Scuola: Da oggi in DaD quasi 6 milioni di studenti

Lezioni in piazza e striscioni sui portoni delle scuole, la giornata dell’8 marzo è segnata dagli studenti che hanno scelto di manifestare contro la didattica a distanza incentivata dal nuovo Dpcm del governo Draghi. La situazione instabile dei contagi ha portato le istituzioni a cambiare ancora, tra lezioni in presenza – sempre meno – e la dad.

“Non ci sono dati che dimostrino come a scuola avvengano più contagi, eppure continuano a tenerci a casa e non ne possiamo più”, dice Maia, studentessa del terzo anno del liceo classico Gioberti di Torino, che insieme ad altri compagni delle superiori e studenti delle medie è tornata a protestare contro la Didattica a distanza in piazza Castello, sotto la sede della Regione Piemonte. “Dopo un anno – spiega Carola Messina, referente torinese di Priorità alla scuola – siamo nella stessa identica situazione, con danni incredibili ai ragazzi e alle ragazze”.

“Aumentano i casi di depressione, ansia, suicidio. A tutto ciò – prosegue Messina – si aggiunge la beffa che neppure i figli dei lavoratori essenziali sono tutelati. Si chiede un grande sforzo a una categoria di lavoratori e poi non si tutelano in nessun modo. Senza dimenticare che il peso del welfare familiare è sulle spalle delle donne e sono le donne a rimanere a casa in questa situazione”.

Nel giorno in cui 260 comuni del Piemonte entrano in dad al 100% per contenere la diffusione dei contagi da Covid 19, gli studenti torinesi sono tornati in piazza a Torino per protestare contro la didattica a distanza che sotto la Mole coinvolge le scuole dalla seconda media in su. Muniti di computer, qualcuno anche thermos di caffè e coperte, sono seduti in piazza Castello davanti alla sede della G

e, sono seduti in piazza Castello davanti alla sede della Giunta regionale. Tra le prime ad arrivare Anita, la 12enne simbolo della protesta contro la dad. “Meglio un lockdown totale che la chiusura della sola scuola. Avrebbe più senso”, sottolinea la studentessa insieme alle compagne con la quali condivide da sempre la protesta. “Continuiamo a chiedere i dati che dimostrino che noi studenti siamo veicolo di contagio e che per questo chiudono le scuole ma non ci dimostrano il perché. Ecco perché siamo nuovamente qui”. In piazza anche i genitori che non nascondono il disappunto considerando l’esclusione dalla didattica in presenza i figli dei lavoratori essenziali.

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