Pd e capogruppo Camera: guerra di correnti su Marianna Madia e Debora Serracchiani

Marianna Madia e Debora Serracchiani, una poltrona per due. Così avevano titolato i giornali a proposito della competizione tra le due parlamentari dem per il posto di capogruppo alla Camera. Enrico Letta non aveva voluto scegliere, augurandosi persino una “sana competizione” che – ha dichiarato – fa sempre bene.

Ma nel Pd la sana competizione si è rivelata una lotta tra correnti e Marianna Madia, vedendosi svantaggiata, ha deciso di uscire allo scoperto. E lo ha fatto con una lettera aperta nella quale accusa Graziano Delrio. Debora Serracchiani ha infatti avuto l’appoggio di Base riformista. E oltre a ciò, se martedì venisse eletta dai deputati dem, dovrà lasciare la presidenza della commissione Lavoro, che fa gola a Forza Italia.

La Madia è chiara:  “Care colleghe, cari colleghi,   la verità rende liberi. E parlarci con chiarezza e trasparenza, senza bizantinismi, penso possa aiutare a riannodare il filo spezzato di una comunità democratica che è viva ed esigente con chi la rappresenta. Penso valga la pena insistere e provarci fino in fondo a cambiare in meglio il nostro partito’, spiega la deputata ripercorrendo la vicenda della sua candidatura con quella di Debora Serracchiani: ‘Con Graziano Delrio, che ho sempre considerato persona di valore, ci legano anni di lavoro comune prima al Governo e poi in questa legislatura così complicata. E’ stato proprio lui, dopo aver accettato l’invito del nuovo segretario a fare un passo indietro, a chiedermi di mettermi in gioco con la mia candidatura insieme a quella della mia amica stimata Debora Serracchiani. Senonché quello che poteva essere un confronto sano tra persone che si stimano si è subito trasformato in altro. Immediatamente si è ripiombati nel tradizionale gioco di accordi trasversali più o meno espliciti con il capogruppo uscente, da arbitro di una competizione da lui proposta, che si è fatto attivo promotore di una delle due candidate, trasformando ai miei occhi il confronto libero e trasparente che aveva indetto in una cooptazione mascherata.  Debora è una persona autorevole. Ma, ripeto, di cooptazione mascherata si tratta. Questa distanza tra forma e sostanza non è sana: non far seguire a ciò che diciamo il nostro comportamento penso sia una delle cause del perché non riusciamo più a esprimere la vocazione espansiva del nostro partito. Non posso negare il dispiacere umano per quello che si è verificato. Non è un problema solo di questo passaggio, ma più in generale di come si fa politica’.

Graziano Delrio respinge le accuse e si difende: “Non ho fatto trattative anche perché direi di aver già fatto la mia parte. E forse di non meritare accuse di manovre non trasparenti o di potere visto che a quel potere ho voluto rinunciare lasciando immediatamente il mio incarico.  Certe parole mi feriscono oltremodo perché non corrispondono alla realtà e perché vengono da persona che ho stimato sempre. Credo e spero che si tratti di amarezza e, mi sia consentito, la mia storia personale e politica parla per me’.

Anche Debora Serracchiani si è sentita in dovere di replicare e anche lei ha scritto una lettera ai deputati dem: “Non posso credere che Marianna intenda riferirsi a me  come a una persona cooptabile e quindi, dovrei supporre, non autonoma. No, l’autonomia è stata la cifra della mia storia personale e politica, e anche quando sono stata accanto a qualcuno l’ho fatto lealmente, condividendo idee e mantenendo libertà di giudizio”.

‘Non mi è difficile intuire quanto il nostro gruppo sia attraversato da qualcosa che si definiva pudicamente disagio, sempre le incomprensioni e le tensioni lasciano segni brucianti. E allora mi chiedo se martedì prima del voto Debora e Marianna vogliano e possano offrire la propria proposta al gruppo’,    scrive in una lettera ai parlamentari la deputata Pd Barbara Pollastrini, parlando del voto per la capogruppo: “Serviranno profondo rispetto, una nuova reciprocità e limpidezza. Sto molto dalla parte delle donne e delle ragazze più giovani. Vedo il talento, il grande impegno delle colleghe e le troppe insidie maschili mescolate a qualità. Ho compagne e compagni di banco preziosi e di Del Rio una sincera considerazione. Il segretario ha prodotto una scossa forte. Ed Enrico stesso la definisce una premessa, una precondizione. Allora  dico in punta di piedi a Marianna e Debora e ognuna, ognuno di noi dopo l’albero scosso e qualche ferita, vediamo come immetterci nella faticosa battaglia per cambiare le logiche e l’agenda del potere, perché di potere si può anche morire”.

‘Grazie per le vostre risposte’ risponde Marianna Madia, che sottolinea di non aver mai detto della Serracchiani che ha mancanza di autonomia. Non l’ho mai detto, mai scritto, mai neanche pensato. Ringrazio Barbara per le sue sapienti parole che mi portano a ulteriori riflessioni e per il suo invito al dialogo e alla limpidezza. Un abbraccio a tutte e tutti, Marianna”.

“Marianna Madia e Serracchiani – incalza su Twitter la deputata Pd Susanna Cenni, della segreteria nazionale dem, elencando alcune priorità della legislatura, come lavoro, lealtà al Governo Draghi, donne, ripartenza del Paese. proviamo ad azzerare i giochi correntizi e maschili e discutiamo di questo?”.
“Io ci sono”, risponde sempre su Twitter Madia.

Alla Camera il match Serracchiani-Madia non si concluderà prima di martedì e lo scontro, a colpi di accuse di cooptazione e correntismo, sta dilaniando il gruppo parlamentare.

Ma in verità, dietro la diatriba tra le due protagoniste si cela uno scontro tutto di potere: su Serracchiani è stato chiuso un patto tra area Franceschini e Base riformista (i cosiddetti ex renziani, che otterranno il capogruppo vicario Piero De Luca), che finirebbe per emarginare dalla gestione del gruppo parlamentare orlandiani e zingarettiani. Che dunque hanno puntato su Marianna Madia per cercare di incrinare il nuovo equilibrio. Come finirà si saprà martedì, anche se i numeri sono dalla parte di Debora Serracchiani.

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