Regionali in Molise, eletto Francesco Roberti. Crollo del M5S

Francesco Roberti è il nuovo presidente della giunta regionale del Molise. Ingegnere e docente scolastico, esponente di Forza Italia, Roberti è sindaco uscente di Termoli e presidente della provincia di Campobasso.

L’esito del voto regionale dimostra una volta di più l’apprezzamento degli italiani nei confronti della nostra proposta politica e dell’azione del governo guidato da Giorgia Meloni”.

Con la vittoria di Roberti tornano a essere sedici le Regioni governate dalla coalizione di centrodestra, mentre il centrosinistra mantiene solo Toscana, Emilia Romagna, Campania e Puglia. Il sorpasso era iniziato nel 2019 , con il successo di Vito Bardi in Basilicata, trasformandosi in una netta differenza nel corso degli anni. Nel 2023, dopo Fedriga in Friuli e Rocca nel Lazio, si tratta della terza vittoria consecutiva dell’alleanza che governa il Paese.

“Abbiamo proseguito la campagna elettorale dopo la morte di Silvio Berlusconi nel suo solco, e la vittoria sarà dedicata a lui” ha dichiarato il senatore di Forza Italia e presidente della Lazio, Claudio Lotito, eletto nella regione molisana. “Berlusconi mi ha chiamato pochi giorni prima di morire per sapere del Molise e io l’ho rassicurato garantendogli che avremmo vinto. La delega in bianco data dai molisani al centrodestra – ha concluso Lotito – dobbiamo tradurla in fatti e non in parole”.

“In Molise – ha scritto Maurizio Gasparri in una nota – si sta profilando una vittoria superiore alle aspettative. Il nostro primo pensiero è per Silvio Berlusconi: è la prima volta che andiamo alle urne nel suo ricordo e direi che il centrodestra unito lo ha onorato come si deve. Come Forza Italia abbiamo coraggiosamente puntato su Francesco Roberti, candidato che ho sostenuto personalmente, un amministratore concreto, capace e amato dalla sua gente. Con lui, come dice il suo slogan, il Molise è in buone mani. Ci avrà al suo fianco, così come ci ha avuto al suo fianco Donato Toma, che ringraziamo per il lavoro di questi 5 anni. Questo voto ha un significato nazionale: il governo Meloni e il centrodestra continuano a godere di ottima salute. Al centrosinistra auguriamo 10, 100, 1000 elezioni con Elly Schlein e Giuseppe Conte come leader: sono i nostri migliori alleati”.

Ad Elly Schlein le si sono ristretti gli alleati. Come ammette, senza però infierire, il responsabile Enti locali del Partito democratico Davide Baruffi: «Il Pd ha corso per provare a vincere. Lo ha fatto con generosità sostenendo la candidatura di Gravina perché ritenuta la più competitiva, ma anche ricercando il massimo del coinvolgimento e di allargamento della coalizione. Se questo ha pagato per il Pd altrettanto non si può dire per il resto delle liste al nostro fianco, cui va comunque un sincero ringraziamento».

I 5 Stelle invece sono crollati e hanno preso un terzo di quanto avevano ottenuto nel 2022. Perciò Schlein ammonisce i suoi: «Questa volta evitiamo psicodrammi. Dobbiamo procedere con la nostra agenda». Se il Pd reagisce così, il dato per il M5S invece è sconfortante. Il Movimento passa dal 24% dello scorso settembre a percentuali a una cifra sola. E l’esito del voto suona come un redde rationem per Conte, che ha puntato tutto sul Molise. Un «all-in» rischioso. Per la prima volta il leader finisce nel mirino. «I meriti di questo risultato sono tutti di Conte. La politica non funziona con un partito personale. Ha fatto fuori una classe dirigente e ora si vedono i risultati», attacca uno stellato. E c’è chi rimarca: «Non siamo più ai tempi del Re Sole».

I contiani fanno muro, parlano di «sconfitta attesa», di «flessione in linea con le Amministrative». Tuttavia anche tra i fedelissimi ci sono dei distinguo: c’è chi preferirebbe una corsa in solitaria del Movimento. «Anziché prendere un caffè al bar, forse serviva andare tra le gente, nelle piazze, ascoltare e fare i banchetti», taglia corto un altro stellato. La preoccupazione ora è in chiave Europee: riuscirà il Movimento a stare sopra la soglia del 10%?

Mentre Conte è per la prima volta sotto attacco nel suo partito, nel Pd ci si interroga sulle prospettive dell’alleanza con i 5 Stelle. E il risultato del partito non basta a fugare i dubbi, anche se Baruffi sottolinea che «il Pd sarà in campo come prima forza di opposizione e come secondo partito in regione».

Schlein invita tutti alla calma e poi spiega ai suoi: «Il Pd comunque c’è. L’alleanza è da costruire, ma sapevamo che la sfida in Molise era difficile e che il centrodestra stando ai dati delle Politiche era in vantaggio». Proprio per questa ragione qualche sostenitore della segretaria qualche tempo fa le aveva chiesto: «Ma perché vai a mettere la faccia su questa sconfitta?». La leader dem ha preferito assumersi le sue «responsabilità», convinta com’è che occorra costruire con fatica, tappa per tappa, il percorso per arrivare a un’alleanza in grado di competere con il centrodestra alle prossime Politiche.

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