Tibet. Altre due immolazioni, sale a 51 il numero dei morti

Ieri a Ngaba comune a sud di Kinshasa, altri due giovani tibetani si sono immolati, facendo salire così il numero di vittime a 51 dal 2009 ad oggi. I giovani hanno compiuto il gesto, nei pressi del monastero di Kirti, nella provincia del Sichuan, in segno di protesta contro il dominio cinese in Tibet e per il ritorno del Dalai Lama. Lo riferiscono fonti della dissidenza tibetana. Secondo le informazioni disponibili, a darsi fuoco ieri, sarebbero stati Lobsang Kalsang, un monaco di 18 anni, e Damchoe, 17 anni, un ex monaco. Alcuni testimoni oculari hanno raccontato che i due si sono dati fuoco cantando slogan anticinesi e a favore del Tibet, per poi crollare al suolo. La polizia li ha presi e trasportati in ospedale, dove sarebbero entrambi morti poco dopo per le gravi ustioni. Fonti tibetane tuttavia riferiscono che non si hanno notizie su dove siano stati portati i loro corpi nè se alle loro famiglie sia stata la possibilità di vederli. Damchoe, uno dei due, era il fratello più giovane di una monaca, Tenzin Chodron, anche lei morta per essersi immolata per il Tibet nel febbraio 2011. Sembra che il giovane, dopo un periodo vissuto al monastero di Kirti, avesse deciso di lasciare la vita monacale e vivesse con la madre in una comunià nomade. A seguito delle immolazioni di ieri, la polizia ha arrestato Lobsang Palden, compagno di stanza, nel monastero di Kirti, del monaco Lobsang Kalsang morto ieri. Kirti è il monastero al centro di numerose proteste e controlli della polizia cinese, nonchè del maggior numero di immolazioni. Sabato scorso una monaca di 39 anni aveva protestato nella prefettura di Kardze, (Ganzi in cinese) chiedendo la libertà per il Tibet ma era stata bloccata e arrestata dalla polizia.

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