Santanchè, tra amici in banca e rischio di fallimenti

“Abbiamo una banca”: ricordate? Era la fine del 2005, ai tempi della scalata Bnl, quando l’allora segretario del Pd, Piero Fassino, e Giovanni Consorte, presidente di Unipol, esultavano al telefono con una frase intercettata e poi spiattellata sul Giornale dei Berlusconi. Quasi vent’anni dopo si scopre che c’è chi di “banche amiche” ne ha avute tante.  Che hanno concesso prestiti a occhi chiusi anche quando i bilanci non erano tali da poterli rimborsare”.

Il saccheggio delle banche Italiane è uno degli sport preferiti delle persone “che contano” o che sono ‘politicamente’ fortemente coperti.  600 soggetti hanno fatto sparire 22 miliardi di euro da Monte dei Paschi di Siena, mai più recuperati, la banca anziché fatta fallire è stata salvata con soldi pubblici. In pratica gli Italiani sono stati derubati due volte. Il motivo per cui non è stata fatta fallire è stato motivato asserendo che il fallimento avrebbe messo in crisi l’intero sistema Bancario e del credito Nazionale, con danni incalcolabili all’economia. Ritengo, forse mi sbaglio, che in caso di fallimento molta gente sarebbe finita in galera e, comunque, il sistema bancario avrebbe retto ma probabilmente il sistema politico, che quel buco aveva creato, no.

“Non dobbiamo farla fallire, c…Anche se lei, come ministro poi, è un casino”. Così Massimo Garnero, fratello di Daniela Santanchè, parlava al telefono, il 2 novembre 2022, con Massimo Cipriani, consigliere del cda di Visibilia, in un’intercettazione che è agli atti dell’inchiesta della procura di Milano, chiusa nei giorni scorsi, per falso in bilancio a carico della ministra del Turismo e di altre 16 persone e tre società del gruppo editoriale.

Il 2 novembre 2022 era emersa la notizia che i pm di Milano avevano chiesto la liquidazione giudiziale, ossia il fallimento di Visibilia Editore, società fondata dalla senatrice di FdI e da lei presieduta fino al gennaio 2022.

Quel pomeriggio del 2 novembre Massimo Garnero (non indagato) contatta Cipriani (indagato), come si legge in un’informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, e quest’ultimo gli dice che “la banca non darà più credito a causa dell’istanza di liquidazione”. E suggerisce che “l’unica soluzione è che Briatore (non indagato, ndr) riceva in pegno le quote di Twiga srl detenute – riassume la Gdf – dall’onorevole Santanchè per il tramite dell’Immobiliare Dani srl, in modo da convogliare gli introiti del pegno in Visibilia Concessionaria srl”. Così che quest’ultima, poi, “paghi i debiti verso Visibilia Editore in modo da renderla capiente per pagare il debito con l’Erario” ed evitare il fallimento.

Nella recente puntata  di Report, il programma di inchieste condotto da Sigfrido Ranucci, si è tornati a parlare anche del “caso Santanchè”, ossia delle operazioni poco trasparenti che ruotano attorno al fallimento di Visibilia, la società facente capo alla ministra del Turismo.

Nei documenti dell’indagine per falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e truffa ai danni dello Stato, infatti, compare anche il nome dell’ex compagno della Santanchè, Alessandro Sallusti: i due, quando erano una coppia, erano anche in affari insieme e, rende noto Report, il direttore de Il Giornale si sarebbe prestato all’intestazine fittizia di un debito di una società della ministra, la cui mancata svalutazione ha contribuito a truccare i bilanci proprio di Visibilia.

Un fatto che, in realtà, Sallusti conferma ai microfoni della trasmissione: “Noi eravamo una famiglia, e quindi erano questioni intrafamiliari”.

Aldilà di tutto, la Santanchè rimane aggrappata alla poltrona di ministro, finché è li è intoccabile.

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