Il regista Pupo Avati, in una intervista rilasciata al Messaggero, racconta della sua non serena amicizia con il cantautore bolognese Lucio Dalla scomparso ieri in Svizzera. “Non so se l’ho inventato o se sia accaduto davvero. Però mi sembra proprio che una mattina, a Barcellona, in cima alle scale della Sagrada Familia, ho provato a buttarlo di sotto. D’altronde ho smesso di suonare per colpa sua”, racconta il regista. I due si sono conosciuti nel ’59. “Lui ha 16 anni -racconta Avati- io 21. Lui suona -malissimo- in un’orchestra arrangiata alla meno peggio. Io sono il miglior clarinettista di Bologna, spocchioso fino all’antipatia”. Dalla inizia a seguire Avati finchè il leader della jazz band del regista si ammala e cooptano il futuro autore di ‘Anna e Marco. “Con terrore e invidia – tanta – assisto all’esplosione del suo talento musicale -racconta ancora Avati- della sua genialità. Lui viene travolto dal successo e io lì, a rodermi il fegato”. E aggiunge: “Non ci siamo rivolti parola per dieci anni”. Il cinema ha fatto ripartire l’amicizia tra i due artisti: “Poi il cinema ha placato la mia invidia e la nostra amicizia e’ ripresa dove l’avevamo lasciata”, afferma Avati, che ricorda i momenti belli trascorsi a Bologna insieme a Dalla che, dice, “era l’amico vero, quello che ti rassicura. Che c’è sempre. Che ci sarà sempre. Sono sicuro -conclude- che brinderemo di nuovo insieme”.
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