epa06694422 Italian former Prime Minister Enrico Letta participates during the conference: 'Que cambios necesita la UE para avivar el movimiento europeista?' (lit. What changes does the EU need to stoke the pro-European movement?) held at General Assembly of the Association of high-consumption companies (AECOC) in Barcelona, Catalonia, Spain, 26 April 2018. EPA/Enric Fontcuberta

Segreteria Pd ed Enrico Letta: ‘Ho bisogno di 48 ore per decidere sulla mia candidatura’

“Sono grato per la quantità di messaggi di incoraggiamento che sto ricevendo. Ho il Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde Ma questa inattesa accelerazione mi prende davvero alla sprovvista; avrò bisogno di 48 ore per riflettere bene. E poi decidere”, afferma Enrico Letta su twitter.

Continua, infatti, il pressing nel Pd per convincere l’ex premier ad accettare la candidatura a segretario. Chi lo ha sentito ha spiegato di essere sensibile alla situazione del Pd e di osservare con preoccupazione alla crisi del partito che ha contribuito a fondare.

Enrico Letta è stato presidente del Consiglio dei ministri dal  dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014.

Incomincia la sua carriera politica nella Democrazia Cristiana ed è stato presidente dei Giovani Democristiani Europei  dove ha usato la sua presidenza per contribuire a rafforzare i legami a lungo termine tra una varietà di partiti centristi in Europa e da allora è rimasto un convinto sostenitore dell’ Unione europea.

Più volte ministro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e vicesegretario del PD.

Il 13 febbraio 2014 la Direzione Nazionale del Partito Democratico, su impulso del neo segretario Matteo Renzi, in rivalità con Letta, chiede a Letta le dimissioni per fare spazio a un nuovo esecutivo guidato dallo stesso Renzi. Il giorno seguente, Letta rassegna le proprie dimissioni al Presidente della Repubblica, restando in carica per gli affari correnti fino al 22 febbraio.

Nel 2015  si dimette anche da deputato alla Camera dopo aver votato contro alla nuova legge elettorale proposta dal PD: l’Italicum, nel contempo non rinnova la tessera del PD.

In seguito si trasferisce a Parigi  per insegnare nella grande école Sciences Po Paris. 

Letta era presidente del Consiglio con Matteo Renzi che lo rassicurava, lo consigliava, ben riassumibile nello storico: ‘Enrico, stai sereno!’ ma poi, in una giravolta, a Palazzo Chigi ci va lui.  Il tradimento, in politica, è  semplicemente un punto di vista, una condizione di vita e di storia  fatta di cinismo. L’uomo politico deve governare il distacco dalle emozioni, pronto  ad approfittare dell’altrui mancanza di autocontrollo.

Enrico Letta non chiude la porta all’ipotesi di un suo ritorno come segretario del Pd. Il suo nome piace alla maggioranza dem. La minoranza, quella degli ex renziani, non è entusiasta ma, visti i numeri in assemblea,  frena ribadendo la richiesta di un congresso. In una settimana il Pd è diventato il quarto partito, scendendo al 16,6% e, soprattutto, subendo il sorpasso di Fratelli d’Italia (16,8%). Nei prossimi giorni una soluzione va trovata, anche perché il gruppo di lavoro dem incaricato di organizzare l’assemblea non solo conferma che ci sarà, ma la restringe a un solo giorno – domenica – rispetto ai due – tutto il weekend – previsti in un primo momento. Si svolgerà ‘da remoto’ e servirà ‘all’elezione del segretario nazionale del Pd’ comunica la presidente del Pd, Valentina Cuppi. Su Letta convergono i dem vicini a Zingaretti e al ministro Dario Franceschini, così come non ci sarebbe il veto dall’aera guidata dal vicesegretario Andrea Orlando. Fra gli ex renziani di Base riformista c’è meno entusiasmo. «Prima di parlare di nomi – spiega il deputato Andrea Romano, portavoce della corrente – auspico che il segretario sia una figura nella quale tutto il Pd si possa riconoscere, in una fase così complessa non si può giocare con divisioni o forzature. In ogni caso, non si può rinunciare a una discussione di tipo congressuale. Le due cose vanno insieme». Eppure si parla di un segretario unitario,  ma in vista di un congresso vero,  sulla linea politica da fare appena la pandemia lo consentirà. In pratica  l’assemblea deve pensare ad un ‘reggente’ per aprire la strada a un congresso da convocare nel 2022.  Fonti di maggioranza, dal loro canto, chiariscono che un mandato a Letta non potrebbe essere ‘a scadenza’, visto che il suo impegno sarebbe a tutti gli effetti da segretario, e quindi fino al congresso già in programma nel 2023.

