German Finance Minister, Vice-Chancellor and the Social Democrats (SPD) candidate for Chancellor Olaf Scholz smiles on stage at the Social Democrats (SPD) headquarters after the estimates were broadcast in Berlin on September 26, 2021 after the German general elections. (Photo by Christof STACHE / AFP)

Elezioni in Germania, Scholz: ‘Cdu e Csu devono andare all’opposizione’

Il partito socialdemocratico Spd ha vinto le elezioni parlamentari in Germania, segnando la fine dell’era Merkel, con il 25,7% dei voti, leggermente davanti ai conservatori, secondo un conteggio ufficiale provvisorio annunciato stamattina dalla Commissione elettorale federale. Il campo conservatore Cdu-Csu ha ottenuto il 24,1% dei voti, il peggior risultato della sua storia, mentre i Verdi sono arrivati al terzo posto con il 14,8%, seguiti dal partito liberale Fdp con l’11,5%.

“Cdu e Csu non hanno soltanto perduto molti voti, ma hanno anche avuto il messaggio dagli elettori che adesso non potranno più stare al governo, ma dovranno andare all’opposizione”, ha detto Olaf Scholz a Berlino, in uno statement alla sede dell’Spd dopo la vittoria. “Gli elettori hanno espresso la loro volontà in modo molto chiaro: hanno rafforzato Spd, Verdi e Liberali.

A sorpresa sono i liberali e i Verdi i primi a lanciare le grandi manovre in vista delle trattative per la formazione del nuovo governo tedesco, il primo del ‘dopo Merkel’.  Olaf Scholz per i socialdemocratici e Armin Laschet per l’unione conservatrice – reclamavano  ognuno per sè l’incarico a formare il futuro esecutivo sulla base di un risultato sul filo del rasoio sono i “piccoli” a prendere l’iniziativa prima ancora che prendano il via i contatti veri e propri che prepareranno i negoziati di coalizione.

Il capo dei liberali Christian Lindner, dall’alto del suo 11,7% sottoline quanto sia “auspicabile che i partiti che avevano lottato contro lo status quo per prima cosa parlino assieme”. Chiaro il riferimento ai Verdi, e la risposta di Annalena Baerbock, non si fa attendere: “È più che sensato che partiti anche distanti parlino tra di loro in diverse costellazioni”, afferma con un ampio sorriso, aggiungendo che “non si tratta di individuare il minimo comun denominatore, ma di porre le basi per costruire il futuro”.

Poco dopo arriva una frase sullo stesso tono da parte del co-leader dei Verdi, Robert Habeck: dato che le trattative per mettere in piedi una coalizione a tre saranno molto complicate, “sarà d’aiuto che parlino assieme forse politiche anche lontane tra loro per vedere se sia possibile costruire ponti e trovare progetti comuni”.

Con grande probabilità le trattative per mettere in piedi una plausibile coalizione di governo saranno complicatissime.

Mentre non è un mistero per nessuno che i socialdemocratici preferirebbero allearsi con i Verdi, in queste ore segnali da parte dell’Spd anche in direzione dei liberali non si sono fatti mancare. Dopodiché Scholz, per non infilarsi nella palude di trattative senza fine, fa sapere che intende “fare di tutto” per concludere i negoziati per un nuovo esecutivo “prima di Natale”. Anzi, il candidato Spd alla cancelleria afferma con un sorriso “di essere fiducioso che non sarà Angela Merkel a tenere quest’anno il discorso di capodanno”.

Negli anni ’70 era un capellone di sinistra: gli scatti dell’epoca sono molto lontani dal sessantatreenne sobrio e calvo di oggi. Ma Olaf Scholz, candidato dell’Spd a un passo dalla cancelleria, ha lo stesso sguardo felino del ragazzo di allora.

E pur venendo dall’altra parte del campo, nelle settimane scorse si è fatto immortalare con la ‘Raute’ di Angela Merkel, il rombo ormai iconico della Mutti nazionale, per far capire in modo chiaro di essere lui il vero erede dell’amatissima cancelliera. “Faccio politica perché la so fare, perché mi diverte e perché voglio dare un contributo affinché nel mondo vi siano più giustizia e più pace”, si legge in un profilo sul suo blog. Qui racconta dell’entusiasmo dei genitori per Willy Brandt e Helmut Schmidt, della militanza da giovanissimo “nell’unico partito” in grado di lottare per la giustizia e del legame con Britta. “Cos’è mia moglie per me? Tutto”.

