Pensioni, spunta Quota mamma: 12 mesi di anticipo per figlio. La proposta


Tra le varie proposte con cui i sindacati si preparano a riaprire il cantiere sulla riforma delle pensioni, che potrebbe decollare entro metà mese, spunta la cosiddetta “Quota mamma”, ovvero il riconoscimento di 12 mesi per figlio per anticipare l’età della pensione.

È la proposta lanciata dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in occasione dell’iniziativa di Cgil, Cisl, Uil sulle pensioni.

“Secondo noi sarebbe necessario almeno un ulteriore intervento dedicato alle donne con figli: il riconoscimento di 12 mesi per figlio per anticipare l’età della pensione oppure a scelta della lavoratrice incrementare il coefficiente di calcolo della pensione”, ha affermato in una nota.

Una proposta che trova d’accordo Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale. “La maternità è (anche) un lavoro da riconoscere: apprezzo l’idea dei sindacati di dare alle donne un anno di sconto sull’età pensionabile per ogni figlio. E’ la proposta di legge su ‘Quota mamma’ che presentai nel 2020, è arrivato il momento di discuterne sul serio”, ha affermato su Twitter.

Quota 100 terminerà la sua sperimentazione con il prossimo dicembre, i tavoli sulle politiche attive e la riforma degli ammortizzatori sono nella fase di discussione con le parti sociali e sono finalmente partite le Commissioni tecniche chiamate a valutare sia la possibilità di separare la spesa previdenziale da quella assistenziale che ad individuare il perimetro dei cosiddetti lavori gravosi. Quindi tra le proposte dei sindacati non c’è solo l’anticipo per le mamme, ma ci sono anche:

  • pensione di garanzia per i giovani,  lavoratori discontinui e con basse retribuzioni;
  • tutela delle donne, le maggiori vittime dell’inasprimento dei requisiti pensionistici degli ultimi anni;
  • tutela dei lavori di cura, di chi svolge lavori usuranti e gravosi;
  • sostegno del reddito dei pensionati;
  • rilancio della previdenza complementare e trasparenza sui dati della spesa previdenziale e assistenziale.

Nei giorni scorsi il presidente Inps, Tridico, aveva dato corpo ad una ipotesi di pensionamento ispirato ad una maggiore flessibilità senza che questa gravi sulla sostenibilità della spesa pensionistica per le casse dello Stato, che è poi il cuore del problema.

La proposta Tridico prevede la divisione in due dell’assegno pensionistico:

  • solo la parte contributiva potrebbe dare corso ad una uscita verso i 62-63 anni con 20 anni di contribuzione e al relativo pagamento. Questa parte, aveva sottolineato Tridico, si potrebbe legare alla cosiddetta staffetta generazionale che prevede un orario ridotto per fare spazio a nuovi giovani occupati;
  • la parte retributiva invece, si potrebbe ottenere solo al raggiungimento dei 67 anni prevedendo alcune agevolazioni come lo sconto di 1 anno per ogni figlio per le donne lavoratrici oppure 1 anno in meno ogni 10 anni di lavori usuranti e gravosi.

Allo studio dell’Inps anche una possibile pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue che si profilerebbe come un sostegno strutturale per gli assegni di pensione bassi.

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Tra le varie proposte con cui i sindacati si preparano a riaprire il cantiere sulla riforma delle pensioni, che potrebbe decollare entro metà mese, spunta la cosiddetta “Quota mamma”, ovvero il riconoscimento di 12 mesi per figlio per anticipare l’età della pensione.

È la proposta lanciata dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in occasione dell’iniziativa di Cgil, Cisl, Uil sulle pensioni.

“Secondo noi sarebbe necessario almeno un ulteriore intervento dedicato alle donne con figli: il riconoscimento di 12 mesi per figlio per anticipare l’età della pensione oppure a scelta della lavoratrice incrementare il coefficiente di calcolo della pensione”, ha affermato in una nota.

Una proposta che trova d’accordo Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale. “La maternità è (anche) un lavoro da riconoscere: apprezzo l’idea dei sindacati di dare alle donne un anno di sconto sull’età pensionabile per ogni figlio. E’ la proposta di legge su ‘Quota mamma’ che presentai nel 2020, è arrivato il momento di discuterne sul serio”, ha affermato su Twitter.

Quota 100 terminerà la sua sperimentazione con il prossimo dicembre, i tavoli sulle politiche attive e la riforma degli ammortizzatori sono nella fase di discussione con le parti sociali e sono finalmente partite le Commissioni tecniche chiamate a valutare sia la possibilità di separare la spesa previdenziale da quella assistenziale che ad individuare il perimetro dei cosiddetti lavori gravosi. Quindi tra le proposte dei sindacati non c’è solo l’anticipo per le mamme, ma ci sono anche:

  • pensione di garanzia per i giovani,  lavoratori discontinui e con basse retribuzioni;
  • tutela delle donne, le maggiori vittime dell’inasprimento dei requisiti pensionistici degli ultimi anni;
  • tutela dei lavori di cura, di chi svolge lavori usuranti e gravosi;
  • sostegno del reddito dei pensionati;
  • rilancio della previdenza complementare e trasparenza sui dati della spesa previdenziale e assistenziale.

Nei giorni scorsi il presidente Inps, Tridico, aveva dato corpo ad una ipotesi di pensionamento ispirato ad una maggiore flessibilità senza che questa gravi sulla sostenibilità della spesa pensionistica per le casse dello Stato, che è poi il cuore del problema.

La proposta Tridico prevede la divisione in due dell’assegno pensionistico:

  • solo la parte contributiva potrebbe dare corso ad una uscita verso i 62-63 anni con 20 anni di contribuzione e al relativo pagamento. Questa parte, aveva sottolineato Tridico, si potrebbe legare alla cosiddetta staffetta generazionale che prevede un orario ridotto per fare spazio a nuovi giovani occupati;
  • la parte retributiva invece, si potrebbe ottenere solo al raggiungimento dei 67 anni prevedendo alcune agevolazioni come lo sconto di 1 anno per ogni figlio per le donne lavoratrici oppure 1 anno in meno ogni 10 anni di lavori usuranti e gravosi.

Allo studio dell’Inps anche una possibile pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue che si profilerebbe come un sostegno strutturale per gli assegni di pensione bassi.

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