Immunità parlamentare invocata da Emanuele Pozzolo, deputato di Fratelli d’Italia

Il caso Pozzolo riporta in auge la questione dell’immunità parlamentare per deputati e senatori in carica, invocata dall’esponente di Fratelli d’Italia dopo quanto avvenuto a una festa di Capodanno nel Biellese: un colpo partito dalla sua pistola ha ferito il genero di un uomo della scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro

La procura di Biella ha aperto un fascicolo nei confronti del parlamentare: anche se Pozzolo sostiene di non essere stato lui a sparare, il colpo è partito dalla sua arma e quindi la mossa della procura è un atto dovuto per poter compiere tutte le indagini

Stando a quanto emerso, in un primo momento il deputato avrebbe fatto ricorso all’immunità parlamentare rifiutando di sottoporsi al test dello stub, vestiti compresi, per verificare se addosso avesse tracce di polvere da sparo

La mattina successiva alla festa Pozzolo avrebbe accettato di sottoporsi al test dello stub sia sulle mani sia sugli indumenti, richiamando tuttavia l’immunità parlamentare per opporsi al sequestro degli abiti. Gli investigatori sono certi che il passare delle ore non ha messo a rischio l’attendibilità del test

Ma in cosa consiste l’immunità richiamata da Pozzolo? Il secondo comma dell’articolo 68 della Costituzione recita: “Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza”

In sostanza, l’Autorità giudiziaria deve chiedere alla Camera o al Senato una specifica “autorizzazione a procedere” per portare avanti indagini o atti di ispezione su un membro del parlamento. Si tratta della cosiddetta “inviolabilità”, che vale solo nel periodo in cui il parlamentare è in carica e può riguardare anche atti commessi dal politico al di fuori dell’esercizio delle sue funzioni.

Ma come viene concessa l’autorizzazione? La procura competente deposita in parlamento la richiesta, che viene poi esaminata da un organo preposto che varia a seconda della Camera di appartenenza del ministro o del parlamentare. Al Senato questo organo si chiama “Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari”, mentre alla Camera – che è il ramo del parlamento cui appartiene Pozzolo – prende il nome di “Giunta per le autorizzazioni”

In Giunta vengono proposte delle relazioni, che vengono esaminate e votate dai membri. La richiesta sbarca infine in Aula, cui compete la decisione finale: qui viene votata dai parlamentari, che possono accoglierla o respingerla

La Giunta è competente a esaminare anche le questioni relative alla insindacabilità delle opinioni espresse e dei voti dati dai deputati, nonché alla concessione dell’autorizzazione per sottoporre a procedimento penale i ministri per reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni. Ciò avviene nel caso in cui tali ministri siano anche deputati: se non sono parlamentari o sono senatori, la competenza spetta al Senato

A seguito della riforma dell’articolo 68 della Costituzione, approvata nel 1993, la magistratura non deve più chiedere l’autorizzazione della Camera prima di svolgere indagini su un deputato, ma – come detto – solo nel caso in cui debba procedere al suo arresto o ad altre limitazioni della libertà personale.

Alle feste di Fratelli d’Italia non ci si annoia mai. A quella di Capodanno organizzata dal sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro, il deputato vercellese Emanuele Pozzolo si presenta armato di pistola. E spara. Pozzolo è adesso indagato per lesioni personali aggravate dall’uso delle armi. Non c’è querela di parte perché ai sensi dell’articolo che punisce chi provoca lesioni, anche dolose, in questo caso aggravate in base all’articolo 585 cpp, punibilità è d’ufficio anche in assenza di querela. L’iscrizione è avvenuta dopo il ferimento avvenuto nei locali della Pro loco a Rosazza in provincia di Biella. Ad essere ferito, un elettricista di 31 anni, parente di uno degli agenti della scorta del sottosegretario Delmastro.

Chissà a che titolo gli agenti della scorta invitano le famiglie alle feste con gli esponenti del governo. E chissà perché, caso più unico che raro, in questa storia il ferito si rifiuta di denunciare chi gli ha sparato. Le domande ancora aperte sono tante. Non aiuta a trovare le risposte la reticenza dell’interessato, l’onorevole Pozzolo che ammette di aver estratto la sua pistola, un revolver North American Arms Provo Ut calibro 22 long rifle, ma nega di aver sparato. È una mini pistola a canna corta ma dal proiettile lungo. Avrebbe potuto uccidere, qualche centimetro più in là. Ed ecco che i Carabinieri, arrivati subito, eseguono i rilievi. La Procura di Biella conferma che il test dello Stub è stato eseguito. Ma anche qui c’è un giallo. Prima il deputato avrebbe rifiutato di sottoporsi al guanto di paraffina, poi – trascorse sei ore – avrebbe accettato, ma senza consegnare gli indumenti per i test sulla polvere da sparo. E Pozzolo si trincera dietro all’immunità parlamentare. Insussistente, essendo l’uso delle armi ben al di fuori delle garanzie dell’esercizio parlamentare, come sottolinea l’avvocato – e deputato di Iv – Francesco Bonifazi  «Le prerogative parlamentari di cui all’articolo 68 della Costituzione non sono un privilegio ma servono a garantire la separazione dei poteri. Vedere il collega pistolero meloniano che si rifiuta di fare il test sulla polvere da sparo in nome dell’immunità parlamentare è uno scandalo assoluto». E i riflettori si accendono su Emanuele Pozzolo, mentre le richieste di dimissioni per il deputato piovono su Giorgia Meloni da tutte le opposizioni.

