Reddito di cittadinanza sospeso in un clima di disperazione. Ministro Calderone: ‘E’ il lavoro il rimedio vero alla povertà’

A scatenare Pd e M5S la revoca, come da programma elettorale e voto popolare, del reddito di cittadinanza. Tanto Elly Schlein quanto Giuseppe Conte hanno scommesso su tumulti, rivolte e barricate. In tandem hanno soffiato sul disagio, ma il raccolto non è andato oltre qualche piccolo focolaio di protesta in quel di Napoli. In compenso, sono magicamente riapparsi i lavoratori stagionali, costretti dalla revoca dell’assegno a guarire dalla sindrome da divano che sembrava averi irrimediabilmente colpiti.

Calderone lo sa e picchia forte contro i demagoghi di Palazzo Madama. Lo ha snocciolando le cifre dello sperpero legato alla misura grillina. «Dai controlli della Guardia di Finanza a decorrere dall’introduzione del reddito fino al primo semestre 2023 – scandisce il ministro del Lavoro –, risultano assegni indebitamente percepiti e indebitamente richiesti per un ammontare di 506 milioni». Più di mezzo miliardo. Chissà se ora Conte saprà ricavarne l’equivalente in numero di scuole e asili nido. Ammontano invece a 35.737 i percettori irregolari o con necessità di regolarizzare la posizione. Li hanno intercettati, spiega Calderone, tra il 2019 e il 2023 l’Ispettorato nazionale per il lavoro e i Carabinieri.

«L’emanazione dei decreti attuativi del dl sul lavoro – annuncia il ministro – consentirà la piena operatività delle nuove misure nel rispetto della tempistica prevista». Nuove misure che dovranno rivoluzionare completamente le metodiche dell’esecutivo rispetto al tema del lavoro. «L’azione del governo – ha infatti concluso il ministro Calderone – rappresenta il segno politico di un nuovo approccio culturale che si ispira al lavoro, come scritto nella nostra Costituzione. Noi vediamo nel lavoro la risposta alla povertà: è il mezzo migliore per contrastare le condizioni di indigenza».

Conte e i Cinquestelle per recuperare qualche voto si aggrappano disperatamente al reddito di cittadinanza, sperando sia il loro cavallo di Troia. Straparlano, urlano, descrivono l’Italia come un Paese nelle mani di mostri cattivi che vogliono decapitare i poveri, distruggere le famiglie, scatenare la “guerra”.  Conte parla di «disastro», di «bomba sociale». Sì, proprio lui che in piena pandemia pensava ai monopattini e a sprecare quattrini con i banchi a rotelle finiti nell’immondizia. Proprio lui che –  di fronte allo scandalo del reddito di cittadinanza che beccavano spacciatori, camorristi, scippatori, lavoratori in nero – non ha mai detto una sola parola. Fa finta di non capire neppure che la trasformazione dello strumento è necessaria e che i deboli sono tutelati.

«Sulle comunicazioni di sospensione del reddito di cittadinanza via sms, Conte dimostra la consueta dose di ipocrisia e irresponsabilità», afferma Silvio Giovine, di FdI. «Convocazioni e comunicazioni a chi lo percepiva sono sempre arrivate tramite messaggio sul telefonino sia dal suo governo sia dall’esecutivo a guida Draghi. Che si sarebbe arrivati al questa sospensione era per altro ben noto a tutti dall’approvazione della legge di bilancio a fine 2022. Agitare le piazze, alimentare la tensione, rappresenta un pericoloso tentativo di strumentalizzare a fini elettorali le fasce più deboli della popolazione». Fasce «illuse proprio da una misura fortemente diseducativa, che non ha prodotto alcuno dei risultati dichiarati. E che ha totalmente fallito sia sul fronte della lotta alla povertà sia su quello relativo al reinserimento dei precettori»-

«È preoccupante che esista un’opposizione che chiede al governo di “ripristinare l’erogazione del reddito di cittadinanza anche al fine di evitare il diffondersi delle proteste e il rischio di episodi di violenza”. Nel quesito che hanno posto al question time i pentastellati denotano uno scarso senso della democrazia ha detto Augusta Montaruli, vicepresidente dei deputati di Fratelli d’Italia: «Il diritto a manifestare è sacrosanto se finalizzato all’esternazione di un’idea, mai a una minaccia contro qualcuno né un modo per obbligare l’esecutivo a una scelta. Né si possono orientare scelte additando le violenze. Sembra quasi che qualcuno auspichi l’aggressione pur di ottenere un passo indietro sul reddito».

