Marchionne choc: “Pronti a chiudere due stabilimenti in Italia”

“L’indebolimento dell’euro verso il dollaro aiuta, non chiederò più rottamazioni, ma servono costi competitivi, l’utilizzo pieno e flessibile degli impianti e una regia nel rapporto tra l’industria e la ricerca”. L’amministratore delegato di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, offre un ‘patto per la competitività’ ai sindacati e al governo dalle pagine del Corriere della Sera ma minaccia di chiudere due stabilimenti italiani se non sarà colta l’opportunità di esportare negli Usa. Il ragionamento di Marchionne è semplice: gli Usa hanno chiuso un certo numero di fabbriche e questo dà la possibilità a “Messico, Canada o Europa” di soddisfare “un terzo della domanda di auto”. E “Chrysler non riaprirà i siti ceduti alla liquidazione. Dunque è la Fiat che potrà esportate negli Usa e vincere la sfida del mercato a stelle e strisce. “Questo penso di fare per l’Italia ed è per questo – precisa il numero  uno del Lingotto – che trovo insopportabilmente razzista dipingermi come un uomo senza patria”.  Nella lunga intervista rilasciata al quotidiano di via Solferino, Marchionne parla anche di elezioni americane, articolo 18, Confindustria e di Mario Monti. Per gli Usa si augura un “un risultato elettorale chiaro con la stessa maggioranza al Congresso e alla Casa Bianca”. Qualche dubbio nutre sulla politica italiana, “non è in condizioni floride”. Però, sottolinea l’ad della Fiat,  “il nuovo governo, in pochissimo tempo, ha dato al mondo l’idea di un Paese che sta svoltando. Un successo incredibile. Ero a Washington durante la visita del premier Mario Monti. Ha avuto un’accoglienza straordinaria: Monti è stato un’ora a colloquio con il presidente Obama, ha riscosso grandissima attenzione al Peterson Institute, il think tank più importante. L’America è un animale enorme, che tende a percepire tutti gli altri come piccoli. Non è facile che dia tanta importanza ai suoi ospiti”. E il premier italiano è riuscito ad incassare un successo insperato. Ora, aggiunge, “conviene investire in Italia, man mano che le riforme del governo Monti vanno avanti”. Ma un ostacolo potrebbe essere rappresentato da quell’articolo 18 che “ha solo l’Italia”. “Meglio assicurare le stesse tutele ai lavoratori in uscita in modi diversi, analoghi a quelli in uso negli altri Paesi”, dice Marchionne. “La Fiat, comunque, sta investendo in Italia e con i nuovi contratti ora possiamo lavorare”. Assicura che Mirafiori tornerà a regime entro la fine del 2014 con un modello Fiat e uno Chrysler. E alla leader della Cgil dice : “forse parla troppo della Fiat e di Marchionne sui media, e troppo poco con noi”.

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