Riforme o voto

E’ straordinariamente evidente la felice sintonia che collega il Capo dello Stato ed il Premier,  e che possiamo definire con il termine cooperazione. Una cooperazione che li congiunge nel fissare gli obiettivi. Napolitano lancia forte un allarme per il traguardo delle riforme che possono essere bloccate nella palude degli ottomila emendamenti,  e  scuda il governo dalle estremizzazioni che vogliono, di fatto, impedire la nascita del nuovo Senato   premendo per il superamento del bicameralismo paritario. Ma sorprendente è  che arrivi anche  il disgelo del Colle verso Silvio Berlusconi,  che non attaccando più i giudici delinea le condizioni per una condivisione, finora mancata, sulla riforma della giustizia. Sull’Italicum, diversamente, Napolitano immagina che possa essere ridiscusso “con la massima attenzione per criteri ispiratori e verifiche di costituzionalità, che possono indurre a concordare significative modifiche”. Per Matteo Renzi non è possibile riguardo al nuovo Senato nessuna forma di mediazione perchè il Parlamento è ad un bivio: “dimostrare di essere capace di cambiare facendo le riforme o si condanna da solo e si torna a votare”. La vicenda Galan ha rallentato i lavori di Palazzo Madama. Il sottosegretario Luca Lotti, braccio destro del premier, riceve la telefonata di un dirigente di Forza Italia in cui chiede di rinviare il voto sul carcere dell’ex governatore veneto di una settimana. Renzi dice ok per dare la possibilità a Galan di essere in aula, visto che si trovava in ospedale. Alla conferenza dei capigruppo Brunetta, che rema contro il patto del Nazareno, pretende che “si voti il rinvio, altrimenti saltano le riforme”. Renzi a strettissimo giro risponde così: “Se la mettono così, niente rinvio. Non accetto ricatti da nessuno, nemmeno da loro”. La Camera quindi vota l’arresto. Forza Italia vota allora le tappe forzate del nuovo calendario dei lavori.  Renzi, sempre di rimando, dice: “Vogliono andare fino al 15 agosto? Va bene, tanto io non vado in ferie”. Renzi è sicuro di poter dimostrare che le riforme si possono fare anche senza Berlusconi e senza Lega. E’ guerra aperta contro tutti ed i sondaggi dicono che il Pd è in crescita.

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