Sulla gestione della nuova fase relativa al Reddito di cittadinanza, l’ANCI Sicilia chiede un incontro urgente alla Regione per valutare misure temporanee di sostegno.

“I servizi sociali dei comuni  – spiegano Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’ANCI Sicilia – in queste ore stanno lavorando con personale limitato nel tentativo di far fronte alle tante richieste provenienti dai cittadini per avviare le prese in carico che consentiranno la riattivazione del reddito fino al 31 dicembre”.

“Appare chiaro a tutti  – continuano Amenta e Alvano – che in Sicilia, per coloro che non potranno essere presi in carico, le prospettive occupazionali sono limitate ed emergono anche i problemi organizzativi legati alle attività dei Centri per l’impiego”.

“Al malessere che emerge da tale situazione – conclude il presidente dell’Associazione dei comuni siciliani – occorre dare risposte concrete e per questo chiediamo alla Regione siciliana, anche attraverso un confronto con l’assessore regionale della Famiglia, Nuccia Albano, e i dipartimenti competenti, di mettere in atto provvedimenti temporanei destinati ad accompagnare in questa fase, e per i previsti percorsi formativi , coloro che non possono essere presi in carico dai servizi sociali. Bisogna assolutamente evitare reazioni incontrollate che mettano a repentaglio l’ incolumità degli amministratori locali e  dei dipendenti degli enti, come avvenuto  nel comune di Terrasini”.

Inps lavora perché ci sia sinergia tra l’Istituto, i centri per l’impiego, i servizi sociali e gli enti di formazione nel gestire le nuove norme sul reddito di cittadinanza che prevedono la sospensione dopo sette mesi di percezione del sussidio se nella famiglia non ci sono minori, disabili o anziani.

Il direttore dell’area metropolitana di Napoli dell’Inps, Roberto Bafundi spiega che presto partirà “una forte campagna di comunicazione” per dare tutte le informazioni in modo che si possa velocemente andare verso un patto di inclusione o di formazione lavoro.

Potranno rivolgersi ai centri per l’impiego i 159mila nuclei con componenti in età da lavoro compresa fra i 18 e i 59 anni che hanno ricevuto la notifica della sospensione del reddito di cittadinanza.

Altri 88mila famiglie ‘fragili’, invece, sono già state avviate alla valutazione dei Servizi Sociali. E’ quanto afferma il comunicato diffuso dal ministero del Lavoro sulla fase di transizione dal Reddito di Cittadinanza ai due nuovi strumenti di aiuto, l’Assegno di Inclusione e il Supporto alla Formazione e Lavoro.

Nell’incontro avuto al ministero del Lavoro, le Regioni hanno presentato alcune criticità sul decreto lavoro, e quindi anche sulle nuove misure di sostegno che prenderanno il posto del Reddito di cittadinanza. I governatori, in particolare, hanno segnalato di non essere stati “ancora informati sulle caratteristiche e la funzionalità” della piattaforma Siisl, alla quale bisognerà iscriversi per poter usufruire dell’assegno di inclusione. Le Regioni, inoltre, suggeriscono di pensare ad una “modalità transitoria” nel caso in cui si dovesse riscontrare una “non funzionalità” della piattaforma.

Sarà regolarmente attiva a partire dal primo settembre la piattaforma Siisl, lo strumento che servirà per la gestione del supporto per la formazione e il lavoro (Sfl). Lo rende noto il ministero del Lavoro in una nota nella quale informa che l’indicazione è stata fornita nell’incontro con le regioni. “Al fine di velocizzare il più possibile la presa in carico di tutti i potenziali beneficiari delle nuove misure – prosegue la nota – il ministero del lavoro sta seguendo con attenzione il potenziamento della rete territoriale dei Centri per l’Impiego. Nei prossimi giorni sarà convocato un ulteriore incontro”.

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