Goffredo Bettini  vede che la mancanza di rispetto verso Zingaretti continua anche in queste ore: ‘viene descritto come un segretario travicello, subalterno al mio presunto fascino diabolico; semplice esecutore di ‘ricette’ imposte dagli altri. Poi si sono accorti tutti, dopo che ha lasciato, della sua grande popolarità’.

E Zingaretti ha lasciato per “due questioni fondamentali. La forma del partito e la necessità di un chiarimento sulla sua natura e i suoi compiti”. Per questo, all’Assemblea di domenica prossima, “al di là dei nomi, se non si apre da subito un confronto vero attorno a queste domande, non solo il Pd, ma l’intera sinistra subirà un duro colpo” afferma Bettini. Al di là dei nomi, c’è però quello di Enrico Letta sul tavolo: “Letta è una figura molto forte e competente. La stimo e la rispetto. Non avrei alcuna preclusione nel sostenerlo. Tuttavia qualsiasi sia la scelta del nome che prevarrà nell’Assemblea nazionale, essa dovrà garantire quel confronto nel Pd che non può ulteriormente attendere. Per quanto mi riguarda questo confronto lo sosterrò con l’orgoglio di ciò che è stato realizzato da Zingaretti negli ultimi due anni”.

Oggi il Pd mi pare incerto. Schiacciato nella dimensione del solo governo. Se i ceti popolari non avvertono una nostra empatia, vicinanza, difesa ultima dei loro diritti, non si fideranno più della sinistra.

Caduto Giuseppe Conte, ora il Pd sosterrà Mario Draghi, ‘una grande personalità che va lealmente sostenuta’. Ma non la soluzione politica alla crisi sistemica della democrazia italiana”. Perché sarà necessario “tornare ad una salutare competizione, anche se spero più civile, tra la destra e la sinistra. Altrimenti potrebbe insediarsi, per forza d’inerzia, un corpaccione centrista e senza anima. A quel punto, divamperebbero di nuovo il populismo e l’antipolitica. Il Pd, dunque, deve prepararsi alla prossima dialettica democratica”.

Intanto, come detto,  è confermata l’assemblea del Pd di domenica. “Abbiamo confermato – dice la presidente del partito valentina Cuppi –  l’Assemblea nazionale del Pd che si terrà nella giornata di domenica 14 marzo, a partire dalle 9.30, in modalità webinar da remoto per l’elezione del segretario nazionale del Pd. Nelle prossime ore convocheremo una riunione con i segretari regionali e delle città metropolitane e con i segretari provinciali del partito”. Nelle prossime ore sarà inviata la modifica dell’ordine del giorno che sarà: dimissioni del segretario nazionale, adempimenti conseguenti delle dimissioni.

 “Che si debba trovare un accordo, magari. Ci manca solo che si proroghi questa crisi, che agli occhi del paese sbigottisce e sbalordisce. Non faccio nomi” ma la figura di Enrico Letta, “per l’immagine che ha internazionale e nazionale, è di sicuro molto autorevole”. Così Stefano Bonaccini intervenendo a Cartabianca su Rai3, sull’ipotesi di Letta alla guida del Pd.

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