Riforme e La Russa: ‘Il premierato dà più peso al popolo’

Il cronoprogramma va visto sui cinque anni, perché il governo ha tutte “le carte in regola” per durare l’intera legislatura. Quindi, più che mettersi a correre per dare immediatamente seguito a tutte le riforme, è corretta la scelta di procedere passo passo, avviando un dibattito e concentrandosi in base alle priorità. A spiegarlo è stato Ignazio La Russa, intervenendo alla “Giornata del Riformista” a Napoli.  Credo che sia saggio il proposito del governo di non correre, di non dover soddisfare esigenze, dire diamo a qualcuno la riforma della democrazia diretta, all’altro la giustizia e all’altro l’autonomia”, ha detto il presidente del Senato, per il quale un atteggiamento di questo tipo “sarebbe un errore clamoroso”.

“Ci sono cinque anni, questo governo ha le carte per pensare di durare cinque anni e io credo che, se al terzo anno non è avviata una riforma tra quelle nel programma, allora è corretto lamentarsi. Prima del terzo anno, i punti del programma non risolti sono una normalità”, ha ricordato La Russa, sottolineando che “è corretto invece aprire il dibattito”.

“La prima riforma che si sta provando a fare, tra quelle importanti, è quella che dà al popolo maggiore peso, quella della democrazia diretta. Sarebbe un errore iniziare contemporaneamente qualcosa di più di una semplice apertura di dibattito sulla riforma della giustizia”, ha sottolineato La Russa, chiarendo che “non c’è da accelerare, c’è da iniziare perlomeno un dibattito attorno alle riforme”. “Sul premierato, se la conosco bene, Giorgia Meloni ha voluto scegliere la strada meno invasiva possibile dal punto di vista costituzionale”, ha poi proseguito il presidente del Senato, per il quale il premier “a ragione” ha pensato che è quella che “incide di meno di qualunque altra riforma di democrazia diretta sui poteri del presidente della Repubblica”. “È – ha chiarito – quella che mette meno di tutti la figura di una persona al comando”.

L’alternativa a questa riforma, ha ricordato La Russa, è l’immobilismo, e dunque “che si resti così e vinca un partito con meno elettori” o che arrivi “l’uomo della provvidenza che governa con maggioranze arcobaleno”. Due scenari rispetto ai quali si può aspirare a “qualcosa di meglio, di diverso, che dia più garanzie di durata di governo, con un’autorevolezza più sicura, un rapporto più chiaro con il capo dello Stato e la capacità di governare meglio le coalizioni”. Del resto, ha scherzato La Russa, la Costituzione “non ce l’ha portata Mosè, si può anche immaginare di cambiarla”.

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