Palermo. L’ex fidanzato si costituisce: “Ho perso la testa”

“Non so cosa mi è preso, ero in preda ad un raptus ed ho perso la testa”. Dopo ben tre ore di interrogatorio Samuele Caruso che ieri ha ferito la ex fidanzata Lucia Petrucci, di 18 anni ed ha ucciso a coltellate Carmela, la sorella minore che per difendere la primogenita le ha fatto scudo con il suo corpo,  ha confessato sia l’aggressione, sia il delitto. A scatenare la furia omicida, la fine della storia d’amore con Lucia, che Samuele non riusciva a digerire. Da settimane infatti Caruso perseguitava Lucia.  Il Pm ora  chiederà al Gip la convalida del fermo e la misura della custodia cautelare in carcere.

 

 

17enne trovata morta nell’androne di un palazzo, accanto la sorella ferita. Voleva solo difendere la sorella dalla furia assassina del suo ex ragazzo. Così le ha fatto  scudo con il suo corpo, perdendo la vita a soli 17 anni. La ragzza, Carmela Petrucci, è stata trovata morta all’interno dell’androne del suo palazzo, in via Uditore a Palermo. Accanto al cadavere la sorella maggiore Lucia, ferita a coltellate.

La 18enne si trova ora all’ospedale Civico in codice rosso, ma non è in pericolo di vita.

Grazie alle dichiarazioni della sorella maggiore, la polizia si sarebbe subito messa sulle tracce dell’assassino per poi catturarlo. Secondo quanto trapelato, il 22enne Samuele, che aveva avuto una relazione di un anno con Lucia, è stato  preso  alla stazione di Bagheria. Il ragazzo sarebbe stato incastrato dal segnale del suo telefonino. Gli investigatori sono infatti riusciti a rintracciarlo mentre stava per salire su un treno, seguendo le celle a cui si è  agganciato il suo cellulare. Secondo le prime informazioni l’aggressione sarebbe avvenuta al culmine di una lite. Il giovane, infatti, non si rassegnava alla fine della relazione con la sorella della vittima.

Intanto ieri  davanti il palazzo di via Uditore,  si sono radunati alcuni compagni di scuola in lacrime delle due adolescenti e agenti della polizia. A ritrovare le ragazze, sono stati i dipendenti del supermercato Conad che comunica dall’interno con l’androne del palazzo in cui le due ragazze  abitavano.

“Intorno alle 13.15 – racconta Pippo Gambino, 43 anni, il magazziniere al Conad – insieme a un mio collega abbiamo sentito delle urla. Allora ci siamo precipitati per vedere cosa stava succedendo – e appena siamo arrivarti davanti al portone dai vetri abbiamo visto le ragazze in una pozza di sangue, abbiamo citofonato e ci è stato aperto il portone. Subito dopo abbiamo chiamato prima la polizia e poi il 118”. L’uomo ha inoltre spiegato che la nonna delle due ragazze si trovava al supermercato a fare la spesa, prima che le trovassero, mentre in casa delle ragazze c’era il fratello. “Conosco la ragazza – conclude – era una giovane tutta casa e chiesa e conosco anche la famiglia, venivano sempre a fare la spesa qui da noi”.

 

 

 

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