La corte d’appello di Bologna chiede la decadenza del seggio per Soumahoro. La moglie nega di aver comprato beni di lusso

Per il deputato Aboubakar Soumahoro la Corte d’Appello di Bologna ha chiesto alla Camera dei deputati che il seggio venga dichiarato decaduto. Al deputato è stata infatti contestata una scorretta rendicontazione di fondi pubblici erogati in campagna elettorale per un totale di 12mila euro.
Il deputato ha annunciato che farà valere le sue ragioni nelle sedi opportune: “Le aspetti meramente formali. I fondi, come previsto dalla legge, sono stati tutti utilizzati per la campagna elettorale: i miei avvocati stanno predisponendo il ricorso contro il provvedimento della Corte per confutare con precisione gli addebiti che sono stati sollevati nei miei confronti. Inoltre la Giunta delle elezioni che è l’organo parlamentare competente, riceverà quanto prima la mia documentazione per fare piena luce su ogni aspetto: sono sereno, dimostrerò la mia assoluta trasparenza nelle sedi opportune”.
In un precedente post pubblicato di X, Soumahoro aveva ribadito di non essere indagato evidenziando: “Non sono indagato, né risulto negli atti della Procura di Latina. Ribadisco di nuovo la mia ESTRANEITÀ. Nel rinnovare la mia fiducia nella giustizia, prendo atto della misura applicata alla mia compagna. Chiarirà nelle sedi opportune. Chiedo rispetto per la privacy di mio figlio”.
Era il 2015 quando sono iniziate le indagini a carico della Karibu da parte della Prefettura di Latina ma solo lo scorso maggio, dopo 8 anni, la coop è stata messa in liquidazione e la compagna dell’onorevole Soumahoro, Liliane Murekatete, e la suocera Marie Therese Mukamitsindo, erano state accusate per malversazione di fondi e truffa. Oggi le due donne di casa Soumahoro sono state arrestate con l’accusa di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale e autoriciclaggio, come rivela l’ultima ordinanza del 20 ottobre scorso. Una cosa è certa: i finanziamenti non si sono mai interrotti in tutti gli anni di indagini.

‘Gli oggetti di lusso, le borsette costose “non li ho comprati io: gli unici pagamenti che ho effettuato sono stati gli stipendi, e le spese per acquistare il cibo per gli ospiti della struttura”. In dieci minuti di dichiarazioni spontanee davanti al gip di Latina, Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, ha respinto le accuse di aver utilizzato fondi delle cooperative pro-migranti per beni voluttuari. Murekatete, assieme alla madre Marie Therese Mukamitsindo e ad altre quattro persone, è coinvolta nell’inchiesta sulla gestione dei fondi pubblici da parte delle cooperative che si occupano di migranti nella provincia pontina. Indagine nella quale la Guardia di Finanza avrebbe portato alla luce un “sistema fraudolento” che avrebbe dirottato, tra il 2017 e il 2022, il denaro che arrivava per le attività di assistenza degli stranieri nel Lazio. I quali però, secondo gli inquirenti, vivevano invece in condizioni fatiscenti.

La donna, assieme alla madre e a un fratello, è stata raggiunta da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari: le accuse nei confronti dei tre – tutti oggi coinvolti nel passaggio processuale – sono a vario titolo frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale e autoriciclaggio. “Alla mia assistita – ha spiegato però l’avvocato Lorenzo Borrè – non possono essere contestate condotte distrattive” e anche una presunta consulenza da 70 mila euro è stata contestata davanti al giudice: “Quei soldi – ha detto la donna – non risultano nel mio conto corrente”. Dunque, quei beni di lusso “non sono stati comprati da lei” ha proseguito il legale, tant’è vero che “nella stessa ordinanza si fa riferimento a questi acquisti, ma non li si riferisce alla signora Murekatete, che non ha mai approvato bilanci relativi a queste spese”.

Per ora la donna rimarrà ai domiciliari. Il legale dubita che al momento possano essere revocati, “ma non per la sua colpevolezza – ha sottolineato – quanto perché in questa fase processuale ciò non avviene quasi mai. Faremo istanza al Tribunale del Riesame”. Per gli esiti ci vorrà un mesetto.
Bisognerà aspettare meno invece, fino al 17 di novembre, per gli sviluppi di un’altra tranche dell’inchiesta, quella su presunti reati fiscali per cui sono indagati madre e figlia assieme ad altre quattro persone. Stamattina il gip di Latina si è riservato di decidere sulle eccezioni di inammissibilità delle costituzioni di parte civile formulate dai difensori. Tra chi ha fatto richiesta di risarcimento ci sono i sindacati, i lavoratori e il commissario liquidatore della cooperativa Karibu.

I lavoratori, che rivendicano 400mila euro di stipendi non pagati, hanno manifestato di fronte al Tribunale di Latina sostenuti dalla Uiltucs che da mesi è al loro fianco per sostenerne le ragioni. Insieme a loro c’era il presidente della commissione Lavoro del Consiglio Regionale del Lazio Orlando Angelo Tripodi (Lega): “Soldi pubblici spesi in borse di lusso e per ottemperare al diritto all’eleganza, mentre lavoratori e famiglie vivevano in condizioni di degrado totale – ha affermato – Dov’era chi doveva vigilare su questi fondi? Dove erano gli amministratori locali del Pd e del centrosinistra?”.

Le difese degli indagati però hanno contestato tutte le costituzioni di parte civile. “Il risarcimento – ha detto ancora l’avvocato di Murekatete – non è inerente al reato contestato” che è “elusione fiscale per un danno erariale di 12mila euro: non si capisce come questo avrebbe danneggiato i lavoratori”.

I fondi pubblici, però, come evidenziano i movimenti dei conti correnti intestati alla Karibu sono stati utilizzati anche e soprattutto per bonifici all’estero e finalità private. Solo per fare alcuni esempi: 1260 euro spesi in un solo giorno nel negozio di abbigliamento femminile «Cannella» di Latina, ma anche 700 euro nel negozio «Intimissimi», e la notte di capodanno 2018 in un hotel da 2140 euro. Anni e anni vissuti nel lusso estremo con i soldi degli italiani, insomma. Ma non è tutto: gli ultimi documenti mettono in luce la pericolosità delle due di continuare in affari illeciti ancora oggi. Si legge negli atti che «nonostante il tempo trascorso (da maggio 2023) appare corretto ritenere altamente probabile che gli indagati stiano proseguendo nella loro attività illecita mediante soggetti interposti». Le motivazioni sarebbero che «da una parte gli illeciti sono tutt’altro che occasionali, dall’altra gli indagati non hanno mai svolto attività diversa da quella presupposta dalle condotte delinquenziali». E ancora: «La misura del maggio 2023 (l’interdizione dai pubblici uffici e il divieto di fare impresa per le due indagate, ndr) non risulta realmente impedita in ordine alle condotte delinquenziali». A questo si aggiunge, dai dati della Guardia di Finanza del luglio 2023 che le due donne hanno continuato a ricoprire ruoli apicali per organismi simili alla Karibu. I documenti confermano che: «ancora oggi Mukimatsindo ricopre cariche sociali all’interno di soggetti giuridici con finalità non diverse da quella della Karibu». La suocera di Soumahoro è infatti presidente del consiglio di amministrazione di Edelweiss e di Karibuni Asbl. Stessa cosa per Lady Soumahoro che ad oggi è «socia amministratrice della Venere the wedding player snc».

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