In vantaggio in tutti i sondaggi pre-elettorali e avanti di misura nei primi risultati, l’ex sindaco di Amburgo dopo aver risollevato le sorti dei socialdemocratici è determinato a diventare il prossimo Bundeskanzler. Il che garantirebbe una certa continuità di stile, dopo 16 anni di Merkel: l’attuale ministro delle Finanze, nonché vicecancelliere, è persona estremamente misurata e di poche parole. Nato ad Osnabrueck nel 1958, ma battezzato ad Amburgo, Scholz vive a Potsdam. Il nonno era un ferroviere, da studente si impegnò subito come portavoce, a 17 anni entrò nell’Spd, diventando vicepresidente dei giovani socialdemocratici dello Jusos (1982-88), poi dello Youth europeo (1989) e infine deputato nel Bundestag (1998). Prima di impegnarsi nell’amministrazione, Scholz è stato però avvocato del lavoro, per diventare poi senatore ad Amburgo nel 2001 e sindaco nel 2011. Per sette anni ha governato la città anseatica, fra successi – l’inaugurazione della portentosa Filarmonica dell’Elba su tutti – e momenti difficili, come quando al G20 del 2017 la città fu devastata dagli anti-summit e il primo cittadino dovette assumersene la responsabilità. Dal 2017 è ministro delle Finanze (ma la sua prima esperienza in un esecutivo federale risale al 2007, al dicastero del Lavoro). Nella legislatura uscente, Scholz ha gestito la crisi pandemica con pacchetti di risorse più che generosi, che hanno evitato l’ondata di fallimenti tanto temuta in Germania. E si è speso per una forte solidarietà in Europa, sostenendo la strada del Recovery Fund e della mutualizzazione del debito: il tema che dà ancora l’orticaria ai conservatori.

L’uscita di scena della Merkel e gli errori dei Verdi in campagna elettorale hanno portato consensi inattesi al vicecancelliere, percepito improvvisamente con altri occhi dagli elettori. “Ne sono commosso”, ha confessato in un comizio. Con lui i tedeschi avrebbero anche un cancelliere che ama “leggere molto e con passione” e che pratica tanto sport: si distende col jogging, almeno due-tre volte a settimana, appena può fa canoa, trekking e va volentieri in bicicletta.

     Quattro anni fa c’era Angela Merkel alla cancelleria, domani ci sarà un uomo che, stando ai numeri di oggi, sarà certamente meno blindato dell’ex ‘ragazza dell’est’.

    .Oggi la partita è tutta un’altra.Lo spettro che ora si aggira per Berlino è quello di una trattativa senza fine. C’è chi prevede negoziati fino alla fine dell’anno, se non oltre. Con l’effetto che probabilmente Merkel occuperà ancora per diversi mesi il suo ufficio nella cancelleria berlinese.

    Stando al quadro che emerge dalle proiezioni, tra le varie coalizioni possibili quelle di cui si discute con maggiore fervore in queste ore sono l’alleanza ‘semaforo’, preferita da Scholz, e la costellazione “Giamaica”. Ma in teoria sono possibili sia una riedizione dell’attuale Grosse Koalition (Cdu/Csu più Spd), che un’alleanza Kenia (ossia una GroKo allargata ai Verdi) e la cosiddetta coalizione ‘Germania’ (sempre Cdu/Csu, ma con in più liberali al posto degli ambientalisti).

    Un’altra opzione che viene tolta dal tavolo – e sulla quale sia Scholz che Baerbock mostravano di riporre qualche speranza – è una coalizione formata dai soli socialdemocratici e dai Verdi, così come appare lontanissima una ipotetica alleanza tra Cdu/Csu e Verdi: anche qui è da notare che fino a pochi mesi fa, prima del tracollo nei sondaggi dell’unione conservatrice e la forte flessione dei Verdi, era quella più gettonata da parte degli analisti, commentatori e degli stessi esponenti politici.

    Le opzioni che rimangono sul tavolo comunque presentano una lunghissima lista di criticità: da una parte per i liberali le differenze programmatiche con i Verdi sono notevoli, dall’altra è la base dei Verdi a guardare con notevole ostilità a una opzione di governo che veda appaiata l’unione conservatrice e i liberali. E allo stesso tempo la maggior parte degli analisti non scommette su una riedizione della Grosse Koalition: buona parte della Spd lo considererebbe quasi un suicidio politico, d’altronde un’ipotesi GroKo con un cancelliere socialdemocratico sarebbe indigeribile per una Cdu/Csu già profondamente lacerata e divisa al proprio interno.

    Divisioni in qualche modo lasciate in stato dormiente sotto il grande mantello merkeliano, ma che dopo il “peggior risultato della storia” potrebbero riesplodere in modo fragoroso. In queste ore si fanno gli scenari più selvaggi. La Zeit sintetizza la partita che si sta giocando ipotizzando che potrebbe essere “lo sconfitto a diventare il cancelliere”. Perché, a causa della logica dei veti incrociati, in queste ore è la parola ‘Giamaica’ quella sulla bocca di tutti. Grazie, soprattutto, ai flirt in diretta tv tra Verdi e liberali.

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