sicurezza dei  cittadini europei”.

“Troppo spesso ciascuno Stato membro, da solo, inizia a negoziare con i Paesi di origine e di transito” accordi di rimpatrio dei migranti, mentre “come Unione europea abbiamo molto più influenza”, ha detto von der Leyen, sottolineando che in cambio degli investimenti che l’Ue è pronta a fare, “i Paesi di origine e di transito devono assumersi la responsabilità dei loro cittadini, il che significa che se li devono riprendere”, quando non hanno diritto di asilo nell’Ue. “La terza cosa sulla quale dobbiamo lavorare – ha aggiunto – è il lato operativo: servono molte più operazioni congiunte, per esempio attraverso Frontex, che è uno strumento comune europeo”.

De Croo  ricorda che nell’attacco terroristico avvenuto lunedì sera a Bruxelles “uno degli elementi decisivi è che la persona che lo ha effettuato era una persona che proveniva dall’immigrazione illegale. È una cosa che dobbiamo affrontare e l’unico modo per farlo è farlo in modo coordinato”, ha aggiunto, rivendicando che gli Stati membri dell’Ue hanno bisogno di “più strumenti” per rimpatriare chi richiede asilo e non lo ottiene, perché non ne ha diritto. Per questo, occorrono “più accordi di rimpatrio” con i Paesi di origine, senza i quali è impossibile rimpatriare le persone. L’Ue “non è seconda a nessuno per gli aiuti al nostro vicinato”, ma questi aiuti, ha sottolineato il premier belga, non possono essere “senza condizioni”.

Il governo Meloni conferma la stretta sui confini con la Slovenia per questioni di sicurezza, una decisione dettata dall’escalation della crisi mediorientale che coinvolge anche l’Europa. “Il governo italiano – riferisce una nota di Palazzo Chigi – ha comunicato la reintroduzione dei controlli delle frontiere interne terrestri con la Slovenia, in base all’articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen. Il ripristino dei controlli alle frontiere interne, già adottato nell’area Schengen, è stato comunicato dal ministro Piantedosi alla vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, al commissario europeo agli Affari interni Ylva Johansson, alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, al segretario generale del Consiglio dell’Unione europea Thérèse Blanchet e ai ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen”. L’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa – prosegue la nota – ha infatti aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione. “Un quadro ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria cui l’Italia è soggetta, via mare e via terra (140 mila arrivi sulle coste italiane, +85% rispetto al 2022). Nella sola regione del Friuli Venezia Giulia, dall’inizio dell’anno, sono state individuate 16mila persone, entrate irregolarmente sul territorio nazionale”.

La premier Meloni conferma le preoccupazioni espresse nella videoconferenza speciale della Ue sui fatti di Hamas. Il timore,  cioè, che con il Medioriente in fiamme si corrano rischi anche in Europa e in Italia. Come dimostrano gli ultimi casi di Bruxelles e Arras. Lo scenario internazionale conferma la necessità di un ulteriore rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo. Nelle valutazioni nazionali, infatti, le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non risultano adeguate a garantire la sicurezza richiesta. La misura verrà attuata dal 21 ottobre prossimo per un periodo di 10 giorni, prorogabili ai sensi del Regolamento Ue 2016/339″.

‘’La scelta politica è chiara e forte. La sospensione del Trattato di Schengen sulla libera circolazione in Europa si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale, e me ne assumo la piena responsabilità”, così la premier sui social per sgombrare qualsiasi dubbio sulla regia. “Insieme con il ministro degli Interni Matteo Piantedosi abbiamo comunicato in sede europea la decisione del governo italiano di ripristinare i controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia. Ne abbiamo parlato con i colleghi sloveni, ai quali abbiamo rinnovato la nostra piena collaborazione sul contrasto ai flussi di migranti illegali”.

Il trattato di Schengen è stato sospeso dai Paesi membri dell’Unione europea ben 387 volte dal 2006 a oggi. L’Italia lo aveva fatto altre volte per grandi eventi: l’ultima volta in occasione del G20 nel 2021 ma anche nel 2017 per il G7 a Taormina e nel 2009 per il G8 all’Aquila. È la prima volta che adotta una decisione del genere per questioni di sicurezza. “La sicurezza del nostro territorio e dei nostri concittadini è una priorità assoluta. Voglio ringraziare il ministro Piantedosi per il suo incessante lavoro”, ha commentato il ministro per il rapporto con il Parlamento Luca Ciriani. “Sono sicuro che i miei corregionali, essendo il Friuli Venezia Giulia direttamente coinvolto, condivideranno appieno questa decisione dell’esecutivo, volta a tutelarli e a proteggerli”.

“L’Italia ha dimostrato anche negli ultimi anni di essere il Paese che ha saputo garantire meglio la sicurezza”, ha detto il ministro Guido Crosetto, ospite di Porta a Porta. “C’è stata molta efficienza da parte delle Forze di Polizia e di una parte dei nostri servizi nel contenere le persone pericolose, nel monitorarle e nel seguirle. Ma questo lo puoi fare quando hai comunità di qualche centinaio di persone. Se si aprono le porte in un momento di questo tipo – spiega il titolare della Difesa –  e se viene percepita come una guerra non tra Israele e Hamas, come in questo caso, ma come una guerra del mondo islamico contro l’occidente, allora abbiamo visto che bastano qualche decina di persone per fare ferite profonde nelle nazioni. Essere prudenti è meglio che sottovalutare un problema e poi trovarsi a piangere qualcuno”.

Le parole del premier si aggiungono a quelle di “sgomento e dolore per le centinaia di vittime all’ ospedale Al Ahli di Gaza” espresse anche dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il quale ha a sua volta sottolineato che “la protezione della popolazione civile, anche in un conflitto, deve essere priorità assoluta”.

Il tema, già centrale nell’attenzione della comunità internazionale, lo è diventato ancora di più dopo la strage all’ospedale di Gaza che ha causato centinaia di vittime e sulla quale tutti si aspettano chiarezza, dall’Ue all’Onu, passando per gli Usa. Allo stato attuale si va sempre più corroborando lo scenario per cui a colpire la struttura sarebbe stato un razzo di Hamas. Col passare delle ore, infatti, Israele ha iniziato a fornire filmati e altre pezze d’appoggio, tra le quali un’intercettazione telefonica tra due terroristi, che confermerebbero quelle che inizialmente erano solo generiche accuse, in un contesto in cui le due parti attribuivano all’altra la responsabilità della strage. Si tratta di una versione, quella di Israele, per la quale gli Usa hanno già fatto sapere di propendere, sebbene ancora con un margine di cautela. ”Da quello che ho visto sarebbe stato fatto dall’altra parte e non da Israele”, ha detto Joe Biden nel corso del punto stampa al suo arrivo a Tel Aviv. Biden ha voluto rivolgere anche un pensiero ai civili palestinesi, le cui vite vanno “salvate”, e alle vittime dell’esplosione all’ospedale di Gaza, che – ha chiarito – non ritiene causata da un attacco di Israele, ma “dell’altra parte”.

Circa Redazione

Riprova

Riforma del premierato e oppositori: dal gruppo Gedi, al politologo Carlo Galli per arrivare a Liliana Segre

I nemici del premierato li riconosci subito da un particolare. Da un aspetto, un minimo …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com