Meloni-Erdogan: l’intesa sui migranti rilancia il Piano Mattei

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha visitato il gran Bazar di Istanbul accolta dagli applausi dei presenti. Meloni ha bevuto un caffè turco e ha fatto una passeggiata all’interno del mercato prima dell’incontro con il presidente turco Receep Tayyp Erdogan. «Benvenuto onorevole!». Le urla e gli applausi con cui Giorgia Meloni è accolta al Kapalıçarşı, il grande bazar di Istanbul, uno dei più antichi del mondo, sembrano quasi sorprendere il  premier.

Si tratta della prima visita in Turchia del presidente del Consiglio e sarà l’occasione “per confermare la strategicità del partenariato, a livello bilaterale, in ambito Nato e nel bacino Mediterraneo a livello bilaterale e in ambito Nato, con un focus su Medioriente e migranti”, spiegano fonti diplomatiche italiane. Tuttavia, non mancherà nel faccia a faccia di Istanbul tra Meloni ed Erdogan un confronto sull’invasione russa dell’Ucraina, alla luce della Presidenza italiana del G7. Il bilaterale in agenda in serata segue i colloqui tra i due leader già avvenuti a margine degli incontri multilaterali di Bali, Vilnius, New York e Dubai.

L’ex ambasciatore italiano in Turchia Carlo Marsili non ha dubbi a riguardo: quella della Meloni in Turchia da Erdogan è una missione «importante e significativa anche dal punto di vista simbolico», che arriva in un momento in cui ci sono «problemi di carattere internazionale che riguardano da vicino i due Paesi, innanzitutto il conflitto in Medio Oriente». Ma anche il conflitto russo-ucraino, su cui «si possono raggiungere convergenze maggiori».

In particolare, allora, nella sua disamina l’ambasciatore pensa alla prossima Conferenza Italia-Africa, un «tentativo del governo di rilanciare il Piano Mattei» e, relativamente all’incontro di ieri, al «tipo di collaborazione che la Turchia potrà dare all’Italia sul piano dei rapporti con l’Africa e sul contrasto all’immigrazione irregolare, che passa per la Libia», dove la «presenza turca è fortemente consolidata», «perché la Turchia ha avuto in questi ultimi anni una penetrazione molto forte nei Paesi africani», sia a livello di «rapporti politici che di collaborazione sul piano economico e commerciale».

Uno di fronte all’altro, allora, Meloni – a Istanbul anche in qualità di presidente di turno del G7 – e Erdogan analizzano i dossier sul tavolo e i punti nevralgici dello scenario internazionale in cui, come noto, la Turchia si è fin qui ritagliata un ruolo di mediazione centrale nella ricerca degli equilibri possibili. Un impegno per cui la premier ha comunque ringraziato Erdogan per «i costanti sforzi di mediazione diplomatica di Ankara» sulla «riattivazione della Black sea grain initiative» mirata a «sbloccare l’invio di grano dai porti ucraini dopo che nel luglio scorso la Russia non ha rinnovato l’accordo». Ma su cui, al tempo stesso, non possono sfuggire le contraddizioni in essere.

Contraddizioni che animano ruoli e mansioni sullo scacchiere internazionale, in cui Erdogan si è proposto in funzione di arbitro mediatore, senza però risolvere fin qui –come rileva ‘Il Giornale’  – le evidenti ambivalenze in campo. La Turchia – scrive allora il quotidiano milanese – «è occidentale ma musulmana. Fa parte della Nato (secondo contributore di truppe dopo gli Stati Uniti) ma parla e fornisce materiale bellico a Vladimir Putin. E si fa forte di queste contraddizioni per trattare e mediare: dagli ostaggi israeliani prigionieri di Hamas ai corridoi sul grano di Kiev, una delle armi di ricatto di Mosca nei confronti dell’Occidente».

Una partita complessa, quella in corso, che al momento vede fischietto e cartellini nelle mani della Turchia, e che interseca il delicatissimo fascicolo immigrazione, con la Libia punto di approdo e di ripartenza ormai da anni di flotte di scafisti e migranti sulla sua rotta. Un tema nevralgico spiccato tra i punti all’ordine del giorno del bilaterale di ieri a Istanbul, con Meloni e Erdogan impegnati a ridefinire e rinvigorire linee d’intervento e operatività sul fronte della cooperazione migratoria. Un fronte che, come rilevato già ieri, lo scorso anno ha portato ad una riduzione del 56% dei flussi irregolari lungo il corridoio Italia-Turchia.

Da Palazzo Chigi, sinergie e  cooperazione saranno sempre più strette, e su cui i rispettivi ministeri di Italia e Turchia intendono coordinarsi e raggiungere un’intesa a breve. Proprio sulla Libia, infatti, spiega l’inviato a Istanbul de ‘Il Giornale’, «il confronto era stato avviato a settembre scorso, quando – a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York – Antonio Tajani, vicepremier e titolare della Farnesina, aveva avuto un lungo confronto con il suo omologo turco. Ora i due dovrebbero a breve sottoscrivere un memorandum d’intesa tra Italia e Turchia». Un punto che già poco prima che il vertice Meloni-Erdogan cominciasse, l’ambasciatore Marsili aveva evidenziato, inserendolo tra quelli più significativi del confronto tra i due leader.

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