Medecins Sans Frontieres (MSF) field coordinator, Michele Telaro, together with two members of the Bourbon Argos crew, distribute lifejackets during a rescue operation in the Mediterranean Sea, Wednesday, Oct. 26, 2016. The U.N. refugee agency said Wednesday that the death toll for migrants in the Mediterranean has reached at least 3,800 this year so far, making 2016 the deadliest year on record. (Borja Ruiz Rodriguez/MSF via AP)

Migranti: sbarchi dimezzati, serve un modello Caivano per l’Africa

La Libia chiede l’aiuto dell’Italia per gestire i flussi migratori nel “rispetto degli standard umanitari”, ma è fortemente colpita dal traffico di esseri umani, un fenomeno dal quale traggono profitto “organizzazioni mafiose potentissime in grado di destabilizzare il Paese”. Lo afferma ad “Agenzia Nova” il vice ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli.

Cirielli è reduce da una missione in Libia insieme al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi dove hanno incontrato a Tripoli il responsabile degli Affari esteri incaricato del Governo di unita’ nazionale (Gun) libico, Al Taher Salem al Baour, e il ministro dell’Interno, Imad Trabelsi. “Abbiamo trovato grande disponibilita’ nei confronti del governo italiano, che viene visto come il tramite principale verso l’Unione Europea e in generale verso il mondo occidentale”, afferma Cirielli.

Gli interlocutori libici, aggiunge il vice ministro, “hanno voluto ringraziare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per aver messo al centro dell’agenda dell’Ue e del G7 la questione africana e del Mediterraneo, per l’iniziativa dei Med Dialogues e per tenere sempre alto l’impegno per lo sviluppo e di stabilita’ di tutta l’area mediterranea”. Secondo una nota diffusa ieri dal ministero dell’Interno libico, il problema dell’immigrazione clandestina in Libia rischia di peggiorare e l’Italia dovrebbe offrire il suo “sostegno nello sviluppo della capacita’ della polizia, sia attraverso corsi di formazione che attraverso supporto tecnico”.

Un “modello Caivano” per dare seguito agli intenti del Piano Mattei e chiudere spazio ai trafficanti nelle nuove rotte che hanno identificato, dopo gli interventi positivi che hanno frenato gli arrivi di migranti dalla Tunisia: è quello che il premier Giorgia Meloni ha presentato al governo, nel corso della sua informativa in Consiglio dei ministri sul tema dell’immigrazione.

“Prima con la Conferenza Internazionale su Sviluppo e Migrazioni, poi con la conferenza Italia-Africa si è avviato il percorso del Piano Mattei. Il tratto che nessuno deve dimenticare è che non abbiamo in mente un modello di cooperazione predatorio con le Nazioni africane bensì collaborativo, e rivendichiamo tra i tanti diritti da tutelare anche il diritto a non emigrare”, ha ribadito Meloni ai ministri.

“Dobbiamo insistere con le Nazioni della regione del Mediterraneo allargato e dell’Africa Sub-Sahariana, per un metodo di lavoro condiviso -ha aggiunto Meloni – che faccia contrastare insieme gli sbarchi di migranti sulle nostre coste, cooperando per colpire la rete dei trafficanti e aiutando le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare”. “Crediamo in questo metodo e ci sentiamo confortati da piccoli segnali di speranza. Pensiamo – ha spiegato il presidente del Consiglio – al consistente calo degli sbarchi negli ultimi 4 mesi: comparando le settimane di inizio anno rispetto all’analogo periodo del 2023 siamo al – 41%”.

I risultati conseguiti, però, ha di fatto avvertito Meloni, non devono far dimenticare la difficoltà della sfida. “È tuttavia una rincorsa continua”, ha avvertito il premier, ricordando che “contenere gli arrivi lungo una rotta porta all’attivazione o riattivazione di un’altra direttrice”. Così, “se 5 mesi fa la nostra prima preoccupazione erano gli arrivi dalla Tunisia, oggi lo è divenuta la costa della Tripolitania, che sta facendo registrare un incremento di partenze”. Meloni ha ricordato che “fra le nuove fonti di pressione vi sono anche gli arrivi dal Sudan, a seguito del conflitto iniziato nell’aprile 2023: i profughi sudanesi non si fermano più in Egitto, ma giungono in Libia, e da lì vengono da noi; e la decisione della giunta golpista in Niger di decriminalizzare in traffico di migranti, con conseguente aumento dei movimenti migratori da quell’area”.

Dunque, “dobbiamo tenere alta l’attenzione. E per questo – ha chiarito il premier – ho bisogno di tutto il governo, poiché quello che immagino operativamente, e mediaticamente, è un “modello Caivano” da proporre per il nord del Continente africano, in modo particolare per la Tunisia e la Libia, ben consapevoli delle differenze sussistenti tra Tripolitania e Cirenaica”. “Dobbiamo sforzarci di far sentire ad entrambe le Nazioni la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà. Pensiamo innanzitutto a impostare tavoli ministeriali che rafforzino la collaborazione”, è stata dunque l’indicazione. “Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti, controlliamone l’esecuzione, coordinando, come per Caivano, le presenze, in modo – ha concluso il premier – che siano cadenzate e diano il senso della continuità”.

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