Roberto Sergio e la telefonata con Di Mare dopo la denuncia: «La Rai ha il dovere di risolvere». L’avvocato: «Devono risarcire»

Franco di Mare «è stato uno straordinario professionista, giornalista d’inchiesta, inviato, conduttore, dirigente, direttore. Persona garbata, elegante, gentile, disponibile, sempre vicino ai colleghi che lavoravano con lui». A parlare è Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai, che in un video postato sui social ha voluto ricordare lo storico giornalista televisivo morto venerdì 17 maggio, all’età di 68 anni. «Credo sia giusto ricordare il collega Franco Di Mare, da collega ma anche a nome di tutti i dipendenti e i colleghi e dell’azienda Rai», dice Sergio. E poi aggiunge: «Lo voglio ricordare anche con un colloquio che abbiamo avuto 15 giorni fa circa, dopo la sua denuncia, un colloquio dolce, affettuoso». Il riferimento è all’intervista rilasciata a Che tempo che fa in cui Di Mare si era presentato con il respiratore, aveva rivelato di soffrire di un tumore e aveva accusato le precedenti gestioni della Rai di averlo trattato senza rispetto. «Avevamo condiviso la sua drammatica situazione, oltre a risolvere alcune questioni che la Rai aveva il dovere di risolvere, avevamo anche detto di incontrarci – aggiunge Sergio – ma questo purtroppo non è stato possibile».

La telefonata tra Di Mare e Sergio non è stata però risolutiva. Lo rivela Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e avvocato del giornalista scomparso oggi. «Proseguiremo la battaglia di giustizia e raccogliamo il testimone dell’impegno di Franco Di mare contro l’amianto», commenta il legale. E poi aggiunge: «Sono reati perseguibili d’ufficio e come associazione siamo pronti a costituirci come parti offese. Chiederemo che i responsabili della morte di Di Mare siano individuati e puniti». Nell’intervista al programma condotto da Fabio  Fazio, il giornalista Rai aveva rivelato che il mesotelioma che lo ha ucciso è con ogni probabilità una conseguenza del suo periodo da inviato di guerra in Bosnia. «È la Rai che deve risarcire il danno. Spetta all’azienda verificare quali sono i rischi per un proprio dipendente che viene inviato in zone di guerra, in presenza di fibre di amianto in grande quantità e di materiali radioattivi, e mettere in atto tutte le misure di protezione necessarie», aveva detto il giornalista.

Bonanni, avvocato di Di Mare, era anche il legale di un ex dipendente Rai, Mariusz Marian Sodkiewicz, morto alcuni giorni fa a 62 anni, a causa di un tumore causato dall’esposizione all’amianto. Mariusz Marian Sodkiewicz aveva presentato una denuncia alla Procura di Roma chiedendo «di individuare e giudicare i dirigenti responsabili per la mancata protezione dei dipendenti esposti all’amianto «nella sede romana di Viale Mazzini dell’azienda pubblica». L’Osservatorio Nazionale Amianto, ricorda Bonanni, è «da tempo da tempo impegnato a fare chiarezza sulla presenza del ‘killer silente’ negli edifici della televisione di Stato».

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