L’alternativa al green pass è il vaccino obbligatorio

Incentivare è meglio che costringere, è giusto che l’ingresso nei luoghi di lavoro sia consentito solo a chi ha il green pass. Perché se nel corso di una pandemia si può concedere la libertà di non vaccinarsi e quindi di mettere in pericolo se stessi, è paradossale consentire, d’altro canto, di mettere in pericolo gli altri. Lo stesso Presidente del Consiglio, Draghi, più volte ha ribadito che il green pass serve ad aprire e non a chiudere. Ci consente di salire sugli aerei, sui treni, frequentare bar e ristoranti, di entrare in luoghi pubblici con molta più sicurezza e serenità di chi non ha il green pass. Certo il vaccino non è la soluzione finale del problema pandemico, ma è stato ampiamente dimostrato che limita i decessi e i casi gravi, di conseguenza ospedali e terapie intensive rimangono quasi vuoti. Non possiamo nasconderci che esiste anche una questione di libertà. A nessuno piace sottoporsi ad una vaccinazione. A nessuno fa piacere tirare fuori il green pass più volte al giorno. Ma tutti dobbiamo essere consapevoli che il Covid 19 ha cambiato il nostro modo di comportarsi e nessuno lo può ignorare. A tal proposito l’ipocrisia intellettuale, in questi giorni, abbonda: si sostiene di imporre il vaccino e non il green pass. Ritengono questi ultimi che la maggioranza degli italiani sia deficiente. Il green pass serve proprio ad evitare l’obbligo del vaccino. Nelle piazze continuano a manifestare gruppetti di No Vax e No green Pass, ma sono una sparuta minoranza sobillata e indirizzata dai soliti ignoti e da qualche politico che le strizza l’occhio per l’imminente tornata elettorale del 3 e 4 ottobre prossimo, ma che al governo e in Parlamento vota per l’estensione del green pass. Ma se vogliamo sperare in un autunno tranquillo, con scuole, palestre, teatri, cinema, bar e ristoranti aperti, con l’economia che riparte e un ritorno ad una vita sociale normale, non dobbiamo e né possiamo accontentarci del numero dei vaccinati raggiunti, ma dobbiamo convincere tutti. Occorrono, beninteso, ancora molti correttivi: non si capisce bene perché i teatri non possono aprire a chi ha il green pass senza limiti di capienza, mentre si può tranquillamente viaggiare in treno seduti vicino a persone che non si conoscono. Non voglio prendere in considerazione le teorie complottiste secondo cui dietro alla pandemia si nasconderebbe un piano mondiale che dovrebbe ridisegnare il nuovo ordine mondiale, non sono degne di nota e affiorano ogni qual volta capita un evento calamitoso che colpisce interi continenti. Ma sull’immenso potere economico e finanziario e di conseguenza anche politico che è stato consegnato nelle mani delle multinazionali del farmaco, qualcosa bisogna fare.  L’Europa in particolare dovrebbe sollecitare affinché si giunga presto ad una liberalizzazione della formula vaccinale e permettere così di curare anche i Paesi più poveri. Detto ciò una cosa è porsi delle domande e nutrire dei dubbi, altra è farsi del male da soli e procurarlo anche agli altri. In Italia sul green pass sono stati fatti passi enormi e le forze politiche che sostengono la maggioranza sembrano tutte compatte. E’ di queste ore che in alcune regioni del Nord le vaccinazioni giornaliere si sono triplicate. Ma si potrà fare di più se Salvini e i suoi faranno chiarezza al loro interno. Se prevarrà la tesi delle regioni a guida leghista, il futuro in termini elettorali e di consensi, per quello che un tempo fu il Carroccio, sarà sicuramente luminoso. Ma se dovesse ancora prevalere quella sorta di antieuropeismo mal celato, l’insofferenza verso gran parte della comunità scientifica, lo strizzare l’occhio ai No Vax o ai complottisti dell’ultima ora, a Salvini non resta che La Le Pen, ormai anche lei erede di un passato che tale è rimasto, senza un presente e con un futuro tutto da immaginare.

Andrea Viscardi

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