Il deputato con la pistola, figlio di un noto avvocato di Vercelli e genero di un noto commercialista della città piemontese, ha sempre avuto il cuore a destra e una autentica passione per le armi. Il porto d’armi – «per difesa personale» – è posseduto regolarmente. La pistola è stata subito sequestrata dai Carabinieri intervenuti per acclarare quanto accaduto al veglione di Delmastro. Che per la cronaca era fuori dal  dal salone al momento dello sparo. «Ero sceso a buttare l’immondizia proprio in quel momento», si è giustificato all’indomani. Non ha visto niente, purtroppo non può aiutare gli inquirenti. Neanche a Vercelli – ci viene detto – hanno visto spesso Delmastro o lo stesso Pozzolo fare campagna elettorale. «Banchetti in centro, mai», ci dice una fonte che conosce bene la politica nel centro piemontese. «Pozzolo lo conosciamo. È stato nella Lega, poi dal 2012 è diventato il primo meloniano della città. Noto a tutti per le posizioni No-Vax, soprattutto». Chiediamo qualche dettaglio in più: «Di lui si era parlato ai tempi del Covid per le polemiche contro la ‘dittatura dei vaccini’. Lui e la moglie si sono rifiutati di farli. Avevano denunciato il regime sanitario obbligatorio. Lei, insegnante, al rientro a scuola viene tenuta fuori dalle attività di contatto: le fanno sistemare la biblioteca. Apriti cielo. Lui fa il diavolo a quattro, tanto da inscenare, con foto, una sorta di confinamento dei No-Vax a scuola».

La questione è tutta politica. Proprio in questi giorni Fratelli d’Italia aveva presentato una Pdl, poi tempestivamente ritirata, per anticipare a sedici anni il porto d’armi per ragioni sportive. Le opposizioni protestano e al momento di andare in stampa il silenzio di Giorgia Meloni sulla vicenda perdura. Si ipotizza, a sentire il suo entourage, che sia molto irritata. Per i Cinque Stelle “Il caso Pozzolo è gravissimo sia sotto il profilo sociale che quello politico”, dichiara Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S a Montecitorio. Arturo Scotto, Pd, ricorda: «La destra ha inaugurato questa legislatura dichiarando la pericolosità assoluta dei rave party. Tant’è che li hanno vietati per legge. E’ singolare che il partito di Giorgia Meloni oggi, invece, invochi cautela e garantismo per le feste in cui i propri deputati portano con se’ armi da fuoco e invocano l’immunità parlamentare». Già, e a qualcuno sorge un altro dubbio. Lo esplicitano ancora i deputati Dem, all’interno della loro chat: «Ma Pozzolo può essere entrato armato in aula alla Camera in passato? O potrà farlo in futuro?”. Gli esponenti del Pd si interrogano, proponendosi di ottenere chiarimenti sulla possibile presenza in aula di deputati armati. Ipotesi da scongiurare. “Quando un deputato entra, non viene controllato”, scrive qualcuno. Altri sollecitano con nettezza: “Bisogna chiedere chiarimenti a Fontana”.

Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, punta l’indice : «Sapete quale è stato il mezzo più utilizzato per gli omicidi nel 2022? Le armi da fuoco. E per la maggior parte, si è trattato di armi legalmente detenute. Eppure da anni è in corso una campagna politica della destra italiana per armare il Paese». Matteo Renzi la inquadra così: «Quella della Meloni non è una classe dirigente: sono inadeguati, incapaci, impresentabili. Mentre gli italiani a Capodanno giocano a Risiko, il gruppo dirigente di Fratelli d’Italia spara! Non solo: ma che ci fanno gli agenti della scorta al cenone? E i parenti degli agenti della scorta? E soprattutto: ma perché portare le pistole alla festa di Capodanno in presenza di deputati e di membri del Governo?». Le domande aperte sono tante.

L’atmosfera di questi primi giorni dell’anno in casa Fratelli d’Italia è un misto tra fastidio per l’ennesima grana e riflessione su come uscirne. “Stiamo valutando, a prescindere dall’inchiesta”, ci dice a metà pomeriggio, sospirando, uno dei colonnelli del partito della premier. La sensazione è quella di parlare con chi sa che di lì a poco arriveranno altre brutte notizie.

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